martedì 30 dicembre 2014

Indirizzo mail-box



Ringrazio tutte le persone che mi hanno scritto o contattato tramite un social network. Se i complimenti fanno sempre piacere, anche le critiche sono estremamente utili, perché mi permettono di migliorare la comunicazione.

Grazie di cuore.

Poiché la casella di posta elettronica patroclo.due@gmail.com è, spesso, straripante di notifiche di messaggi inviati in automatico da alcuni social, spero di aver risposto a tutti. Se ciò non fosse avvenuto mi scuso con umiltà. Il messaggio deve essermi sfuggito. Vi prego, quindi, di contattarmi una seconda volta, perché il Blog possa svolgere al meglio la sua funzione, quella di aiutare a restare sani di mente.

Marco

domenica 28 dicembre 2014

Alcune statistiche sullo Stress lavoro-correlato



Di seguito le slide riepilogative di alcune statistiche sullo Stress lavoro-correlato in ambito Unione Europea. 

I dati non sono recenti perché la realizzazione dello Studio ha richiesto tempo, essendo stato sviluppato su dati consolidati. Nonostante ciò fotografano un fenomeno sociale che, qualunque governo, farebbe bene a non sottovalutare.

Per le forze politiche più attente alla comunità sociale, è evidente che si tratta di numeri particolarmente significativi.








giovedì 25 dicembre 2014

Corporate Psychopaths Theory



Il Blog è in lingua italiana. Non solo perché è l’unica lingua che conosco sufficientemente bene, ma anche perché la lingua italiana è una lingua di cultura. Nonostante ciò, per gli argomenti che propongo, è bene fare riferimento anche a documentazione proveniente da altri paesi, più evoluti in tema di riconoscimento e contrasto della violenza perpetrata con la strategia delle sistematiche vessazioni, psichiche e morali, attuata per motivi di lavoro.

Nei vari post che ho presentato ho utilizzato una comunicazione intuitiva, ma anche semplice, immediata, quasi sempre priva di riferimenti a lavori scientifici o pubblicazioni universitarie. E’ stata una precisa scelta. Serve a dare un messaggio minuzioso ma volutamente incompleto, questo per incoraggiare il lettore ad approfondire di sua iniziativa. 

Vi è una motivazione profonda per questa scelta, perché la violenza psicologica è in continua evoluzione e, quello che vale per una persona, potrebbe non essere completamente applicabile ad altri; inoltre la vittima viene spinta a divenire soggetto attivo, a rimboccarsi le maniche ed agire, ad approfondire l’analisi di sua iniziativa, a documentarsi ed indagare, a difendere la sua dignità dopo aver avuto la prima indicazione della strada da seguire. In una parola, a combattere.

Il documento che propongo oggi è liberamente visibile in internet (almeno, a me si apre in automatico dopo averlo selezionato dal motore di ricerca). Appartiene all’insieme di pubblicazioni che sono state divulgate per descrivere un fenomeno noto come “Corporate Psychopaths Theory”. 

Come tutti sanno, nel 2008, è emersa una drammatica situazione del mondo del lavoro che identifichiamo con il termine di Crisi Finanziaria Globale. Per anni alcuni soggetti ai vertici di banche ed assicurazioni hanno organizzato una strategia che ha spostato enormi capitali a beneficio di un numero ristretto di dirigenti finanziari senza scrupoli. 

Il lavoro presenta una teoria della Crisi Finanziaria Globale. Sostiene che personalità psicopatiche che lavorano in particolare in aziende e in società finanziarie, hanno avuto una parte importante nel causare la crisi. In altri scritti è possibile trovare i termini “Executive Psychopaths”, “Organisational Psychopaths”, “Industrial Psychopaths”, “Organisational Sociopaths”, nomi che descrivono, sostanzialmente, una personalità aggressiva ed incurante delle conseguenze del suo agire.

Per chi, quindi, vuole approfondire l’argomento, suggerisco di fare una semplice ricerca nel Web indicando il riferimento allo scritto “The Corporate Psychopaths Theory of the Global Financial Crisis” del Dr. Clive R. Boddy.

Dell’argomento Corporate Psychopaths se ne è occupato anche il Federal Bureau Investigation – FBI e, nel sito web di tale istituto, è possibile rintracciare il testo “The Corporate Psychopath” del Dr. Paul Babiak, e della Dr. Mary Ellen O’Toole, testo reperibile al seguente indirizzo: http://leb.fbi.gov/2012/november/the-corporate-psychopath

Buon lavoro.


mercoledì 17 dicembre 2014

Vengo anch'io? No, tu no!



Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale.
Vengo anch'io. No, tu no.
Per vedere come stanno le bestie feroci /
e gridare aiuto, aiuto è scappato il leone /
e vedere di nascosto l'effetto che fa.

Vengo anch'io. No, tu no.
Vengo anch'io. No, tu no.
Vengo anch'io. No, tu no.
Ma perché? Perché no!

Si potrebbe andare tutti quanti ora che è primavera.
Vengo anch'io. No, tu no.
Con la bella sottobraccio a parlare d'amore /
e scoprire che va sempre a finire che piove /
e vedere di nascosto l'effetto che fa.

Vengo anch'io. No, tu no.
Vengo anch'io. No, tu no.
Vengo anch'io. No, tu no.
Ma perché? Perché no!

Si potrebbe poi sperare tutti in un mondo migliore.
Vengo anch'io. No, tu no.
Dove ognuno è già pronto a tagliarti una mano /
un bel mondo sol con l'odio ma senza l'amore /
e vedere di nascosto l'effetto che fa.

Vengo anch'io. No, tu no.
Vengo anch'io. No, tu no.
Vengo anch'io. No, tu no.
Ma perché? Perché no!

Si potrebbe andare tutti quanti al tuo funerale.
Vengo anch'io. No, tu no.
Per vedere se la gente poi piange davvero /
e capire che per tutti è una cosa normale /
e vedere di nascosto l'effetto che fa.

Vengo anch'io. No, tu no.
Vengo anch'io. No, tu no.
Vengo anch'io. No, tu no.
Ma perché? Perché no!

Enzo Jannacci
(F. Fiorentini - D. Fo - E. Jannacci – 1967)

Ti amo per la donna che sei




"Ti amo per la donna che sei"

A sentire queste parole, una donna sopra i trent’anni, in genere si mette sulla difensiva. Ed ha le sue buone ragioni.

Il manipolatore psicopatico, di solito, approccia la nuova preda subito dopo aver indossato una maschera adatta a colpire in profondità nel suo animo. Tipicamente si mostra un amico ideale, amante premuroso e partner attento. Riescono molto meglio degli altri uomini in questo perché eccellono nella valutazione, nel “dimensionamento” della loro preda. 

Questi abili trasformisti sembrano soddisfare i bisogni psicologici profondi delle loro vittime, anche se, talvolta, poiché sembra troppo bello per essere vero, la nuova preda non offre la giugulare e resta sulla difensiva. 

Tipicamente è veramente difficile resistere al potere di seduzione della comunicazione di questi personaggi. Infatti giocano col desiderio fondamentale degli individui di incontrare la persona giusta, qualcuno che li apprezzi per come realmente sono.

La vittima percepisce lo psicopatico come un dolce compagno che vuole avere un rapporto stretto con lei, ed è diverso dagli altri che, fino a quel momento, l’hanno delusa. 

Il credere nel realismo di questa personalità può portare l’individuo a formare un legame intenso con lo psicopatico, a divenirne rapidamente succube al livello intellettuale, emotivo e fisico.

Al più alto livello di manipolazione, l’obiettivo è stato raggiunto e la vittima è stata resa passiva e condizionata nelle sue scelte.

