martedì 30 maggio 2017

Sono il migliore e mi boicottano





Può capitare, durante la propria carriera, di arrivare a porsi questa domanda: sono il migliore nella mia professione, nel mio ambiente di lavoro, ma non solo non ottengo il giusto riconoscimento dell’impegno che dedico alla mia mansione, ma subisco anche sabotaggi da parte di chi mi dovrebbe sostenere; perché?

A questa domanda sono associabili decine di possibili risposte. Le ragioni per cui questo può accadere sono tantissime. Ne analizzeremo una in particolare.

Supponiamo che Catharina sia la diretta collaboratrice di Hannele, e che Hannele sia una dirigente intermedia in una struttura pubblica per l’impiego con sede a Stockholm (Svezia). Catharina è una persona estremamente professionale ed ottiene ottimi risultati nel suo lavoro. Non è sposata, quindi dedica molto impegno nello svolgere la sua attività; è sempre aggiornata ed affronta le difficoltà, le novità, con lo spirito “perché no?”. Catharina ha altri dodici colleghi e colleghe di pari livello; ognuno ha un suo modo di svolgere la professione, ma nessuno si avvicina anche lontanamente alle sue qualità.

Hannele, invece, è un dirigente mediocre. Non particolarmente adatta a motivare le persone, tende a governare con comportamento autoritario. Ovviamente si prende i meriti dei risultati raggiunti dal suo gruppo, ma nasconde la verità.

Il buon andamento della struttura diretta da Hannele non è dovuto al suo modo di esercitare una leadership, ma dalle capacità, dall’entusiasmo e dalla passione di Catharina. Hannele ne è perfettamente consapevole ma non può accettare e rendere noto questo stato di cose perché, diversamente, si verrebbe a sapere anche della sua sostanziale incapacità di dirigere un’attività tanto delicata. Infatti, gli altri suoi collaboratori, dopo un periodo di tempo relativamente breve, hanno tirato i remi in barca e svolgono solo il minimo indispensabile, sovente commettendo errori ai quali sono poi costretti a rimediare.

Quindi, a fine anno, quando Hannele deve valutare in forma scritta le performance degli impiegati a lei affidati, non riconosce a Catharina quanto merita ma la denigra sistematicamente. Quanto toglie a Catharina, Hannele lo ridistribuisce spalmandolo sugli altri. In questo modo l’attività del gruppo risulterà sostanzialmente positiva ma, abilmente, l’incapacità dirigenziale verrà occultata. 

Così Catharina verrà anche accusata di non impegnarsi a sufficienza, di essere persona egoista, solo desiderosa di mettersi in evidenza. E lei, probabilmente, continuerà a domandarsi perché, pur garantendo la migliore prestazione professionale, i migliori risultati, debba regolarmente sopportare questa ingiustizia.


sabato 27 maggio 2017

L’importanza di conoscere se stessi




Si dice che chi conosce il suo nemico e conosce se stesso, potrà affrontare senza timore cento battaglie. 

Colui che non conosce il nemico ma conosce se stesso a volte sarà vittorioso, a volte incontrerà la sconfitta.

Chi non conosce né il nemico né se stesso inevitabilmente verrà sconfitto in ogni scontro.

La guerra è il Tao dell’inganno”.



Sun Tzu – Sun Pin – L’Arte della Guerra, I metodi militari – Neri Pozza Editore



Parola d’ordine: Reagire!



In ogni guerra vi è una componente psicologica. Per mettere l’avversario nelle peggiori condizioni è preferibile demoralizzarlo, spaventarlo, disorientarlo, umiliarlo, metterlo di fronte ad una condizione in cui si senta impotente. Fa parte dell’arte della guerra. 

