domenica 30 novembre 2014

Pandemia su 21 Tau Utopija – Le soluzioni adottate





Siamo nell’anno 2659. 

Su 21 Tau Utopija, un Pianeta scoperto nel 2231 nella Costellazione del Reticolo ed orbitante intorno al sistema binario Zeta Reticuli che dista appena 39,189 anni luce dalla Terra, si è diffuso un virus letale. Il Pianeta era abitato inizialmente da sole specie vegetali ed animali non carnivori. Un vero paradiso per cui, una grande quantità di coloni, ha trovato condizioni ottimali per insediarsi. Ora la popolazione è flagellata da uno strano virus che agisce con dinamiche insolite e non risponde alle terapie conosciute.

Appena arrivata la comunicazione di emergenza con richiesta di soccorso, sia dalla Terra sia dagli altri Pianeti colonizzati, sono partite squadre attrezzate con unità mobili di primo intervento ed attrezzature sanitarie all’avanguardia. In realtà gli Ospedali sul Pianeta sono funzionanti, non si tratta tecnicamente di una catastrofe, ma di una maxi emergenza. 

La situazione, inizialmente, nel 2656, sembrava sotto controllo. Il numero dei malati risultava contenuto intorno ai 20 nuovi casi al giorno. Un andamento lineare con molteplici focolai nelle zone abitate. Poi, tre mesi fa, l’andamento è divenuto esponenziale. Nella scorsa settimana ci sono stati 24.365 nuovi casi e, questa settimana, se ne prevedono 45.200.

Le autorità sanitarie non sono concordi su come fronteggiare la crisi. Si tratta di difendere il genere umano da un’aggressione che potrebbe avere conseguenze inimmaginabili. Così viene indetto un Consiglio interplanetario ove il tema principale da dibattere risulta essere questo: far uscire da 21 Tau Utopija un campione del virus per tentare di creare una cura ed un vaccino sui migliori laboratori, oppure trasferire in loco le migliori risorse e confinare il virus?

Il problema viene, di fatto, scavalcato dagli eventi perché una squadra di emergenza, tra le prime ad intervenire, viene contagiata e chiede di rientrare in patria, su Ilecon 6, nel sistema di Proxima Centauri. Il Presidente organizza un'astronave di soccorso per prelevare l’unità e trasferirla, in isolamento, in una struttura appositamente allestita per questo tipo di agenti biologici. L’operazione si rivela molto più articolata e costosa del previsto, in particolare perché il tempo è poco ed è necessario addestrare un gran numero di persone ad operare con dispositivi individuali di protezione di particolare complessità. L’esito, comunque, si rivela un successo perché il virus viene esaminato e viene rapidamente prodotto un siero in grado di sconfiggere la malattia.

Alla luce di questo brillante risultato viene indetto un nuovo Consiglio interplanetario. Poiché le richieste di rimpatrio si sono moltiplicate, è necessario concordare una strategia che minimizzi il rischio per il resto del genere umano. Così uno dei funzionari più preparati suggerisce di creare una convenzione con il personale di Ilecon 6 che provvederà a curare tutte le unità di rientro da 21 Tau Utopija. I vantaggi sono enormi: il virus resterà comunque confinato e non arriverà negli altri Pianeti abitati; concentrando le risorse si potrà economizzare e dedicare maggiori risorse alla ricerca; si utilizzeranno le astronavi già allestite per questa emergenza; inoltre il personale addestrato sarà abituato ad operare in condizioni di sicurezza e non sarà necessaria ulteriore formazione.

Nonostante la ragionevolezza della proposta il Consiglio non arriva ad una decisione. Così ogni unità di soccorso contagiata su 21 Tau Utopija che chiede di rientrare viene riportata sul Pianeta di partenza, con uno spreco di risorse enorme e, soprattutto, con la possibilità tutt’altro che remota che il virus sfugga dal controllo delle strutture ospedaliere e si diffonda.

Ora siamo in attesa di una comunicazione ufficiale, perché c'è stato un incidente nel sistema di contenimento …

giovedì 27 novembre 2014

A volte … tutta la vita si riduce ad un unico, folle gesto



"A volte … tutta la vita si riduce ad un unico, folle gesto" - dal film Avatar

Avatar è un film di fantascienza del 2009 scritto e diretto da James Cameron, con Sam Worthington nel personaggio di Jake Sully.

Ad un certo punto della proiezione Jake si ritrova in una posizione particolarmente debole: ha rigettato l’assoggettamento alle condizioni del suo gruppo ed è contemporaneamente rifiutato dall’altro. In altre parole è solo. Questa condizione è difficile da affrontare, particolarmente difficile, ed è caratterizzata dal fatto che è impossibile rimanere in equilibrio. Gli esseri umani sono delle macchine meravigliose che si possono adattare a tantissime situazioni, ma hanno comunque dei limiti.