Ragazze attente.

lunedì 15 dicembre 2014

Il ruolo dello Psicologo del Lavoro e delle Organizzazioni



Il ruolo dello Psicologo del Lavoro e delle Organizzazioni può essere definito come quello di esaminare gli incarichi professionali e migliorare le condizioni di esecuzione dei compiti. L’insieme comprende l’analisi dei comportamenti, delle emozioni, della soddisfazione, della collaborazione, del disagio lavorativo, dei carichi di lavoro individuali nonché il miglioramento del lavoro in gruppo comprendente lo sviluppo delle competenze. 

L’obiettivo principale è quello di favorire i processi di cambiamento o miglioramento della struttura organizzativa mediante il raggiungimento del benessere delle persone.

Oggi la Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni è insegnata in appositi corsi universitari.

Premesso questo, il Blog tematico “Guerra Psicologica” tratta di una particolare forma di violenza, avente rilevanza penale, senza riferimenti alla professione dello Psicologo. Poiché si tratta di un’area professionale estremamente delicata, è bene rivolgersi ad uno specialista tutte le volte che si ha necessità di una terapia di sostegno per affrontare il vissuto quotidiano. 

Il Blog offre argomenti di riflessione che possono aiutare a capire le dinamiche di potere che si creano nei luoghi di lavoro, ma non può sostituire l’opera di uno Psicologo o di uno Psicoterapeuta.


lunedì 8 dicembre 2014

Un nuovo modo di fare impresa




Nella sala siamo circa centocinquanta persone. Si tratta di una di quelle rare occasioni in cui il relatore ha realmente qualcosa di interessante da raccontare. Quindi, una buona parte di noi, si è attrezzata con carta e penna per prendere appunti. 

Arriva il turno di un Imprenditore belga. E ci racconta come, in appena dodici anni, ha trasformato una piccola ditta di facchinaggio in una delle più grandi imprese di autotrasporto operante in Europa. Io non ho mai sentito tante ottime idee richiamate in così poco tempo, per cui smetto di prendere appunti e cerco di ricordare i concetti a memoria. A scrivere non sono mai stato veloce ma, anche se lo fossi stato, non sarei mai riuscito a stare dietro una tale esposizione.

Il relatore descrive la sua tesi. I lavoratori sono risorse e l’Azienda ha tutto l’interesse di metterli nelle migliori condizioni per lavorare e valorizzarli.

"Esempio numero uno – Nella mia azienda il personale arriva alle 07:20 di mattina e fa colazione un un’area appositamente attrezzata. Mi costa un po’ ma, alle 07:45 sono tutti ai loro posti di lavoro. In più, tra un cappuccino ed una brioche, si raccontano della partita della sera prima, socializzano, comunicano, chiariscono le incomprensioni. Tutti mangiano nella stessa sala, tutti prendono il caffè dallo stesso distributore, dal dirigente apicale al semplice facchino. Di fatto, l’Azienda, alle 07:30 sa già chi non si presenterà al lavoro e dovrà essere sostituito.

Esempio numero due – Il lunedì i miei dipendenti portano i sacchi per la lavanderia. Non tutto è possibile lavare con la lavatrice di casa e la lavanderia la paga l’Azienda. Il venerdì arriva il furgone con gli indumenti puliti ed ognuno riporta a casa i suoi panni. Io ho un contratto con la lavanderia e, così, il servizio costa meno e non ci sono né spese di trasporto né perdite di tempo per andare e tornare.

Esempio numero tre – L’Azienda paga il primo colloquio con un Avvocato. Se uno dei miei collaboratori ha difficoltà con il vicino di casa, con il negozio che gli ha venduto un prodotto scadente, o qualcosa di simile, può rivolgersi gratuitamente ad un Avvocato convenzionato, che si impegna a fornirgli una consulenza professionale per capire cosa è possibile fare per vedersi riconoscere i propri diritti.

Esempio numero quattro – Io garantisco la massima sicurezza per tutti i miei collaboratori. Se uno dei miei ragazzi si fa male durante il lavoro, io mi impegno a modificare il suo posto di lavoro al punto di permettergli di lavorare anche con una menomazione permanete. Se non è proprio possibile modificare il suo posto di lavoro e non ci sono altri impieghi in Azienda compatibili con le sue esigenze, mi impegno a farlo assumere in una pubblica amministrazione. Tutto questo è riportato per iscritto nel contratto che firmo al momento della sua assunzione.

Esempio numero cinque – L’Azienda ha una convenzione con una Agenzia di Turismo e, i miei ragazzi, possono andare in vacanza all’estero a prezzi scontati. 

Esempio numero sei – Ogni anno scrivo una lettera ai lavoratori più giovani, gli chiedo se vogliono partecipare ad un corso di informatica o di lingue, e li esorto a dare il meglio di loro stessi perché l’Azienda ha necessità della loro creatività. Ogni anno scrivo una lettera ai lavoratori più anziani, gli chiedo se vogliono partecipare ad un corso di informatica o di lingue, e li esorto a dare il meglio di loro stessi perché l’Azienda ha necessità della loro esperienza.

Esempio numero sette – Il ragioniere che lavora nell’ufficio contabilità, tre mesi ogni anno va a fare il magazziniere; così si rende conto delle difficoltà e dell’impegno che ci vuole nel fare quel lavoro. Il magazziniere che lavora con il carrello semovente nel reparto smistamento, tre mesi ogni anno va a fare il ragioniere; così si rende conto delle difficoltà e dell’impegno che ci vuole nel fare quel lavoro, ore ed ore seduti davanti ad un computer."

Posso garantire che, in sala, eravamo tutti in religioso silenzio ad ascoltare un uomo che dimostrava, con i fatti, teorie che noi avevamo solo immaginato. 

Ha concluso la sua esposizione raccontando che, ogni fine anno scolastico, riceve decine di richieste di impiego. Perché i ragazzi sanno che, se li assume lui, il giorno dopo possono andare tranquillamente a chiedere il mutuo in banca e realizzare famiglia; perché sono al sicuro. Pur essendo presente il sindacato, in tanti anni non ha mai avuto un’ora di sciopero, anzi, alle riunioni con i rappresentanti sindacali, tra lo stupore generale, è lui a fare proposte per migliorare le condizioni di lavoro.



venerdì 5 dicembre 2014

Guida per la gestione dello stress e dei rischi psicosociali



L’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro - EU-OSHA - ha pubblicato una Guida gratuita per la gestione dello stress e dei rischi psicosociali sul luogo di lavoro. 

Tale guida è disponibile in rete al seguente link:

http://eguides.osha.europa.eu/stress/IT-IT/

La strategia del terrore nei luoghi di lavoro




Nella strategia terroristica, in generale, l’attore colpisce attraverso iniziative particolarmente violente creando, non tanto un danno tattico o logistico come Carl Von Clausewitz ha teorizzato per la battaglia campale, ma modificando in modo traumatico la percezione sociale del nemico. Così, puntando a destabilizzare l’equilibrio emotivo dell’avversario, a minarne le sicurezze, ad isolarlo dalla comunità sociale, causa distorsioni cognitive in grado di produrre effetti sulla collettività intera.

Questa strategia non vale solo nei Paesi del Medio Oriente, in Israele, in Belgio o in Germania; questa strategia è utilizzata anche negli ambienti di lavoro. Perché il fine è analogo: eliminare un individuo o un gruppo scomodo, rafforzare la coesione del gruppo violento, disintegrare l’unità morale del gruppo contrapposto, destabilizzare e far intravedere la distruzione per ottenere l’allontanamento volontario, creare panico, terrore.

Per essere efficace la strategia terroristica ha necessità di altre due componenti fondamentali: la comunicazione capillare del fatto violento e l’inerzia degli organi istituzionali in grado di far percepire la sfiducia nella loro capacità di garantire l’incolumità del lavoratore.

