Premetto che questa storiella è completamente inventata.
Duemila avanti Cristo. Siamo nell’accampamento degli Achei, oltre la pianura. Una gruppo di eroi troiani, dopo aver tentato di sfruttare la notte chiara con un’incursione finalizzata ad incendiare le navi nemiche, sono stati catturati dagli uomini di Agamennone.
Ulisse propone di salvare loro la vita ad una condizione: risolvere l’enigma che verrà proposto a due di loro in modo da dimostrare il valore dell’avversario con cui stanno combattendo e poi narrare la vicenda al ritorno in patria, a guerra finita.
I due troiani vengono così portati al centro dell’accampamento, vengono legate loro le mani dietro la schiena e distanziati di circa trenta metri. Gli viene proibito di comunicare tra di loro. Un eroe Acheo spiega che verranno distribuite loro delle piccole pietre colorate, nel contenitore che non possono vedere ci sono 6 pietre bianche ed 8 pietre nere. Verranno suddivise e distribuite nelle loro mani tutte le pietre ma di un unico colore; quindi o tutte e solo le 6 pietre bianche, oppure tutte e solo le 8 pietre nere. In questo modo ognuno dei due potrà contare il numero delle pietre che avrà ricevuto ma non ne potrà vedere il colore; in altre parole non potrà sapere se sono state distribuite quelle nere o quelle bianche.
La prova per i due troiani consiste nell’individuare il numero esatto di pietre consegnate all’altro.
Così viene fatto e, dopo poco, Agamennone domanda per la prima volta: “Uno di voi due è in grado di dire il numero di pietre che sono state assegnate all’altro?”, ma entrambi restano in silenzio.
Dopo quattro domande identiche Agamennone non ottiene responso ma, alla quinta domanda, entrambi gli eroi troiani rispondono che sono in grado di affermare con certezza il numero delle pietre distribuite all’altro.
Indipendentemente dall’effettivo quantitativo e dalle modalità di come ci sono riusciti, per risolvere questo enigma al lettore è richiesto descrivere perché proprio alla quinta domanda di Agamennone entrambi i prigionieri sono in grado di svelare il numero delle pietre rispettivamente distribuite all’altro.
Come ogni problema istruttivo, non è tanto importante arrivare alla soluzione, ma affrontare l’enigma con il ragionamento per superare le difficoltà. Il silenzio è realmente un modo per comunicare.