domenica 20 novembre 2016

Lo psicopatico deve primeggiare



Andreas ed Emanuel lavorano per una grande azienda di costruzioni meccaniche. Andreas è il classico bravo ragazzo un po’ ingenuo, che vuole dare stabilità alla sua occupazione per poter chiedere un mutuo, acquistare una casa e metter su famiglia. Emanuel è uno psicopatico, che finge di essere un bravo ragazzo; e gli riesce molto bene.

Durante la costruzione di un grande edificio nel nord del Paese, sia ad Andreas sia ad Emanuel viene affidato il compito di assemblare una struttura in acciaio molto complessa. Si tratta di un appalto che l’azienda ha vinto investendo molte risorse, perché intende in futuro utilizzare l’opera architettonica come biglietto da visita. Una realizzazione che desterà meraviglia e che, si spera, porterà altro lavoro. La struttura si compone di due cupole in metallo e vetro, estremamente difficili da realizzare. La costruzione della prima cupola viene affidata alla squadra diretta da Andreas, la seconda va ad Emanuel.

Fin da subito Andreas propone ad Emanuel di collaborare nell’organizzazione del cantiere e nelle decisioni operative. Secondo Andreas è interesse di tutti che il lavoro venga ultimato secondo progetto, nei tempi e senza incidenti né spreco di risorse. Collaborare significa mettere da parte ambizioni personali, desiderio di primeggiare, di mostrarsi superiore. Collaborare significa anche avere rispetto per il lavoro dell’altro, dividere meriti e demeriti. 

Ma, mentre per Andreas è del tutto naturale condividere problematiche e decisioni, per Emanuel il discorso è totalmente diverso.

Infatti, per una personalità psicopatica, collaborare significa dover rinunciare ad esercitare pieni poteri, significa condividere il merito dei risultati, significa non essere al centro della zona illuminata dai riflettori, dell’interesse generale oppure, quantomeno, non essere soli. Ma c’è anche un altro aspetto che non sfugge alla sua considerazione: tale configurazione potrebbe portare anche dei vantaggi, basta fingere di accettare il rapporto collaborativo fino al momento opportuno per poi distruggere la reputazione del collega e raggiungere da soli la meta.

Così, nella mente di Emanuel, si fa strada l’intento manipolativo della situazione. Non entrerà in competizione con Andreas. Non proverà a dimostrare con correttezza e rispetto una superiore competenza, migliori capacità organizzative, una superiore capacità di amministrare e motivare il personale. Nulla di tutto questo. Anzi, lascerà che le qualità indiscusse di Andreas emergano, assecondando la sua idea di organizzazione, la sua competenza, le sue capacità di amministrare gli operai. Questo, però, con un profilo difensivo, un modo di fare che gli permetta all’occorrenza di scaricare sull’altro tutte le eventuali responsabilità di imprecisioni nella realizzazione.

Emanuel non ammette la responsabilità di errori. Emanuel vuole solo per se i meriti del lavoro svolto.

Così Andreas, durante l’esecuzione delle cupole, si illuderà di aver raggiunto una sorta di leadership per le sue indubbie qualità. In realtà Emanuel lo lascerà fare, rimanendo ad osservare da una posizione privilegiata, pronto a saltargli alla giugulare. 

Quali saranno le mosse successive è facile intuirlo. Nel momento in cui la costruzione si rivelerà quasi ultimata e rimarranno solo opere di rifinitura o, comunque, di semplice realizzazione, lo psicopatico troverà il modo di far ricadere una qualche colpa grave su Andreas, se necessario con falsità e trame assurde, finché il suo collega non diverrà inviso ai vertici aziendali, ed allontanato dal cantiere. 

Emanuel si prenderà il merito del lavoro portato a termine. Solo lui. E, probabilmente, Andreas troverà difficoltà non da poco per ottenere un’altra occupazione.

Di questo racconto c’è una possibile variante. Quella in cui Emanuel rifiuta apertamente la collaborazione, fin da subito. In questo caso si creeranno due attività, due squadre di lavoratori in competizione tra loro nel medesimo cantiere. Tipicamente Emanuel arriverà a percepire la sua inadeguatezza ma si adopererà per nasconderla, sabotando l’opera altrui in modo nascosto. Oppure, addirittura, sfruttando le tecnologie che il rivale si è procurato togliendole a lui. Senza il minimo ripensamento. Senza la minima esitazione.