L’azione bellica ha la sua efficacia quando riesce a provocare reazioni emotive traumatiche o micro-traumatiche. E’ bene, quindi, apprendere a non reagire in modo impulsivo alle provocazioni. Anche se il nostro corpo somatizzerà la violenza subita, è preferibile non cadere nella trappola, non perdere la calma e mantenere freddezza. Il momento favorevole arriverà.

Quando, nei luoghi di lavoro, accadono eventi riconducibili allo schema appena descritto, non è possibile parlare di conflittualità dovuta ad invidia o gelosia professionale. Perché queste sono azioni di guerra. Guerra non convenzionale, ma pur sempre guerra. E, come dicono i francesi, è bene andare alla guerra vestiti come per la guerra.

mercoledì 3 dicembre 2014

Spaghetti alla Carbonara




Ricetta sperimentata a Capo Nord (Norvegia) nel Luglio 2012.

Ingredienti per 8 viaggiatori:
-          2.000 g di Spaghetti n. 5;
-          380 g di Guanciale di maiale;
-          10 Uova dal guscio bianco;
-          360 g di Formaggio Grana;
-          25 g di Olio di oliva;
-          Sale;
-          Pepe nero.

In un piatto grande e cupo sbattete tutte le uova (2 complete di tuorlo ed albume, ed 8 solo il tuorlo) con un pizzico abbondante di pepe nero e metà Formaggio Grana grattugiato. Le uova vanno sbattute con una forchetta girando sempre nello stesso verso. 

Dopo aver versato l’olio ed il guanciale tagliato a cubetti su una padella, ponetela sul fuoco regolato a media intensità. Fate cuocere per qualche minuto fino a quando non prenderà colore. Nel frattempo mettete l’acqua a bollire senza aggiungere il sale.

Quando l’acqua è in ebollizione aggiungete la pasta. Tre minuti prima della scadenza del tempo di cottura aggiungere una modica quantità di sale nell’acqua in ebollizione. Trascorso il tempo di cottura scolate la pasta, versatela nel piatto grande con le uova e mescolate per mezzo minuto, poi versate il guanciale contenuto nella padella e mescolate bene il tutto ancora per mezzo minuto circa. A questo punto non rimane che aggiungere ancora il Formaggio Grana e servire.

Attenzione che, oltre il Circolo Polare Artico, la colonna d’aria sopra la pentola è minore che alle nostre latitudini, quindi l’acqua bolle rapidamente per la bassa pressione.


Nella cucina c’era anche una famiglia norvegese con un bambino piccolo. Gliene abbiamo dato un piattino e gli abbiamo insegnato a girare l’indice sulla guancia premendo leggermente.

domenica 30 novembre 2014

Pandemia su 21 Tau Utopija – Le soluzioni adottate





Siamo nell’anno 2659. 

Su 21 Tau Utopija, un Pianeta scoperto nel 2231 nella Costellazione del Reticolo ed orbitante intorno al sistema binario Zeta Reticuli che dista appena 39,189 anni luce dalla Terra, si è diffuso un virus letale. Il Pianeta era abitato inizialmente da sole specie vegetali ed animali non carnivori. Un vero paradiso per cui, una grande quantità di coloni, ha trovato condizioni ottimali per insediarsi. Ora la popolazione è flagellata da uno strano virus che agisce con dinamiche insolite e non risponde alle terapie conosciute.

Appena arrivata la comunicazione di emergenza con richiesta di soccorso, sia dalla Terra sia dagli altri Pianeti colonizzati, sono partite squadre attrezzate con unità mobili di primo intervento ed attrezzature sanitarie all’avanguardia. In realtà gli Ospedali sul Pianeta sono funzionanti, non si tratta tecnicamente di una catastrofe, ma di una maxi emergenza. 

La situazione, inizialmente, nel 2656, sembrava sotto controllo. Il numero dei malati risultava contenuto intorno ai 20 nuovi casi al giorno. Un andamento lineare con molteplici focolai nelle zone abitate. Poi, tre mesi fa, l’andamento è divenuto esponenziale. Nella scorsa settimana ci sono stati 24.365 nuovi casi e, questa settimana, se ne prevedono 45.200.

Le autorità sanitarie non sono concordi su come fronteggiare la crisi. Si tratta di difendere il genere umano da un’aggressione che potrebbe avere conseguenze inimmaginabili. Così viene indetto un Consiglio interplanetario ove il tema principale da dibattere risulta essere questo: far uscire da 21 Tau Utopija un campione del virus per tentare di creare una cura ed un vaccino sui migliori laboratori, oppure trasferire in loco le migliori risorse e confinare il virus?

Il problema viene, di fatto, scavalcato dagli eventi perché una squadra di emergenza, tra le prime ad intervenire, viene contagiata e chiede di rientrare in patria, su Ilecon 6, nel sistema di Proxima Centauri. Il Presidente organizza un'astronave di soccorso per prelevare l’unità e trasferirla, in isolamento, in una struttura appositamente allestita per questo tipo di agenti biologici. L’operazione si rivela molto più articolata e costosa del previsto, in particolare perché il tempo è poco ed è necessario addestrare un gran numero di persone ad operare con dispositivi individuali di protezione di particolare complessità. L’esito, comunque, si rivela un successo perché il virus viene esaminato e viene rapidamente prodotto un siero in grado di sconfiggere la malattia.

Alla luce di questo brillante risultato viene indetto un nuovo Consiglio interplanetario. Poiché le richieste di rimpatrio si sono moltiplicate, è necessario concordare una strategia che minimizzi il rischio per il resto del genere umano. Così uno dei funzionari più preparati suggerisce di creare una convenzione con il personale di Ilecon 6 che provvederà a curare tutte le unità di rientro da 21 Tau Utopija. I vantaggi sono enormi: il virus resterà comunque confinato e non arriverà negli altri Pianeti abitati; concentrando le risorse si potrà economizzare e dedicare maggiori risorse alla ricerca; si utilizzeranno le astronavi già allestite per questa emergenza; inoltre il personale addestrato sarà abituato ad operare in condizioni di sicurezza e non sarà necessaria ulteriore formazione.

Nonostante la ragionevolezza della proposta il Consiglio non arriva ad una decisione. Così ogni unità di soccorso contagiata su 21 Tau Utopija che chiede di rientrare viene riportata sul Pianeta di partenza, con uno spreco di risorse enorme e, soprattutto, con la possibilità tutt’altro che remota che il virus sfugga dal controllo delle strutture ospedaliere e si diffonda.

Ora siamo in attesa di una comunicazione ufficiale, perché c'è stato un incidente nel sistema di contenimento …

giovedì 27 novembre 2014

A volte … tutta la vita si riduce ad un unico, folle gesto



"A volte … tutta la vita si riduce ad un unico, folle gesto" - dal film Avatar

Avatar è un film di fantascienza del 2009 scritto e diretto da James Cameron, con Sam Worthington nel personaggio di Jake Sully.

Ad un certo punto della proiezione Jake si ritrova in una posizione particolarmente debole: ha rigettato l’assoggettamento alle condizioni del suo gruppo ed è contemporaneamente rifiutato dall’altro. In altre parole è solo. Questa condizione è difficile da affrontare, particolarmente difficile, ed è caratterizzata dal fatto che è impossibile rimanere in equilibrio. Gli esseri umani sono delle macchine meravigliose che si possono adattare a tantissime situazioni, ma hanno comunque dei limiti.

Per chi conosce la violenza perpetrata con la strategia delle sistematiche vessazioni, psichiche e morali, attuata per motivi di lavoro, questa condizione di isolamento è la normalità. 

