In questo spazio intendo contribuire ad illustrare e commentare una forma di violenza complessa basata sulla comunicazione falsa, malevola e paradossale.
Si tratta di argomenti che potranno essere percepiti in modo diverso a seconda dell’indole di chi legge, poiché ognuno di noi non dà esattamente lo stesso significato agli eventi e non intende allo stesso modo l’esistenza umana. Anche per questo motivo intendo precisare che i contenuti dei vari post non avranno la pretesa della scientificità né della verità storica, e non saranno riferiti a vicende o personaggi reali, saranno solo l’espressione delle mie convinzioni personali narrate avvalendomi del diritto costituzionale di manifestare liberamente il mio pensiero.
Si tratta di argomenti che potranno essere percepiti in modo diverso a seconda dell’indole di chi legge, poiché ognuno di noi non dà esattamente lo stesso significato agli eventi e non intende allo stesso modo l’esistenza umana. Anche per questo motivo intendo precisare che i contenuti dei vari post non avranno la pretesa della scientificità né della verità storica, e non saranno riferiti a vicende o personaggi reali, saranno solo l’espressione delle mie convinzioni personali narrate avvalendomi del diritto costituzionale di manifestare liberamente il mio pensiero.
La struttura della violenza
Volendo provare a dare una definizione formale si potrebbe affermare che: La violenza perpetrata con la strategia delle sistematiche vessazioni, psichiche e morali, attuata per motivi di lavoro, è quella forma di violenza dolosa costituita da più azioni, non necessariamente reiterate nel tempo con una cadenza costante e non dotate nemmeno di apprezzabile energia fisica, ma in grado di generare, tramite attacchi psicologici estremi, forme di assoggettamento indebito o di ostracismo, nonché far insorgere una significativa alterazione delle funzioni psicofisiche nella vittima designata. Consiste in un susseguirsi di eventi traumatici e micro traumatici, aventi come obiettivo il progressivo indebolimento delle resistenze psicologiche e come scopo la manipolazione subdola della volontà del soggetto aggredito.
In altre parole questa forma di violenza, pur basata quasi esclusivamente sulla comunicazione, è comunque in grado di far insorgere un turbamento dell’equilibrio nella psiche della vittima. Così come è possibile provocare lesioni all'organismo umano mediante una sostanza nociva e provocare una intossicazione, in modo corrispondente è possibile avvelenare a piccole gocce la psiche di un qualunque individuo mediante una comunicazione falsa, malevola o paradossale.
Questa forma di violenza ha una sua struttura tipica che comprende:
- l’iniziale comportamento ambiguo, paradossale, abnorme, violento o minaccioso finalizzato a destabilizzare la vittima designata;
- il tentativo di assoggettamento indebito;
- la durata nel tempo di una condotta sempre più illegittima dell’aggressore quando esaminata unitariamente;
- la reiterazione delle azioni ostili inquadrabili come una forma di terrorismo psicologico;
- l’esaurimento delle risorse e delle capacità di reazione dell’organismo della vittima designata dopo un tentativo di resistenza inefficace;
- un danno da rottura dell’equilibrio psicofisico ingiustamente provocato.
Questo schema peculiare lo si può trovare anche in certi rapporti familiari ove una figura, dopo aver inutilmente cercato di debilitare e soggiogare emotivamente l’altra, incapace di accettare il mancato asservimento oppure l’allontanamento, si produce in ripetute e soffocanti azioni moleste, o addirittura traumatiche, per demolirla psicologicamente, così da appagare la propria ferita narcisistica.
Una parte significativa delle violenze in famiglia che le donne non denunciano, ha questa genesi.
Una parte significativa delle violenze in famiglia che le donne non denunciano, ha questa genesi.