In questo modo Andreas vedrà vanificarsi le energie psicofisiche impegnate nella sua attività, subirà danneggiamenti, guasti improbabili, furti, sparizioni. Emanuel sfrutterà le iniziative dell’altro per trarne vantaggio in un rapporto competitivo scorretto, un modo di relazionarsi e negoziare del tipo “io vinco – tu perdi”. Il tutto in un crescendo di violente aggressioni emotive.






domenica 13 novembre 2016

In Viaggio ...



Domani partirai
non ti posso accompagnare
sarai sola nel viaggio
io non posso venire
il tempo sarà lungo
e la tua strada incerta
il calore del mio amore
sarà la tua coperta

Ho temuto questo giorno
è arrivato così in fretta
e adesso devi andare
e la vita non aspetta
guardo le mie mani
ora che siamo sole
non ho altro da offrirti
solo le mie parole

Rivendica il diritto ad essere felice
non dar retta alla gente
non sa quello che dice

e non aver paura
ma non ti fidare
se il gioco è troppo facile
avrai qualcosa da pagare

Ed io ti penserò in silenzio
nelle notti d’estate,
nell’ora del tramonto
quando si oscura il mondo
l’ora muta delle fate
e parlerò al mio cuore, più forte
perché tu lo possa sentire

E’ questo il nostro accordo
prima di partire
prima di partire
domani ... non ti voltare

Ama la tua terra
non la tradire
Non badare alle offese
lasciali dire
ricorda che l’umiltà
apre tutte le porte
e che la conoscenza
ti renderà più forte

Lo sai che l’onestà
non è un concetto vecchio
non vergognarti mai
quando ti guardi nello specchio
non invocare aiuto
nelle notti di tempesta
e non ti sottomettere
tieni alta la testa

Ama la tua terra
Ama, non la tradire
non frenare l’allegria
non tenerla tra le dita
ricorda che l’ironia ti salverà la vita
ti salverà ...

Ed io ti penserò in silenzio
nelle notti d’estate,
nell’ora del tramonto
quella muta delle fate
e parlerò al mio cuore perché

Domani partirai
in silenzio
ma in una notte di estate
io ti verrò a cercare
io ti verrò a parlare
e griderò al mio cuore
perché ... tu lo possa sentire
si, lo possa sentire
Tu lo possa sentire …



Fiorella Mannoia – Sony Music
Dall’album Sud - 2012


sabato 1 ottobre 2016

Scrivere un Curriculum Vitae




A mio modo di vedere esistono due tipi di Curriculum: il Curriculum per cercare un nuovo impiego, e quello per consolidare una posizione.

Mi spiego meglio. Quando si ha intenzione di migliorare la propria occupazione professionale, oppure quando si cerca un lavoro, è bene disporre di un documento che parli di noi, di ciò che abbiamo fatto in passato, dei nostri studi e dell’esperienza maturata. Un riassunto neppure troppo sintetico delle nostre capacità. Questo documento deve poter descrivere, ad una terza persona, chi siamo, le nostre potenzialità, quanto bene potremmo inserirci nel nuovo contesto lavorativo.

Normalmente quando si parla di Curriculum si intende un qualcosa del genere.

Esiste però anche un’altra esigenza per cui è necessario realizzare un Curriculum, quando dobbiamo comprovare sostanzialmente le stesse cose ma per consolidare una posizione di carriera. 

Ognuno, nel proprio Curriculum, scrive ciò che vuole. Ma questa “libertà”, in certi contesti lavorativi, diviene difficile da gestire. Perché magari abbiamo fatto cose di cui andiamo orgogliosi ma, l’evidenziarle, potrebbe scatenare o acuire l’irritazione, l’invidia, il risentimento, l’ira di qualcun altro. 

Quando ci si trova avanti ad una valutazione del genere, è difficile fare la scelta giusta. Perché da un lato sminuire se stessi significa farci del male da soli, dall’altro il rischio è di dover affrontare un conflitto con i narcisisti di turno, coloro che devono primeggiare ad ogni costo, anche se sprovvisti della stoffa necessaria.

Non dobbiamo pensare che queste situazioni si creino solo in contesti elevati, tra manager o dirigenti apicali. Queste situazioni sono possibili ad ogni livello della gerarchia lavorativa. Sia nella pubblica amministrazione, sia nel privato. 

Come agire?

Per me una persona che ha la possibilità di indicare nel proprio Curriculum descrizioni importanti, non deve rinunciare assolutamente ad evidenziarle. Senza tralasciare nulla. 

E non vale nemmeno una delle raccomandazioni tanto diffuse, ovvero quella che il potenziale esaminatore si aspetta di leggere al massimo due paginette. Una persona con venti anni o più di lavoro alle spalle, cosa ci scrive in due paginette? 