Chi denuncia la corruzione, ovviamente, si espone immediatamente alla ritorsione dei corrotti, ma le persone oneste non lo sosterranno. Chi rifiuta di piegare la schiena al prepotente di turno, che vuole solo fare carriera anche se questo dovesse significare la distruzione dell’attività produttiva o commerciale, si espone immediatamente alla ritorsione ma non troverà appoggio o solidarietà dalle persone moralmente integre. Come Jake, la realtà sarà l’isolamento. Nessuno crederà che ti sei battuto per la libertà. Nessuno crederà che hai agito per il bene dell’intera collettività.

Ma, se sei un uomo, tutto questo avrà solo un peso marginale.

Purtroppo, a volte, la condizione di emarginazione sociale, di isolamento sistematico, porta la vittima della violenza ad autodistruggersi. Ma è sbagliato. Il folle gesto non deve essere distruttivo, piuttosto deve rompere gli schemi, deve dare nuovo vigore, deve spingerci a vedere le cose da un punto di vista diverso, meno emotivo e più razionale. 

Se il copione che viviamo ogni giorno ci ha portato progressivamente al ritiro sociale, ad abbandonare le nostre passioni, a non prenderci più cura della nostra salute, è ora di darci un taglio netto. Il folle gesto è riferito a non ripercorrere per l’ennesima volta lo stesso iter negativo. Per questo “folle”, perché abbandoniamo la strada percorsa tante volte e che, pur sembrando quella più affine a noi, non ci ha portato a nulla.

Nel film il folle gesto ha una forte componente di disperazione; Jake non ha più nulla da perdere. Spesso nella realtà ci sentiamo nella sua stessa condizione ma, il più delle volte, non è vero. E’ il condizionamento che subiamo che ingigantisce le nostre paure, che ci paralizza, che ci fa credere che non possiamo più andare avanti, che siamo sbagliati e che non valiamo nulla. E’ questo angolo mentale che dobbiamo allontanare. Il campo di battaglia del nemico è la nostra mente, non dobbiamo lasciarlo a lui, dobbiamo reagire e riconquistarlo.

venerdì 21 novembre 2014

Il senso di libertà innato degli idealisti





Una volta Steve Jobs ha detto: “Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario”.

Non è semplice realizzare la propria esistenza, perché non viviamo in un mondo giusto. Anzi, sovente, sono le persone che hanno più cuore ad incontrare le maggiori difficoltà.

Questo non è intuitivo, perché non ci viene insegnato che esistono le personalità narcisistiche estreme. Ne scopriamo le conseguenze solo a danno realizzato. Perché in fondo, ognuno di noi, fin da bambino, è sempre stato convinto che l’altro non è molto diverso; avrà gli occhi di un colore differente, sarà più alto o più basso, ma avrà grossomodo il nostro stesso animo. Ed invece i narcisisti estremi tendono a manipolare, ad ingannare, a sfruttare l’esistenza altrui per il loro fine. Non hanno alcuna remora morale.

Una delle strategie che il narcisista utilizza per disorientare, essenzialmente consiste nel creare difficoltà con il ritardo. Abbiamo necessità di informazioni per completare un lavoro, ma lui è troppo impegnato per accontentarci subito. Cerchiamo di svincolarci ma lui ha sempre qualcosa che ci impedisce di ignorarlo. In un modo o nell’altro dobbiamo passare da lui. E siccome non rispetta i tempi, non accoglie rapidamente le nostre istanze, i suoi ritardi ci condizionano. Ovviamente ha interesse perché questo accada, non è un caso.

Altre volte il condizionamento sul lavoro avviene sfruttando il disordine, la confusione. Serve una precisa procedura per il settore vendite? E la procedura arriva, ma non si capisce chi deve fare alcune attività fondamentali. Chiedi una precisazione scritta elencando i punti da chiarire? La precisazione viene elaborata, ma genera ancora più confusione, magari per quello che sembra solo un refuso nel testo. Chiedi la ristampa convinto di essere ad un passo dall’aver fatto chiarezza? Ed il refuso si ripresenta in altre parti del testo.

Una semplice successione di coincidenze? Solo in apparenza. In realtà è una precisa strategia ben dissimulata.

Quando Jobs afferma che non dobbiamo sprecare il nostro tempo vivendo la vita di qualcun altro, descrive una verità che è sempre stata avanti i nostri occhi, ma che facciamo fatica a riconoscere. Questa nostra difficoltà nasce dal condizionamento che subiamo. Non ce ne accorgiamo, ma i narcisisti lentamente demoliscono le nostre certezze. Si aggrappano a noi, ci ostacolano. Ci tolgono energie. Ci fanno credere che il nostro modo di percepire la realtà è sbagliato, che non abbiamo valore, che dobbiamo cambiare.

Riprendiamoci la nostra esistenza. Anche se sarà doloroso allontanarli, è un male necessario per il nostro equilibrio. Il nostro senso di libertà, prima o poi, ci mostrerà la realtà. E più tempo abbiamo concesso al nostro manipolatore, maggiori saranno le difficoltà da affrontare.

martedì 18 novembre 2014

Il ruolo del servizio segreto nella tutela dell’economia



Siamo in un Paese di fantasia di cinque milioni di abitanti, poniamo nel Centro America. Supponiamo il Paese governato da una Repubblica Presidenziale. Supponiamo che ci venga dato l’incarico di preparare uno studio per individuare la direttiva principale da assegnare agli uomini del servizio segreto.

Come agireste?

Io ho una mia idea. Il servizio segreto deve, per prima cosa, tutelare il lavoro. Per fare questo è necessario proteggere l’economia. 

Il Paese ha delle importanti risorse: Miniere di alluminio, cobalto, manganese, mercurio, ferro, argento, Agricoltura, Pesca, Produzione di energia elettrica, oltre ad una fiorente Industria. Un patrimonio importantissimo da tutelare. Un patrimonio che potrebbe risultare “scomodo” ad altre nazioni concorrenziali della stessa area geografica. 

Nei secoli passati la guerra, quella effettuata con le spade e gli scudi, è stata utilizzata per indebolire il nemico o sottometterlo. Si trattava di portare il proprio esercito a confrontarsi con l’avversario. Le guerre puniche, che portarono Roma a confrontarsi con Cartagine, vennero combattute per il dominio del Mar Mediterraneo, dei territori e delle rotte commerciali. Nel 200 a.C. era quella la realtà.

Anche le Crociate non sfuggirono a questa regola. Tra le tante motivazioni che portarono all'iniziativa, non ultimi i ricchi mercanti di città come Venezia e Genova cercarono di invadere e dominare i mercati del vicino Oriente. Intorno all’anno 1.100 d.C. una parte della popolazione dell’Europa non aveva terre da coltivare per il proprio sostentamento.

Ora le guerre sono rimaste, ma le armi utilizzate sono diverse, invisibili. E’ possibile indebolire l’economia di un Paese sottraendo denaro alle Banche, impedendo scambi commerciali alle aziende, razionando l’energia oltre le necessità oppure facendola pagare un prezzo esorbitante. Ma vi è anche un’altra tecnica ancora più nascosta: quella di minare la stabilità dall’interno. Un Paese straniero potrebbe pianificare l’ascesa politica di figure compiacenti in grado, una volta eletti e raggiunta la stanza dei bottoni, di emanare provvedimenti dannosi per l’economia. Oppure indebolire il sistema giudiziario in modo che i manager più spregiudicati possano agire senza un vero freno istituzionale. 

Se fossi io la persona incaricata di pianificare la direttiva principale del servizio segreto, il mio indirizzo sarebbe rivolto alla tutela del lavoro quale fondamentale pilastro della democrazia. E’ un bene prezioso.


giovedì 13 novembre 2014

Gli ho detto che qui si viene per lavorare!



Questa è una delle tecniche più disdicevoli per mettere in difficoltà un lavoratore a sua insaputa. E’ talmente semplice che non meriterebbe nemmeno illustrare come funziona, basta seguire lo scambio di frasi tra due dirigenti di una ipotetica unità produttiva.

