Quand’è che diamo il meglio di noi stessi? Quando sopportiamo la sofferenza, il disagio, la solitudine, le aggressioni delle persone prevaricatrici, l’arroganza diffusa?
Quand’è che le ferite della persona che credevamo ci amasse smettono di farci male? Quando ci capita di fare cose che non credevamo di essere in grado nemmeno di affrontare?
Quando abbiamo un sogno. Quando portiamo avanti i nostri valori per vederli affermare, il nostro ideale.
La speranza ci porta a non dare peso alle difficoltà. Ci porta fuori della realtà quotidiana fatta da piccole e grandi ingiustizie, dallo squallore che ci hanno organizzato contro.
Immaginate la differenza che c’è tra l’essere un uomo o una donna. Una donna può generare una vita. Far crescere i propri figli nel migliore dei modi è già un obiettivo da riempire completamente venti anni della propria esistenza. Per un uomo questo è più sfumato.
Ci sono persone poi che hanno dedicato la loro vita al Teatro, che hanno scritto brani musicali indimenticabili, che hanno fatto della ricerca il loro pane quotidiano, che hanno portato l’assistenza medica o l’istruzione dove non c’era nulla. Queste persone erano e sono ripagate dal fatto di poter operare con passione in qualcosa in cui credevano e credono ancora, di poter esprimere liberamente la loro creatività.
Hanno sopportato la sofferenza? Certo che lo hanno fatto. Ma non lo hanno sbandierato. Hanno vissuto con dignità anche i momenti più terribili, senza dare spettacolo.
A mio modo di vedere queste persone non hanno mai ambito al denaro. Ed avrebbero operato allo stesso modo, sia in tempi di crisi, sia di prosperità economica. Sono queste le persone che hanno costruito e ricostruito questo nostro Paese, non coloro che vanno in cerca dei mezzi di comunicazione di massa per poter rilasciare dichiarazioni ed ottenere una visibilità solo fine a se stessa.