Avete presente quella scena che si vede in alcuni film quando, il protagonista, racconta una “verità” talmente inverosimile che non viene creduta? Un esempio su tutti: nel secondo film dell’antologia “Alien” di James Cameron, Sigourney Weaver (Ripley) racconta come l’astronave sia andata distrutta e viene razionalmente screditata.
Quando può accadere un evento analogo nella realtà?
Secondo me può avvenire per i seguenti motivi diversi:
- Il fatto è vero ma è talmente al di fuori della nostra comprensione e della nostra esperienza personale che, non trovando una giustificazione razionale per spiegarlo, finiamo per rifiutarlo;
- Il fatto è vero ma, accettarlo, implicherebbe una mutazione estremamente negativa delle nostre convinzioni religiose, della percezione del nostro stato di salute, della nostra etica professionale, del nostro futuro, che non può essere considerato per ciò che realmente è;
- Il fatto è vero ma contrasta con un’altra verità che ci è stata rappresentata da persona che riteniamo sicuramente affidabile.
Facciamo alcuni esempi.
Siamo andati a vivere per qualche tempo in una casa in campagna ed un giorno, in piena estate, con un cielo pressoché sereno, iniziano a piovere acqua e rane. Le vediamo quando rimbalzano sul terreno o sul tetto di casa. Non siamo gli unici a vederle, per cui l’evento è reale; ma si tratta di esperienza talmente anomala ed inspiegabile che, per forza di cose, finiamo per non considerarla. Le rane intanto fuggono in pochi minuti e tutto torna alla normalità.
Pomeriggio davanti alla televisione in bianco e nero quando, improvvisamente, viene annunciata una edizione straordinaria del telegiornale. E’ successo qualcosa. Ed infatti il giornalista che, normalmente, conduce il telegiornale delle venti, annuncia pallido lo scoppio della terza guerra mondiale. I Russi hanno lanciato dei missili con testate atomiche ora diretti sul territorio degli Stati Uniti d’America ed, a breve, vi sarà la ritorsione degli USA per quella strategia nota con il nome di “Mutua Distruzione Reciproca”. Ci rimangono solo pochi minuti di vita prima delle esplosioni. Non è possibile.
Durante una visita medica ci viene comunicata una patologia gravissima che, progressivamente, ci porterà a non poter essere più autosufficienti. Non può essere accaduto a me, sono sempre stato bene.
Questo rifiuto psicologico è, probabilmente, un meccanismo di difesa della nostra mente, del nostro equilibrio interiore. Non stanno sparando, è un’esercitazione. Non mi ha tradita, sono solo colleghi di lavoro. Non è una rapina, stanno girando un film. Non è un urlo di dolore, giocano tra innamorati.
Lucio Battisti avrebbe detto: “Non è Francesca”.
Ora immaginiamo di aver compreso estremamente bene questo aspetto della nostra psiche, e di volerlo utilizzare per un fine perverso. Potremmo gettare discredito su una persona inventando eventi negativi alla quale è, in realtà, estranea. Ma si può fare di meglio. Infatti è possibile manipolare l’ambiente ove la vittima opera creando situazioni particolarmente assurde, indescrivibili, al di fuori di qualunque esperienza razionale. In questo modo la persona divenuta bersaglio potrà anche cercare di descrivere la strategia organizzata per ottenere il suo ostracismo, ma non verrà creduta. Non perché l’evento o l’insieme degli eventi non siano reali, ma l’accettarli contrasterebbe con i bisogni emotivi dell’interlocutore che ha necessità di credere in un mondo razionale, in eventi noti, spiegabili.
Con la macchina del fango si genera discredito sulla persona, non sulle sue idee. Ma con gli eventi assurdi, paradossali quanto reali, si mette l’avversario in una condizione di sostanziale impotenza. Le rane sono cadute, ma lui non potrà mai raccontarlo senza gettarsi nel ridicolo, senza subire l’isolamento della comunità sociale.