Amedeo (Dirigente amministrativo) rivolto al collega e con voce alterata – Non ne posso più di avere a che fare con certa gente! Ieri ho scoperto uno degli impiegati che se ne stava senza far nulla, con lo sguardo rivolto a quanto succede fuori della finestra. Siamo circondati da incapaci.

Alfio (Direttore risorse umane) rivolto ad Amedeo – Anche io ho molte difficoltà con il personale che mi è stato assegnato …

Amedeo con voce alterata – Ma questa volta mi sono fatto sentire! L’ho chiamato nel mio ufficio e gli ho urlato che “… qui si viene per lavorare, non per progettare le vacanze in Amazzonia”! Credeva di aver trovato il posto ove fare i propri comodi!

Alfio – E lui cos’ha detto?

Amedeo – E’ stato zitto. Ha abbassato la testa ed ha ammesso di aver sbagliato. Ora si impegnerà di più perché gli ho fatto capire chi comanda qua dentro.


Ovviamente il lavoratore non era alla finestra, non è mai stato redarguito, ed è il più volenteroso, disponibile, competente ed impegnato di tutti i suoi colleghi.
Così quando Alfio lo vedrà lavorare penserà che sia l’effetto dell’intervento di Amedeo; mentre lui lavora così da sempre perché ci crede veramente ed ama il suo lavoro.

martedì 30 settembre 2014

Distruggerlo è solo una seconda opzione



Azienda numero due di un certo comparto, non ha molta importanza se l’ambito è la produzione di rasoi a lama, automobili, aeroplani di lusso o lampade da tavolo. 

L’intero mercato è diviso, poniamo, tra venti concorrenti, tutti agguerriti. L’azienda leader ha una quota del 32 percento. La numero due ha il 19 percento. La numero tre ha una quota del 13 percento, e le altre diciassette si spartiscono il resto della torta (intesa come diagramma).

La strategia che dovrebbe adottare il consiglio di amministrazione dell’azienda leader dovrebbe essere quella tipica del più forte. Nel marketing vengono riprodotte le stesse strategie della guerra, ed il campo di battaglia è la mente del consumatore. Il più forte domina il mercato. In realtà l’azienda leader non combatte contro gli altri, visto che il suo prodotto riscuote un maggior successo di vendite, ma combatte contro se stessa, ovvero punta a migliorare la qualità, a diminuire gli sprechi, a perfezionare le tattiche commerciali.

Colgo l’occasione per fare un inciso: spesso si sente dire da grandi esperti di gestione aziendale, che è necessario ridurre i costi di un’azienda, della materia prima, del personale, della pubblicità. A mio parere non è vero; quantomeno non lo è nella grande maggioranza dei casi. Semmai è necessario ridurre drasticamente o eliminare gli sprechi, che sono altra cosa. 

Se io produco un bene che, nella sua nicchia di mercato, è qualitativamente il migliore, e se per produrlo devo acquistare un certo componente costosissimo, devo ridurre gli sprechi non i costi. Perché quel componente sarà anche costosissimo, ma è certamente un elemento essenziale del mio prodotto di successo. Acquistare un componente più economico comporterebbe sì la riduzione dei costi, ma anche una riduzione della qualità globale del bene prodotto. Molto probabilmente, quel bene, perderebbe rapidamente mercato. Perderebbe la fascia alta del mercato che prima dominava. 

Lo stesso ragionamento vale con il personale. Se ho un capo magazziniere che da anni mi garantisce una prestazione lavorativa eccellente io, datore di lavoro, ho interesse a premiarlo, perché la tempestiva spedizione dei prodotti è una componente essenziale della mia organizzazione. E se a magazzino servono nuovi e più efficienti sistemi informatici per tracciare i beni, io devo fornirli e renderli operativi.

Molto più conveniente è ridurre gli sprechi. Ridurre lo spreco di energia, di materia prima, di risorse, di tempo.

La strategia che dovrebbe adottare il consiglio di amministrazione dell’azienda numero due è la guerra di marketing del più debole contro il più forte. La guerra di guerriglia. Suddivido il mercato e divento leader in un settore ristretto. Attacco di sorpresa su un solo punto, concentrando le energie e creando la supremazia delle forze localizzata. 

Sun Tzu insegna che conquistare quote di mercato senza produrre danni è il vero vantaggio; distruggere le strutture avversarie è solo una seconda opzione, e non è vantaggiosa come la prima. Anzi, distruggere le strutture avversarie è azione dettata dalla disperazione o dal coinvolgimento emotivo. 

Quando Israele attaccò le basi ed i campi di aviazione egiziani nel conflitto che oggi chiamiamo “Guerra dei sei giorni”, lo fece puntando a distruggere tutti i velivoli a terra ma con un occhio di riguardo alle piste che vennero sì rese temporaneamente inservibili, ma non distrutte, perché l’aviazione con la stella di Davide intendeva poi riutilizzarle.

La conquista dello spazio dominato dall’avversario è il vero obiettivo, non la distruzione. Questo concetto lo ritroviamo anche nel mondo dello sport, ad esempio nel Rugby. Il datore di lavoro che opera con intelligenza si attiva per vanificare le strategie di attacco del mercato da parte dei suoi concorrenti, inoltre indebolisce la rete di relazioni e di approvvigionamenti su cui può contare il nemico e, solo dopo questo, interviene sul mercato per ampliare la quota da lui dominata.

Quando le aziende sono amministrate per prosperare troverete strategie simili a queste.


lunedì 29 settembre 2014

Il perfido vuole vedervi soffrire



La personalità psicopatica perversa desidera mostrare alla persona che ha rifiutato l’assoggettamento quanto è cattiva la gente. Il tutto nasce dalla sua visione distorta dell’esistenza, dal suo modo di rapportarsi con gli altri, dal fatto che è stato denigrato da bambino. 

Non vuole che sia la sua sola realtà ad essere così. Vuole che sia la realtà che le persone migliori devono percepire. E sarà lui stesso a creare le condizioni perché ciò avvenga.

E’ il suo biglietto da visita. La sua firma. Il marchio distintivo. 

Se accettiamo di modificare il nostro modo di porci nei confronti della comunità, lui avrà il riscontro che la sua strategia perversa ha funzionato. Se non modifichiamo il nostro modo di porci nei confronti della comunità ci esponiamo alle cattiverie gratuite di chi ci crede mentalmente incapaci. E’ una guerra basata sulla comunicazione. 


Il mito della razionalità



Abbiamo deciso di andare sulla luna. Abbiamo deciso di andare sulla luna in questo decennio e di impegnarci anche in altre imprese, non perché sono semplici, ma perché sono ardite, perché questo obiettivo ci permetterà di organizzare e di mettere alla prova il meglio delle nostre energie e delle nostre capacità, perché accettiamo di buon grado questa sfida, non abbiamo intenzione di rimandarla e siamo determinati a vincerla, insieme a tutte le altre. 

Per questo motivo, ritengo che la decisione dello scorso anno di intensificare il nostro impegno nello spazio sia tra quelle più importanti prese durante il mio mandato presidenziale”.

Brano tratto dal discorso che il Presidente John Fitzgerald Kennedy tenne alla Rice University a Houston, Texas, il 12.09.1962.


Ora voi siete il Direttore Generale dell’Agenzia incaricata di portare a termine questa impresa. Come organizzereste il lavoro?

Domanda da 370 miliardi di Dollari.

Una cosa è certa: basare l’intera organizzazione su piani e strategie razionali, puntando sulla capacità di selezione quindi su personale estremamente qualificato, sulle superiori conoscenze tecniche, sulla disponibilità di ingenti somme per la ricerca ed una forte motivazione ideologica, sul consenso popolare in grado di favorire a tutti i livelli l'iniziativa, su programmi accuratamente preparati e continuamente migliorati, crea le condizioni necessarie ma non è sufficiente.