Per chi conosce la violenza perpetrata con la strategia delle sistematiche vessazioni, psichiche e morali, attuata per motivi di lavoro, questa condizione di isolamento è la normalità. 

Chi denuncia la corruzione, ovviamente, si espone immediatamente alla ritorsione dei corrotti, ma le persone oneste non lo sosterranno. Chi rifiuta di piegare la schiena al prepotente di turno, che vuole solo fare carriera anche se questo dovesse significare la distruzione dell’attività produttiva o commerciale, si espone immediatamente alla ritorsione ma non troverà appoggio o solidarietà dalle persone moralmente integre. Come Jake, la realtà sarà l’isolamento. Nessuno crederà che ti sei battuto per la libertà. Nessuno crederà che hai agito per il bene dell’intera collettività.

Ma, se sei un uomo, tutto questo avrà solo un peso marginale.

Purtroppo, a volte, la condizione di emarginazione sociale, di isolamento sistematico, porta la vittima della violenza ad autodistruggersi. Ma è sbagliato. Il folle gesto non deve essere distruttivo, piuttosto deve rompere gli schemi, deve dare nuovo vigore, deve spingerci a vedere le cose da un punto di vista diverso, meno emotivo e più razionale. 

Se il copione che viviamo ogni giorno ci ha portato progressivamente al ritiro sociale, ad abbandonare le nostre passioni, a non prenderci più cura della nostra salute, è ora di darci un taglio netto. Il folle gesto è riferito a non ripercorrere per l’ennesima volta lo stesso iter negativo. Per questo “folle”, perché abbandoniamo la strada percorsa tante volte e che, pur sembrando quella più affine a noi, non ci ha portato a nulla.

Nel film il folle gesto ha una forte componente di disperazione; Jake non ha più nulla da perdere. Spesso nella realtà ci sentiamo nella sua stessa condizione ma, il più delle volte, non è vero. E’ il condizionamento che subiamo che ingigantisce le nostre paure, che ci paralizza, che ci fa credere che non possiamo più andare avanti, che siamo sbagliati e che non valiamo nulla. E’ questo angolo mentale che dobbiamo allontanare. Il campo di battaglia del nemico è la nostra mente, non dobbiamo lasciarlo a lui, dobbiamo reagire e riconquistarlo.

venerdì 21 novembre 2014

Il senso di libertà innato degli idealisti





Una volta Steve Jobs ha detto: “Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario”.

Non è semplice realizzare la propria esistenza, perché non viviamo in un mondo giusto. Anzi, sovente, sono le persone che hanno più cuore ad incontrare le maggiori difficoltà.

Questo non è intuitivo, perché non ci viene insegnato che esistono le personalità narcisistiche estreme. Ne scopriamo le conseguenze solo a danno realizzato. Perché in fondo, ognuno di noi, fin da bambino, è sempre stato convinto che l’altro non è molto diverso; avrà gli occhi di un colore differente, sarà più alto o più basso, ma avrà grossomodo il nostro stesso animo. Ed invece i narcisisti estremi tendono a manipolare, ad ingannare, a sfruttare l’esistenza altrui per il loro fine. Non hanno alcuna remora morale.

Una delle strategie che il narcisista utilizza per disorientare, essenzialmente consiste nel creare difficoltà con il ritardo. Abbiamo necessità di informazioni per completare un lavoro, ma lui è troppo impegnato per accontentarci subito. Cerchiamo di svincolarci ma lui ha sempre qualcosa che ci impedisce di ignorarlo. In un modo o nell’altro dobbiamo passare da lui. E siccome non rispetta i tempi, non accoglie rapidamente le nostre istanze, i suoi ritardi ci condizionano. Ovviamente ha interesse perché questo accada, non è un caso.

Altre volte il condizionamento sul lavoro avviene sfruttando il disordine, la confusione. Serve una precisa procedura per il settore vendite? E la procedura arriva, ma non si capisce chi deve fare alcune attività fondamentali. Chiedi una precisazione scritta elencando i punti da chiarire? La precisazione viene elaborata, ma genera ancora più confusione, magari per quello che sembra solo un refuso nel testo. Chiedi la ristampa convinto di essere ad un passo dall’aver fatto chiarezza? Ed il refuso si ripresenta in altre parti del testo.

Una semplice successione di coincidenze? Solo in apparenza. In realtà è una precisa strategia ben dissimulata.

Quando Jobs afferma che non dobbiamo sprecare il nostro tempo vivendo la vita di qualcun altro, descrive una verità che è sempre stata avanti i nostri occhi, ma che facciamo fatica a riconoscere. Questa nostra difficoltà nasce dal condizionamento che subiamo. Non ce ne accorgiamo, ma i narcisisti lentamente demoliscono le nostre certezze. Si aggrappano a noi, ci ostacolano. Ci tolgono energie. Ci fanno credere che il nostro modo di percepire la realtà è sbagliato, che non abbiamo valore, che dobbiamo cambiare.

