Ci sono persone che, a guardarle, sembrano non vivere in una comunità sociale. Quantomeno non vivere rispettando le regole non scritte che la comunità impone.
Sono vestite in un modo strano, non abbinano i colori, non curano il loro aspetto, si vestono per difendersi dal freddo, nulla di più. Ma la prima impressione che hai guardandole negli occhi non è negativa. Sotto i capelli spettinati, sotto la barba incolta, sotto vestiti logori c’è altro: solitudine, intelligenza, forza di volontà, umiltà e capacità di vedere oltre gli schemi.
Sono sempre stato affascinato da costoro, lo ammetto.
Buona parte di coloro che hanno portato innovazione nel mondo della Fisica, dell’Arte, della Matematica, della Tecnologia, sono individui che hanno vissuto lunghi periodi in solitudine, che sono usciti dalla banale quotidianità ed hanno sperimentato, hanno ideato, hanno promosso con vigore qualcosa che sentivano realizzabile. Spesso hanno avuto difficoltà a comunicare la profondità del loro stesso pensiero, perché le immagini mentali delle loro idee non potevano essere trasferite direttamente in una pagina, utilizzando un idioma, scrivendo. Alcune delle menti che hanno trasformato la società hanno sofferto della solitudine in cui si erano rifugiati, altri sono stati costretti all’isolamento, a subire invidie, ingiustizie, calunnie, discredito, ma hanno lottato e non si sono mai arresi.
Abbiamo necessità di rivalutare queste persone. Abbiamo necessità di rendere più permeabile la nostra società alle ragazze ed ai ragazzi che hanno queste capacità e non riescono ad esprimerle, perché loro sono gli innovatori.
Non sono diversi da noi. Spesso sono persone che hanno competenze estremamente specifiche, che sono bravissime in un ambito ristretto, che hanno talento solo per certe attività. Ma hanno i nostri stessi sogni, le nostre stesse speranze, le nostre stesse paure.
Scrivo queste righe per dare coraggio. Chi sa di avere la stoffa e di poter realizzare qualcosa di importante deve insistere nella sua iniziativa. Lo deve fare per se stesso, ma anche per il bene dell’intera comunità sociale.
Quando parlo di innovatori non mi riferisco solo a Johann Carl Friedrich Gauss, Grigorij Jakovlevič Perel'man, genio della matematica che ha rifiutato un premio da un milione di dollari e vive pressoché in povertà, Steve Jobs, Karl Ernst Ludwig Marx Planck, ma anche alla moltitudine di imprenditori, di organizzatori, di ricercatori, di lavoratori e lavoratrici che hanno, nel loro piccolo, la possibilità di migliorare, perfezionare, far crescere il proprio prodotto, l’ambiente, la catena commerciale, con un’idea geniale a cui nessuno aveva pensato prima. E non mi riferisco solo al mondo del lavoro, ma anche a nuove didattiche per l’insegnamento, a nuovi modi per poter scegliere un bene da acquistare, ad una gestione della cosa pubblica che sia realmente rispettosa dei diritti fondamentali dell’uomo.
E se c’è un Paese al mondo ove queste cose sono accadute in un recente passato, questo è proprio il nostro.