In una organizzazione è necessario tenere conto del fatto che le persone che la compongono sono esseri umani, con le loro paure, le loro ambizioni, le rivalità dovute all’invidia, alla gelosia professionale, a fattori psicologici di cui, sovente, nemmeno il singolo individuo ne sospetta l’esistenza. Per quanto l’organizzazione possa essere stata ben definita sulla carta poi, le difficoltà a far funzionare il tutto nel migliore dei modi, inevitabilmente emergono.

Tali attriti della macchina, per la loro stessa natura inconscia, sfuggono ad un'analisi razionale. 

Serve a poco creare tabelle numeriche per definire i carichi di lavoro uniformi. Serve a poco stabilire un orario di lavoro rigido, standardizzato. Serve a poco fare riunioni periodiche ove persone con incarichi e mansioni molto diverse si ritrovano ad ascoltare direttive esecutive. Serve a poco minacciare per intimidire ed ottenere il massimo impegno da persone demotivate. Serve a poco far ricadere sulle figure più deboli le responsabilità per gli errori commessi e tutelare l'immagine della dirigenza.

Le organizzazioni, tutte le organizzazioni, non sono puramente razionali.

Per cui il direttore generale, l’amministratore delegato, il datore di lavoro, il grande manager, il semplice dirigente di struttura o capo reparto, tutti devono tenere conto del fatto che la sola razionalità incide poco in un contesto lavorativo. Per questo Adriano Olivetti aveva uomini di cultura ed uno Psicologo nel suo consiglio di amministrazione. Per questo i regimi dittatoriali nei luoghi di lavoro sono il manifesto dell’inefficacia. 


giovedì 25 settembre 2014

Il tono della voce




Talvolta, in un dialogo, in una conversazione, il nostro tono della voce si altera e tradisce l'emozione che stiamo provando.

Così la nostra stessa voce ci imbarazza e siamo spinti ad affermare cose che non corrispondono affatto alle nostre idee.

Per quanto possa sembrare paradossale, al manifestarsi involontariamente di una emozione improvvisa non corrisponde, necessariamente, una informazione coerente.


Avere fiducia in se stessi




Rievoco non troppo bene un film che ho visto da ragazzo. Un uomo si risveglia in un parco. E’ seduto su una carrozzina a rotelle ed ha un plaid ripiegato sulle gambe. Si sente debole e ricorda poco di cosa è successo nelle ultime ore ma ricorda che era in guerra, la seconda guerra mondiale.

Ad un certo punto si avvicina un altro uomo, in apparenza un Medico o uno Psicologo. A ben guardare il parco sembra più una casa di cura per malati di mente. Tutto ha una sua logica, una sua armonia. 

Il Medico gli dice che è contento di vederlo e gli chiede se ci sono novità, se la sua memoria è tornata. Poiché la persona seduta sulla sedia a rotelle in quel momento ricorda bene, si insospettisce ma non ha la reale percezione di quanto sta accadendo. Perché si trova lì? Perché non è stato fatto prigioniero e non si trova in un qualche campo di concentramento? 

La storia è basata sull’esercizio dell’inganno. L’esercito nazista ha fatto prigionieri degli Ufficiali americani ma vuole sfruttare la situazione per ottenere informazioni. Siccome anche sotto tortura i prigionieri non parlerebbero, si organizzano con una finta clinica psichiatrica, ove praticamente tutti recitano una parte, infermiere, pazienti, Medici, cuochi, … tutti tranne il militare alleato al quale viene fatto credere che ha perso la memoria. 

La strategia è questa: “… gli facciamo credere che è qui in cura da dieci anni, che la guerra è finita, che ha perso la memoria in un qualche trauma e lo stiamo curando. Così, quando si riprenderà dal sedativo, pensando che sia tutto vero confiderà ai sanitari quanto vogliamo sapere”. 

Non svelerò il finale del film ma intendo evidenziare come l’elemento fondamentale sul quale l’Ufficiale americano può contare è la fiducia in se stesso. Gli viene fornita l’informazione che lui è malato. Tutto intorno a se conferma la tesi. Non è pazzo, ha solo perso la memoria degli eventi passati da molto tempo. Ed ora che l’ha ritrovata non ricorda che è lì da dieci anni a guardare l’erba crescere. 

Ogni essere umano si è trovato nella vita, almeno una volta, in una situazione analoga. Io vedo una possibile via di salvezza e gli atri no. Ho ragione io? Hanno ragione gli altri? Perché io la percepisco diversamente? Cosa devo fare? Cosa è giusto fare? Si stanno realmente prendendo cura di me? Agiscono per invidia? Agiscono per il mio bene? Mi posso fidare? Mi stanno costringendo ad agire in questo modo con l'inganno?

Non c’è una possibile risposta che valga sempre. Ma non dobbiamo mai perdere la fiducia nelle nostre percezioni. Anche quando tutto ci sembra assurdo ed inverosimile, non dobbiamo mai smettere di pensare. Anche quando le aggressioni non sono fisiche e non le possiamo far certificare al pronto soccorso, anche quando sono aggressioni emotive non dobbiamo mai smettere di pensare.

Potrebbe essere solo una finzione ben architettata. Potrebbero solo aver cercato l’inganno.


domenica 21 settembre 2014

Ascoltano, ma non per capire


Com'è difficile far finta di nulla quando, ad una nostra lettera, ad una nostra esposizione, ci viene data una risposta palesemente di circostanza. 

Ascoltano, non per capire, ma per preparare la risposta contraria più appropriata.

E' una sorta di chiusura mentale. Non vogliono ammettere che può esistere una possibile diversa interpretazione. Non vogliono ammettere che le loro convinzioni valgono quanto quelle degli altri. Mentre parli già pensano a come contraddirti. Loro sono superiori. A spiegarti perché sbagli ti fanno quasi un favore. 

E quando espongono la loro replica, abbandonano sollecitamente la strada ogni volta che può condurre a riconoscere le nostre verità ed imboccano, immancabilmente, quella che permette di rifiutarle.

A ricercare la verità non hanno alcun interesse.


sabato 20 settembre 2014

Difficile non indovinare il motivo delle loro azioni




Una volta Friedrich Wilhelm Nietzsche disse: “Spesso, nei rapporti con gli uomini, è necessario fingere, benevolmente, di non indovinare i motivi delle loro azioni”.

Normalmente una personalità narcisistica tende a sopravvalutare se stessa e svalorizzare, denigrare gli altri. Di conseguenza procede con la convinzione di poter agire impunemente per il semplice fatto che il resto dell’umanità non è in grado di comprendere e, men che meno, prevedere le sue vere finalità. 

Ciò è palesemente falso.

I narcisisti perversi usano strategie che le persone equilibrate non utilizzerebbero mai; semmai è questa la reale differenza.

Immaginiamo un Paese emergente in Asia. L’economia cresce ogni anno ed il commercio con le nazioni più progredite è sempre più intenso. Il Ministro per i trasporti riceve un rapporto ove vengono evidenziate le necessità delle imprese. Serve una rete stradale adeguata a sostenere il commercio. Servono investimenti a medio-lungo termine. Così viene decisa l’esecuzione di una grande e moderna arteria autostradale che attraverserà foreste, pianure disabitate, lagune malsane e luoghi montagnosi pressoché desertici. Una grande arteria autostradale che comporterà la realizzazione di viadotti, gallerie, ponti, servizi per il territorio, un sistema di emergenze, l’impiego di generatori associati a fonti di energia rinnovabili, un complesso di punti di ristorazione, diverse interconnessioni con la rete ferroviaria che verrà ampliata e migliorata nella qualità.

Tanto denaro difficile da controllare.