Scrivere tutto. Questo dev’essere l’imperativo. Tanto l’invidioso cercherà di screditarci comunque. Tanto vale rendergli la vita più difficile possibile. E se il nostro Curriculum è migliore persino del nostro superiore gerarchico? Io scriverei tutto ciò che può qualificarmi lo stesso, senza enfatizzare, con equilibrio, altrimenti finiamo per realizzare non il nostro sogno, ma quello di altri.

Un altro suggerimento che mi sento di poter dare è quello di orientare il Curriculum in direzione delle persone che potranno leggerlo. E’ il nostro biglietto da visita. Se siamo creativi, la nostra esposizione deve poterlo evidenziare; se abbiamo competenze organizzative o parliamo sei lingue, chi legge se ne deve accorgere.

domenica 28 agosto 2016

Quinto Post EU-OSHA - Ambienti di lavoro sani e sicuri

Prima slide della Campagna 2016 - 2017


Quarto Post EU-OSHA - Ambienti di lavoro sani e sicuri


L'obiettivo dell'Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (EU-OSHA) è di contribuire a rendere l'Europa un luogo più sicuro, salubre e produttivo in cui lavorare.
L'EU-OSHA promuove una cultura della prevenzione del rischio volta a migliorare le condizioni di lavoro.

L'Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro svolge attività di sensibilizzazione e di informazione sull'importanza della salute e della sicurezza dei lavoratori per la stabilità e la crescita in Europa, da un punto di vista sia sociale sia economico.

Quest’anno l’EU-OSHA ha indetto la Campagna "Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età" ed ho deciso di parteciparvi divulgando alcuni post.

La campagna 2016–17 mira a sensibilizzare sui temi della gestione della sicurezza e salute sul lavoro (SSL) nel contesto dell'invecchiamento della forza lavoro e incoraggia datori di lavoro, dirigenti, responsabili delle risorse umane, lavoratori e rappresentanti dei lavoratori a lavorare insieme.


domenica 17 luglio 2016

Bugie dalle gambe corte




Se vi capita di sentire una persona denigrare pesantemente qualcuno, chiunque sia, non lasciatevi convincere dalla comunicazione emotiva. Aspettate, Verificate. Guardate oltre l’immagine che vi viene proposta. Utilizzate l’intuito.

Se un soggetto afferma che Mario ne ha combinata una talmente grave da non potersi raccontare, se lo dice come fosse diretto testimone dell’evento, è difficile non credergli. Ma forse c’è un modo per avere qualche ulteriore indicazione sulla sua attendibilità. Provate a contraddirlo.

Il principio è il seguente: 

- Se il fatto è reale e viene riportato senza alterazioni, allora l’informatore, diretto testimone, manterrà la sua linea rappresentativa;

- Ma se il fatto non è reale e viene narrato solo per precisa strategia, per distruggere la credibilità della persona assente di cui si riportano falsamente le gesta, allora l’informatore vi aggredirà verbalmente solo per averlo contraddetto.

Avendo cercato di verificare la sua attendibilità, avendo chiesto spiegazioni, oppure avendo smentito le sue dichiarazioni volutamente denigratorie, non avete fatto altro che vanificare un atto di guerra psicologia nei confronti di una persona che non poteva difendersi. E questo vi darà la precisa misura del soggetto che avrete di fronte.


venerdì 8 luglio 2016

La tecnica della correlazione spuria





Per questo post sono costretto a richiedere un’attenzione maggiore del solito, perché si tratta di un argomento difficile da descrivere. 

Esiste una tecnica puramente dialettica per far ricadere colpe su qualcuno o per screditarlo senza che la vittima possa dimostrare il contrario; questa tecnica è basata su un principio matematico comunemente noto come “correlazione spuria”, ma viene ammantata con la comunicazione emotiva per impedire al pubblico di comprendere il sistema logico, di ragionare.

Per quanto incredibile, in particolare per me stesso che ho una passione per la purezza della Matematica, la tecnica funziona e disorienta gli uditori.

Facciamo un esempio: che cosa possono avere in comune l’età della Miss eletta annualmente al concorso nazionale di bellezza e le persone che muoiono per aver toccato un oggetto rovente o per essere state investite da gas o vapori particolarmente caldi nello stesso anno? Anche se ci pensate per un intero mese, sono eventi totalmente indipendenti, quindi non può esistere nessuna correlazione. Sfido chiunque a dimostrare razionalmente il contrario.

Però può succedere che, se mettiamo in relazione in un diagramma cartesiano gli anni dal 1999 fino al 2009, con l’età in anni della fanciulla eletta, si crei una curva dall’andamento effettivamente sovrapponibile con la curva che si ricava con il numero di decessi da corpi incandescenti nello stesso periodo.

