Dopo anni che scrivo, parlando male degli Psicopatici, questo post potrebbe sembrare la classica dimostrazione della Sindrome di Stoccolma.
Nella seconda metà dell’Agosto 1973, a Stoccolma, durante un tentativo di rapina ad una Banca, due malviventi tennero in ostaggio quattro persone che, inaspettatamente, svilupparono un forte attaccamento emotivo nei confronti di coloro che, di fatto, avrebbero potuto ucciderli. La vicenda si chiuse in un modo non cruento e, le vittime, durante il processo arrivarono anche a chiedere clemenza per i sequestratori.
Venne così chiamata Sindrome di Stoccolma quella condizione in cui, la vittima di violenza, crea un forte legame, simpatizza per il suo aggressore.
Ma, tolta questa ipotesi, io sostengo che si può arrivare ad amare una personalità psicopatica. Si può amare di un amore autentico.
Molti di noi hanno una vita che potremmo definire sostanzialmente stabile. Parlare di monotonia è sbagliato, perché siamo tutti immersi in una crescente complessità, sconosciuta anche solo un secolo fa. In questa esistenza stabile si inserisce lo Psicopatico, e la sconvolge completamente in un modo che da euforia. Percepiamo di poter fare cose che non avremmo mai immaginato alla nostra portata. Ed erano lì, avanti a noi, bastava solo un po’ di coraggio. Ci sentiamo finalmente vivi.
Queste persone hanno un fascino superficiale che le rende effettivamente irresistibili, ma è solo fascino superficiale. Sanno come farsi apprezzare e fingono. Sono consapevoli del loro potere seduttivo, e lo usano.
Ingenui noi? Forse c’è una componente di ingenuità, non lo nego, ma ammetto che si può arrivare ad amare realmente uno Psicopatico o una Psicopatica.
Basta saper interrompere la relazione prima che degeneri. Senza sperare che ritorni tutto come prima.