E’ prevedibile che una qualche personalità senza scrupoli cercherà di approfittare della situazione per corrompere, per traviare, per arricchirsi economicamente ed accrescere il suo prestigio sociale e quello della sua area di appartenenza? Certo che è ampiamente prevedibile. La natura umana è indipendente dalle diverse culture. Ma il manifestarsi di questi fenomeni non sarà palese, sarà abilmente nascosto.

Per questi motivi il Ministro deve saper scegliere i migliori collaboratori possibili, e non i più opportunisti. Per questo serve una corretta informazione in modo che i cittadini possano sapere, valutare ed, all'occorrenza, intervenire.

Queste dinamiche di potere avvengono anche nei luoghi di lavoro della nostra civiltà occidentale. Ci sono coloro che lavorano per il bene comune, per assolvere al meglio il loro mandato istituzionale, e ci sono i furbetti o, meglio, quelli che si credono furbetti. Quelli che non si lasciano coinvolgere, che nelle riunioni non hanno mai un’opinione decisa, che non si esprimono, che non si schierano. Li riconosci perché sono sempre alla ricerca di un’opportunità di carriera, tendono a denigrare l’operato degli altri ma solo quando parlano con i vertici aziendali. Evitano costantemente responsabilità e si attribuiscono i meriti degli altri.

Costoro si illudono di poter agire senza dare nell’occhio. Dissimulano abilmente. Ma le personalità intuitive, chi ha sviluppato l’intelligenza emotiva, ed anche coloro che hanno sofferto nella propria esistenza, percepiscono tale atteggiamento senza difficoltà anche se poi, spesso, decidono di fingere benevolmente di non avvertire i motivi di queste azioni dannose.

domenica 7 settembre 2014

Un giorno dopo l'altro



Un giorno dopo l'altro / il tempo se ne va
le strade sempre uguali / le stesse case.
Un giorno dopo l'altro / e tutto è come prima
un passo dopo l'altro / la stessa vita.

E gli occhi intorno cercano / quell'avvenire che avevano sognato
ma i sogni sono ancora sogni / e l'avvenire è ormai quasi passato.

Un giorno dopo l'altro / la vita se ne va
domani sarà un giorno uguale a ieri.

La nave ha già lasciato il porto / e dalla riva sembra un punto lontano
qualcuno anche questa sera / torna deluso a casa piano piano.

Un giorno dopo l'altro / la vita se ne va
e la speranza / è un'abitudine.

Luigi Tenco

venerdì 5 settembre 2014

Vedrai Vedrai



Quando la sera / me ne torno a casa
non ho neanche voglia di parlare 

tu non guardarmi
con quella tenerezza / come fossi un bambino
che ritorna deluso.

Si lo so / che questa
non è certo la vita / che ho sognato un giorno per noi.

Vedrai vedrai / vedrai che cambierà
forse non sarà domani / ma un bel giorno cambierà
Vedrai vedrai / non son finito sai
non so dirti come e quando / ma vedrai che cambierà.

Preferirei sapere che piangi 

che mi rimproveri di averti delusa
e non vederti sempre così dolce / accettare da me
tutto quello che viene.

Mi fa disperare / il pensiero di te
e di me che non so darti di più.

Vedrai vedrai / vedrai che cambierà
forse non sarà domani / ma un bel giorno cambierà
Vedrai vedrai / non son finito sai
non so dirti come e quando / ma un bel giorno cambierà.

Luigi Tenco



Le riorganizzazioni di facciata per salvare la poltrona




Ritorniamo all’esempio di fantasia che ipotizzava l’evoluzione dell’ambiente di lavoro di una grande multinazionale che produce veicoli stradali e da cantiere, descritta nel post Lo schema dei manipolatori.

Nella filiale di Poggibonsi il dirigente Mario, dopo la nomina del coordinatore, attraversa alcuni anni di sostanziale lavoro stabile, senza grandi scossoni. Finché non arriva la crisi economica che si è palesata nel 2008. Nel giro di sei mesi il suo ufficio ha visto praticamente dimezzare gli ordini e la direzione aziendale lo ha già convocato una volta. Sono seriamente preoccupati. 

Per Mario questa è una complicazione non da poco, perché lui ha sempre visto il suo attuale compito professionale come un trampolino, una rampa di lancio per nuovi e più prestigiosi incarichi. Nella sua mente lui avrebbe dovuto permanere in quell’ufficio per circa due o tre anni, per questo non si è preso cura di migliorare l’organizzazione. Era importante solo spremere per mostrare i risultati e fuggire.

Ora però la realtà è cambiata e, per dirla alla Luigi Tenco, si è alzato il mare e gli uomini senza idee per primi vanno a fondo.

E’ così che Mario decide di attuare una strategia di rilancio, ma non del suo ufficio, bensì della sua immagine. Deve cambiare tutto per far sì che non cambi nulla.

Pianifica una radicale ristrutturazione dell’organizzazione che comporta: la diminuzione dei salari per gli impiegati e per gli operai; l’eliminazione di intere attività con trasferimento del personale in altre sedi anche molto distanti; l’ampliamento di alcuni servizi con orari maggiormente flessibili per gestire le transazioni in tempo reale anche con clienti internazionali; la drastica diminuzione delle procedure di controllo qualità e di sicurezza.

Presentato con enfasi il progetto alla direzione aziendale, ottiene il via libera per operare. E Mario non perde tempo per mettersi in mostra. Perché la riorganizzazione proposta, a voler vedere le cose dall’alto, non ha una vera ricaduta in termini di efficienza, di miglioramento del prodotto o diminuzione degli sprechi. Questa riorganizzazione non è significativa sul piano sostanziale, ma è un modo per mettere se stesso al centro delle iniziative, per non subire, per aggredire per primi. In questo modo Mario potrà mostrare di essere persona moderna, un brillante organizzatore, ingegnoso, quindi indispensabile per l’azienda. 

La situazione prende una brutta piega nel momento in cui gli operai gli si rivoltano contro. Il modo di fare del dirigente è autoritario. Impone con determinazione eccessiva la propria linea di condotta. Non accetta di modificare una virgola, non ascolta le esigenze umane di chi realmente lavora. Tratta le persone come fossero numeri. Vuole arrivare alle modifiche che ha già venduto ai suoi superiori ed è pronto a tutto per ottenerle. Le riunioni sindacali non servono a nulla, finge di ascoltare ed usa la dialettica per contrastare anche la minima rivendicazione. Minaccia licenziamenti. Ovviamente i lavoratori non la prendono bene e scrivono una lettera al Chief executive officer, il direttore generale ed amministratore delegato americano che presiede il consiglio di amministrazione. 

L’amministratore delegato decide di approfondire e manda un supervisore. La strategia ingannevole di Mario è debole, viene subito individuata. Così l’azienda riconosce che è molto più importante mantenere la forza lavoro con il know-how raggiunto dai lavoratori, piuttosto che assecondare le vuote ambizioni personali di un manager opportunista e senza scrupoli. Per cui Mario viene promosso e mandato a dirigere un ramo laterale dell’attività produttiva, dove difficilmente potrà ancora fare danni.



domenica 31 agosto 2014

Il coraggio e la solitudine sono gemelli



Da circa venti mesi frequento alcuni Social Network. E’ un’esperienza per me gratificante. Io sono convinto che la rete informatica che pervade il globo sia solo un nuovo strumento di comunicazione; uno strumento accessibile in questi anni per la prima volta dall’umanità.

Quando è stato inventato il Telegrafo, oppure il Telefono, le persone hanno avuto la possibilità di comunicare anche a grandi distanze. Prima non era mai stato possibile. Ai tempi dell’Impero romano si potevano mandare informazioni anche a migliaia di chilometri di distanza ma, lo scrivente ed il destinatario, non interagivano direttamente, era necessario un messaggero. Ricordiamo Filippide che corse, secondo la leggenda, da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria in battaglia.