Quando i fiorentini, assediati, erano oramai alla fame, decisero un gesto estremo; gettarono dalle mura tutto il pane rimasto, dopo averlo inzuppato con l’acqua al fine di renderlo inutilizzabile, per far credere ai nemici che potevano ancora disporre di abbondanti risorse alimentari. E, durante l’assedio, il 17.02.1530 alcuni nobili della città decisero addirittura di giocare una partita di calcio in costume, ove misero le trombe ancora più in alto sugli spalti per far sentire bene, fuori le mura, come si stavano divertendo. I nemici non caddero nel tranello e non tolsero l’assedio, ma la ricca città non venne saccheggiata, pattuirono una resa.

Anche Achille non è sfuggito a questa regola. Dopo aver ucciso Ettore, trascinò il suo corpo legato al carro per tre giri intorno a Troia assediata. In modo che suo padre Re Priamo, ed i difensori, vedessero bene che fine aveva fatto il loro più valoroso guerriero. 

Achille – “O cari, guide e capi degli Argivi,
poi che quest’uomo gli Dei m’han dato d’abbattere,
che molti mali ci ha fatto, quanti non gli altri insieme,
su presto, giriamo armati intorno alla rocca,
per sapere i disegni dei Teucri, se pure ne hanno,
se lasceranno l’alta città, caduto costui,
o vogliono resistere, pur non avendo più Ettore …”.
(Iliade di Omero – XXII 378-384 – Rosa Calzecchi Onesti)

Comprendere che le offese, le vessazioni, le maldicenze, la comunicazione paradossale sono un modo di fare la guerra a qualcuno, non è così evidente a chi ne diviene vittima. Per questo è fondamentale non offrire il fianco al nemico e reagire. Terrorizzando, demoralizzando ed umiliando l’avversario, il persecutore ne inibisce il comportamento a proprio vantaggio.


domenica 21 maggio 2017

Pittori della Domenica




Eccoli lì, lungo le strade,
come a cercare segrete plaghe.
Le mogli a casa, sempre arrabbiate,
per qualche ora le hanno ... ripudiate.

Generalmente, han sguardi buoni,
sovente ingenui e un po’ da bambinoni.
C’è sempre in loro un po’ di dramma,
a capirli è solo la loro ... mamma.

Pittori della domenica …

Eccoli lì, con gli occhi attenti,
a radunare di sé, mille frammenti.
Dispersi in giro per l’eternità,
da una particolare sensibilità.

- Oggi vien male questo celeste.
- Ma no, è il ricordo delle tue,
delle tue tempeste.


C’è sempre in loro un po’ di scena
di amore e morte è un’altalena.


Paolo Conte – CGD
Dall’album Tournée - 1993

Una accresciuta percezione delle proprie capacità





Il mio è solo un sospetto. Non ho la possibilità di dimostrare questa tesi. Ma sono fermamente convinto che esiste una condizione mentale nella quale, pur con i nostri limiti umani, riusciamo a rendere al meglio delle nostre possibilità. 

E’ la condizione che sperimentano i Musicisti quando compongono un brano musicale. E’ la condizione che sperimentano i Poeti, i Pittori, e coloro che, con la loro immaginazione, fantasticano su un’innovazione, su una diversa organizzazione dello spazio.

In un film molto conosciuto, basato su una vicenda realmente accaduta, c’è la scena di un padre che si addormenta e sogna qualcosa che si rivelerà la soluzione ad un problema che la sua mente razionale non riusciva a definire così chiaramente. L’idea non gli è arrivata dall’esterno, è stata la sua stessa mente a produrla, e così riuscirà a trovare un alimento in grado di migliorare le condizioni di salute di suo figlio. Anche un Musicista raccontò di aver sognato una sinfonia meravigliosa che riuscì a riprodurre, solo in parte, al suo risveglio.

Negli anni ’60 del secolo scorso, alcuni gruppi musicali che si cimentavano con le chitarre elettriche, impiegarono tipo dieci giorni per realizzare abbastanza brani musicali per pubblicare una nuova raccolta. 

Questo stato mentale, questa aumentata percezione, assorbe completamente l’individuo che finisce per perdere la cognizione del tempo.