Questo esempio non è propriamente inventato, il diagramma cartesiano è stato effettivamente realizzato da qualcuno con i dati della popolazione degli USA. E la correlazione è significativa.

Ma è solo una coincidenza.

Facciamo un altro esempio leggermente diverso: nell’ufficio governativo incaricato di controllare la congruità degli interventi dei vigili del fuoco nelle varie contee di competenza, viene elaborata una statistica decennale che riporta una diretta proporzionalità, tra numero di pompieri impegnati in un determinato intervento, ed il numero dei feriti per i quali è stato richiesto poi il ricovero in una struttura ospedaliera.

Apparentemente sembra paradossale. Più pompieri invio a spegnere un incendio, più feriti raccolgo. 

Evidentemente la realtà è un po’ più complessa. 

La variabile “numero dei pompieri intervenuti” e la variabile “numero dei feriti raccolti” dipendono entrambe direttamente, in realtà, da una serie di altri parametri che potremmo ricondurre nel concetto di “gravità dell’incendio”. Più grave sarà l’incendio e proporzionalmente più forze dovrò impegnare per spegnerlo e più persone potranno farsi del male. Se analizzato così è lineare. Se invece sono una persona che ha un potere formale e voglio gettare discredito sui miei collaboratori non racconterò questa versione dell’analisi degli eventi accaduti ma, con fare dissacrante, racconterò che l’istituzione è talmente mal governata che sarebbe preferibile inviare pochissimi vigili del fuoco ad ogni richiesta di intervento. Meno pompieri uguale a meno feriti. Lo dice la statistica.

Perché funziona questa tecnica? Perché gli uditori vengono attratti dall’elemento paradossale, perché vogliono poter credere che quel funzionario è un incapace. Non è solo irrazionale, ma è anche gratificante … finché quella che brucia non è casa tua. Se nessuno ti porta ad analizzare con maggiore attenzione i dati, difficilmente percepisci di essere stato manipolato. Ci ridi su e lo racconti agli amici.

E la reginetta di bellezza?

L’esempio della Miss è diverso perché la variabile “anzianità in anni della ragazza al momento dell’elezione” non ha alcuna correlazione, non dipende in alcun modo da qualcosa riconducibile al “numero di persone infortunate da contatto con oggetto rovente”. Tecnicamente si tratta di una correlazione spuria, ovvero significativa solo in apparenza. I dati coincidono solo per puro caso e solo per un periodo di tempo limitato. Oppure possono anche non coincidere affatto. Ma la persona che ha un potere formale e che vuole gettare discredito su un suo collaboratore, potrà iniziare a sottolineare queste coincidenze in modo da far credere che una qualche relazione in realtà ci sia.

In genere la vittima viene additata come colui che porta sfortuna, che trascina gli altri nella disgrazia, che con la sola sua presenza è in grado di far crollare le vendite dell’unità produttiva, di far smarrire i bagagli in aeroporto, di far morire un animale domestico … e tutto ciò a cui si vuole credere.

Pure questa tecnica funziona. E’ infatti sufficiente sottolineare queste finte correlazioni in modo ossessivo. Per un certo numero di eventi. Finché il meccanismo di discredito non si amplifica e si autosostiene per il contributo di soggetti divenuti strumenti inconsapevoli.

Anche in questo caso, se nessuno ti porta ad analizzare con maggiore attenzione i dati, difficilmente percepisci di essere stato manipolato. Ci ridi su e lo racconti agli amici.


venerdì 22 aprile 2016

Condizionare con una risata




Una delle tecniche impossibili da contrastare è quella di ridere delle cose perfettamente razionali, lecite, intelligenti o corrette.

La situazione che si viene a creare funziona più o meno in questo modo: la persona che vuole svilire l’avversario, ride fragorosamente mentre ripete una frase dell’altro, oppure mentre narra una sua azione o un’omissione perfettamente lecita.

Facciamo un esempio di fantasia. Ernesto è molto più giovane di Sigfrido, ma entrambi hanno superato i cinquant’anni. Ernesto ha fatto il servizio militare in un corpo speciale di incursori di marina. Sigfrido, per non ammettere una qualità di Ernesto, una sua certa prestanza fisica, cerca di sminuirlo ad ogni occasione ma non ha argomenti. Ernesto è veramente una persona con capacità fisiche fuori dal comune, è del tutto impossibile criticarlo in modo razionale. Così Sigfrido, sistematicamente, ridendo in modo coinvolgente pronuncia frasi tipo: “Si arrampicava sulle rocce” oppure “Si paracadutava direttamente in mare”.