Ma anche con il Telefono, non si poteva certo alzare la cornetta, comporre un numero a caso e cercare un dialogo con uno sconosciuto. Non era quello l’uso. Il Telefono ha permesso alle persone che avevano necessità di trasferire informazioni, di comunicare tra di loro anche a distanze considerevoli. Tutto è cambiato con la diffusione di Internet. Sono nate le “Chat”, ovvero delle stanze virtuali ove si poteva interagire con sconosciuti che erano lì per lo stesso motivo. 

Per la prima volta nella storia dell’umanità un individuo in incognito, poniamo in Alaska, avrebbe avuto la possibilità di descrivere il suo mondo, la sua quotidianità ad una casalinga in incognito in Australia. Sia in una stanza virtuale privata, sia in una stanza virtuale pubblica, con la possibilità data ad altre persone di intervenire. Ora le chat sono in disuso e tale forma di comunicazione si è evoluta nei Social Network.

Tutto questo ha realmente mutato il nostro modo di relazionarci con la comunità sociale. Ora viviamo una sorta di doppia identità: una nel mondo reale ed una nel mondo virtuale.

Tra le tante persone che puoi incontrare tramite Internet ci sono le persone che vivono in solitudine. Non sempre la solitudine è una scelta, a volte viene imposta. La comunità rifiuta una persona e la isola, quasi sempre ingiustamente. Tra le spiegazioni di questo evento ho trovato questa frase che mi è piaciuta molto: “Se hai coraggio, se ti esponi, se lotti per la verità, la giustizia e la dignità, se combatti per i tuoi diritti, allora ti ritroverai solo, abbandonato a te stesso, circondato dal deserto della viltà, dall’utilitarismo e dalla convenienza”.

Non posso sapere con precisione chi l’ha scritta ma si comprende che, più che un monito, è lo sfogo di una sofferenza reale, di una esperienza terribile di vita vissuta.

Coraggio! Non sei il solo a combattere per la verità, la giustizia e la dignità.



venerdì 29 agosto 2014

Jurij Alekseevič




Primavera anni ‘90. Sono ad Otranto per motivi di lavoro ed affettivi. Ho un appartamento a disposizione e nuove abitudini da realizzare. Una di queste è attivare una radiosveglia sintonizzata su una stazione radio che trasmetta qualcosa di interessante la mattina presto.

E’ mia abitudine svegliarmi la mattina senza saltare dal letto come una molla. Io lavorerei ben volentieri il pomeriggio e la sera, ma la mattina presto è un trauma. Così, già da qualche anno, utilizzo una radiosveglia, ovvero un dispositivo che accende ad un’ora prestabilita la radio FM. E la programmo con 15 minuti di anticipo.

Quando arrivo in questa nuova casa, per una qualche ragione che non conosco, mi accorgo che l’apparecchiatura non è in grado di sintonizzare una stazione radio in modulazione di frequenza (FM). Si sentono in realtà dei suoni, ma i pochi segnali che riceve sono di pessima qualità. Così decido di passare alla modulazione di ampiezza per cercare altre stazioni (AM). Come tutti sanno la modulazione di frequenza, in confronto alla modulazione di ampiezza, permette una resa qualitativa migliore, per cui è più diffusa l’informazione in AM, rispetto alla musica predominante in FM. Riesco comunque a sintonizzare una stazione russa in lingua italiana o, quantomeno, che trasmette in lingua italiana la mattina intorno alle 06:30.

Passano almeno quattro settimane dalla mia nuova attivazione ed oramai riconosco la voce dell’intrattenitrice, sempre lei, che la mattina comunica in perfetto italiano senza inflessioni dialettali. Finché un giorno sento, più o meno, questa comunicazione: “Oggi ricordiamo Jurij Alekseevič Gagarin che nel 1961 tentò di compiere un’orbita intorno alla Terra a bordo della navicella spaziale Vostok. Nonostante Jurij Gagarin sia universalmente riconosciuto come il primo uomo ad aver raggiunto lo spazio, egli non uscì mai dall’atmosfera. Aprì il portello della Vostok quando ancora era in una traiettoria di salita poco dopo il decollo, e si lanciò con il paracadute. Più avanti dichiarò che era spaventato dal calore che veniva trasmesso dall’esterno. Quando comunicarono questa notizia a Nikita Sergeevič Chruščёv egli affermò: E’ ancora vivo?!”.

Ero in bagno con il rasoio in mano e restai almeno 10 ÷ 20 secondi fermo a guardare la radiosveglia, incredulo. 

La voce di donna concluse l’esposizione con una frase che incitava a diffondere l’ideologia comunista; una frase ripetuta due volte.

Jurij Alekseevič Gagarin su tutti i libri al mondo è l’aviatore sovietico che, primo uomo a volare nello spazio, ha portato a termine con successo la sua missione in data 12.04.1961. A lui viene attribuita la frase: “Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini”.


La Costellazione del Dragone



Ritorniamo per un istante al fuoco acceso nel tremila avanti Cristo, ed alla notte stellata del post La Costellazione del Leone

Gli uomini seduti intorno al fuoco raccontano di come è possibile navigare osservando gli astri in cielo. Basta trovare uno di questi carri di fuoco, molto luminoso, che al contrario degli altri è fisso. Noi oggi chiamiamo questa stella con il termine generico Stella Polare, perché è come se indicasse un asse di rotazione della volta celeste, esattamente in verticale sopra il Polo Nord geografico, quindi sostanzialmente ferma agli occhi di un osservatore terrestre. Nel tremila avanti Cristo la Stella Polare era Thuban della Costellazione del Dragone (Draco). 

Oggi la Stella Polare è un insieme composto da tre stelle che noi chiamiamo Polaris ed è ubicato nella Costellazione dell’Orsa Minore (Ursae Minoris). 

Anche il ragionamento delle linee immaginarie non vale sempre. E’ possibile suggestionare le persone e fargli vedere cose, oggetti o relazioni che, in realtà, non esistono. Mi posso servire di linee immaginarie per la Costellazione dei Gemelli, così da poter rendere evidente uno schema e confrontarlo con gli altri conosciuti. La mia mente riprodurrà quello schema per facilitare il raffronto. Ma posso anche subire un condizionamento che mi faccia associare una relazione, un disegno, ove in realtà non c’è nulla.

Molto dipende dalla frequenza dello stimolo. Se continuamente mi verrà indicato che su Marte ci sono dei canali tramite i quali gli abitanti del pianeta trasportano l’acqua, e se la possibilità di divenire Astronomo del Regno dipende dal giudizio favorevole da parte di chi, questi canali, li ha scoperti; allora è estremamente probabile che la visione di questi canali la sostenga anch’io con convinzione. Durante il Processo alle Streghe di Salem del 1692, la gente iniziò a vedere il male in ogni fatto. Così vi fu un’escalation che portò circa 380 persone ad essere accusate ingiustamente di stregoneria.


giovedì 28 agosto 2014

Non ne sono consapevoli ma proiettano la violenza che hanno dentro





Non ne sono consapevoli ma proiettano la violenza che hanno dentro, la proiettano su gli altri e li considerano colpevoli di aggressione. Un’aggressione che li ha costretti, loro malgrado, a dover reagire per difendere ciò che hanno faticosamente costruito in termini di prestigio sociale, ed a doversi difendere da un’aggressione che percepiscono anche come “fisica”. 

Le personalità Paranoiche sovente non riconoscono il peso del proprio comportamento nella genesi del conflitto interpersonale che, frequentemente, li vede coinvolti. 

La personalità Paranoide è una personalità estremamente narcisistica. Aggredisce prima di essere aggredita, perché “percepisce” il pericolo, la trama a suo discapito, il raggiro, l’inganno, l’imbroglio organizzato contro di lei per sottrargli potere.