Nella biografia di Michelangelo Buonarroti vi è il racconto di come, l’Artista, durante la realizzazione degli affreschi alla volta della Cappella Sistina a Roma, lavorò praticamente di getto, in sostanziale solitudine, spesso addormentandosi sugli impalcati per lo sfinimento. Una volta cadde durante il sonno, rompendosi una gamba; dovettero entrare dalla finestra del suo alloggio per curarlo, perché si era chiuso dentro e non voleva vedere nessuno. E’ necessario ricordare poi che, Michelangelo, non considerava se stesso un Pittore, ma si definiva Scultore, eppure realizzò un’opera straordinaria.

Secondo quanto io stesso ho sperimentato, una accresciuta percezione delle proprie capacità non è necessariamente legata a qualcosa di grandioso. Ne siamo venuti a conoscenza perché delle grandi opere si descrivono e divulgano anche gli aspetti ritenuti minori, ma può accadere a tutti.

Può capitare durante un esame. Ci chiedono di risolvere un problema o di trattare un argomento che conosciamo bene perché ci appassiona, ed andiamo a ruota libera perdendo la cognizione del tempo e di tutto ciò che ci circonda. Può capitare mentre stiamo realizzando un’attività sportiva, e realizziamo l’impresa di cui, noi stessi, non ci saremmo mai ritenuti realmente capaci. Può capitare mentre svolgiamo il nostro lavoro, ed in ogni altra occasione che possiamo immaginare.

C’è un episodio che potrebbe essere associato a questo stato mentale che, a me, piace ricordare. Nel mese di Aprile del 1982, vi fu un evento tragico in una cittadina umbra. Durante una mostra sull’Antiquariato organizzata all’interno di un edificio, si sviluppò un incendio. Decine di persone rimasero intrappolate nei piani alti della struttura. Le finestre al piano terra avevano inferriate impossibili da forzare e le uscite di sicurezza erano bloccate. Per strada, poco distante, c’era uno di quei camioncini che vendono la frutta e la verdura alle persone che passano; una di quelle attività che ancora oggi è possibile vedere, persone che magari provengono da un’altra regione e vendono direttamente ciò che hanno coltivato. Il commerciante vide che vi erano persone affacciate alle finestre alte del palazzo impossibilitate a saltare per la notevole altezza e vide il fumo. Con una prontezza indescrivibile a parole, accostò il camioncino all’edificio ed iniziò ad urlare alle famiglie che abitavano nella via, di gettare i materassi dei propri letti dalle finestre. Alcune famiglie, pensarono bene di gettare anche i cuscini dei divani, avrebbero potuto essere comunque utili. Lui raccolse quei materassi, quelle coperte, quei cuscini, e li posizionò sul pianale del suo automezzo. 

Nell’edificio ove si stava rapidamente propagando l’incendio, vi erano circa 130 ÷ 150 persone. Iniziarono a saltare da una finestra sul pianale di carico del camioncino, e così in molti si salvarono.

Una persona totalmente priva di cognizioni di sicurezza, di come intervenire in emergenza, quel giorno realizzò un capolavoro. 

Esiste realmente la condizione in cui si manifesta una accresciuta percezione delle proprie capacità? Non lo posso dire con certezza. A me piace pensare di si.

Ogni volta che mi capita di ripensare a ciò che ha realizzato quel venditore ambulante di frutta e verdura, mi cadono le lacrime.


lunedì 1 maggio 2017

Promozione laterale



Una delle tecniche per allontanare una figura scomoda all’interno dell’organizzazione lavorativa, è quella di promuoverla in una posizione diversa, un ramo laterale dell’azienda o della istituzione. In pratica un binario morto.

La figura scomoda non è detto che sia un pessimo dirigente, un coordinatore incapace, un lavoratore pasticcione, anzi, spesso è scomoda perché è onesta, preparata. Quindi scomoda per l’arrivista di turno che vorrebbe sfruttare l’allontanamento mascherato da promozione, per caldeggiare se stesso.