Riprendiamoci la nostra esistenza. Anche se sarà doloroso allontanarli, è un male necessario per il nostro equilibrio. Il nostro senso di libertà, prima o poi, ci mostrerà la realtà. E più tempo abbiamo concesso al nostro manipolatore, maggiori saranno le difficoltà da affrontare.

martedì 18 novembre 2014

Il ruolo del servizio segreto nella tutela dell’economia



Siamo in un Paese di fantasia di cinque milioni di abitanti, poniamo nel Centro America. Supponiamo il Paese governato da una Repubblica Presidenziale. Supponiamo che ci venga dato l’incarico di preparare uno studio per individuare la direttiva principale da assegnare agli uomini del servizio segreto.

Come agireste?

Io ho una mia idea. Il servizio segreto deve, per prima cosa, tutelare il lavoro. Per fare questo è necessario proteggere l’economia. 

Il Paese ha delle importanti risorse: Miniere di alluminio, cobalto, manganese, mercurio, ferro, argento, Agricoltura, Pesca, Produzione di energia elettrica, oltre ad una fiorente Industria. Un patrimonio importantissimo da tutelare. Un patrimonio che potrebbe risultare “scomodo” ad altre nazioni concorrenziali della stessa area geografica. 

Nei secoli passati la guerra, quella effettuata con le spade e gli scudi, è stata utilizzata per indebolire il nemico o sottometterlo. Si trattava di portare il proprio esercito a confrontarsi con l’avversario. Le guerre puniche, che portarono Roma a confrontarsi con Cartagine, vennero combattute per il dominio del Mar Mediterraneo, dei territori e delle rotte commerciali. Nel 200 a.C. era quella la realtà.

Anche le Crociate non sfuggirono a questa regola. Tra le tante motivazioni che portarono all'iniziativa, non ultimi i ricchi mercanti di città come Venezia e Genova cercarono di invadere e dominare i mercati del vicino Oriente. Intorno all’anno 1.100 d.C. una parte della popolazione dell’Europa non aveva terre da coltivare per il proprio sostentamento.

Ora le guerre sono rimaste, ma le armi utilizzate sono diverse, invisibili. E’ possibile indebolire l’economia di un Paese sottraendo denaro alle Banche, impedendo scambi commerciali alle aziende, razionando l’energia oltre le necessità oppure facendola pagare un prezzo esorbitante. Ma vi è anche un’altra tecnica ancora più nascosta: quella di minare la stabilità dall’interno. Un Paese straniero potrebbe pianificare l’ascesa politica di figure compiacenti in grado, una volta eletti e raggiunta la stanza dei bottoni, di emanare provvedimenti dannosi per l’economia. Oppure indebolire il sistema giudiziario in modo che i manager più spregiudicati possano agire senza un vero freno istituzionale. 

Se fossi io la persona incaricata di pianificare la direttiva principale del servizio segreto, il mio indirizzo sarebbe rivolto alla tutela del lavoro quale fondamentale pilastro della democrazia. E’ un bene prezioso.


giovedì 13 novembre 2014

Gli ho detto che qui si viene per lavorare!



Questa è una delle tecniche più disdicevoli per mettere in difficoltà un lavoratore a sua insaputa. E’ talmente semplice che non meriterebbe nemmeno illustrare come funziona, basta seguire lo scambio di frasi tra due dirigenti di una ipotetica unità produttiva.

Amedeo (Dirigente amministrativo) rivolto al collega e con voce alterata – Non ne posso più di avere a che fare con certa gente! Ieri ho scoperto uno degli impiegati che se ne stava senza far nulla, con lo sguardo rivolto a quanto succede fuori della finestra. Siamo circondati da incapaci.

Alfio (Direttore risorse umane) rivolto ad Amedeo – Anche io ho molte difficoltà con il personale che mi è stato assegnato …

Amedeo con voce alterata – Ma questa volta mi sono fatto sentire! L’ho chiamato nel mio ufficio e gli ho urlato che “… qui si viene per lavorare, non per progettare le vacanze in Amazzonia”! Credeva di aver trovato il posto ove fare i propri comodi!

Alfio – E lui cos’ha detto?

Amedeo – E’ stato zitto. Ha abbassato la testa ed ha ammesso di aver sbagliato. Ora si impegnerà di più perché gli ho fatto capire chi comanda qua dentro.


Ovviamente il lavoratore non era alla finestra, non è mai stato redarguito, ed è il più volenteroso, disponibile, competente ed impegnato di tutti i suoi colleghi.
Così quando Alfio lo vedrà lavorare penserà che sia l’effetto dell’intervento di Amedeo; mentre lui lavora così da sempre perché ci crede veramente ed ama il suo lavoro.