Non è la frase in se ad essere significativa, ma è per come viene detta; per il linguaggio non verbale.

In ogni film d’azione, per girare scene di marines che si arrampicano su scogliere con armi e bagagli, vengono organizzate finzioni cinematografiche e controfigure, perché si tratta di attività alla portata di un numero ben ristretto di persone. E noi spettatori restiamo ammirati dalle scene proposte. Quindi Ernesto ha fatto cose di cui, volendo, potrebbe vantarsi. Ma Sigfrido, con il linguaggio non verbale, porta gli uditori a disprezzare tali atti. E lo fa semplicemente coinvolgendoli in una risata che lui stesso anticipa.

C’è poco da fare per contrastare una tale forma di discredito. Perché è basata sull’invidia. Quindi qualunque tentativo di riportare alla razionalità la platea si rivelerà vano. 

Il modo migliore di reagire è fare finta di nulla, lasciarli ridere. Infatti, non reagendo, si darà la netta impressione di poter ben tollerare i tentativi di discredito così da vanificare l’aggressione emotiva.

Io personalmente, quando subisco questa strategia, aggiungo altri particolari al racconto. Tanto i miei limiti e le mie capacità non mutano in funzione delle convinzioni altrui.


lunedì 21 marzo 2016

Questo è il mio Regno



Organizzazione governativa che controlla l’estrazione dell’energia geotermica in un Paese del Nord Europa. 

Eyleifur è un Geologo con compiti ispettivi con trenta anni di esperienza. E’ un ottimo comunicatore. Persona intelligente e riservata. Non ama mettersi in mostra, anzi preferisce rimanere dietro le quinte fin quando non è proprio necessario intervenire.

Il suo compito è vigilare sulle operazioni di estrazione, controllando che le indicazioni generali sulle aree sfruttabili, sulle tecnologie utilizzabili, sui parametri di progetto delle installazioni e sulle misure di sicurezza vengano rispettate. Le sue mansioni sono state decise direttamente da provvedimenti del legislatore nazionale; misura necessaria per evitare che possa essere condizionato da figure portatrici di altri interessi.

Hugberg è Capo Sezione nella stessa organizzazione governativa e diretto superiore di Eyleifur. Persona più orientato ad un ruolo politico che tecnico. Ambizioso ed autoritario, riunisce su di se una quantità eccessiva di impegni per sentirsi sempre al centro dell’attenzione.

La vicenda inizia nel 2001 quando, una grande Compagnia estera, viene incaricata di realizzare alcuni impianti per la logistica dei trasporti della piccola cittadella mineraria che si è creata a seguito dell’avvio del progetto di sfruttamento. Tra i vari impianti da realizzare c’è un enorme serbatoio interrato che verrà poi utilizzato per l’immagazzinamento dell’acqua. Si tratta di scavare con metodi tradizionali fino a quaranta metri di profondità. La sezione in pianta del serbatoio non è molto grande, infatti misura ventotto per cinquantadue metri; è la profondità quella che preoccupa, perché è necessario portare un Escavatore con un motore a ciclo diesel da 115 kW ad oltre quaranta metri di profondità. Si tratta certamente di una condizione pericolosa per l’operatore.

Eyleifur costringe la Compagnia a realizzare un progetto per la sicurezza degli scavi. Lui stesso fornisce indicazioni tecniche particolarmente utili per il dimensionamento dell’impianto di ventilazione che dovrà fornire ossigeno all’escavatorista ed al motore diesel, nonché spingere verso l’alto i fumi e le particelle incombuste. Poiché è la prima volta che vengono realizzate misure di sicurezza così elaborate, Eyleifur realizza una relazione di come si è arrivati ai parametri di progetto e dei risultati delle misure strumentali di ventilazione naturale ed artificiale. Un bell’esempio di collaborazione tra la Compagnia privata e l’Ente governativo supervisore.

Ovviamente Eyleifur è orgoglioso dei risultati ottenuti. Ama il suo lavoro ed esprime la sua creatività ogni volta che si presenta l’occasione.

A fine Novembre i lavori vengono fermati per le condizioni climatiche proibitive. 

Quando, ad inizio Aprile la Compagnia decide di riprendere gli scavi, interviene Otur, collega di Eyleifur ma con ben diversa preparazione. Otur convince la Compagnia a sottoporre il progetto originale al dirigente Hugberg in qualità di Capo Sezione dell’Ente. La procedura consolidata nella prima parte degli scavi prevedeva delle misure di sicurezza non particolarmente onerose ma, con l’aumentare della profondità, la sicurezza richiede in certo impegno economico. Questa opportunità viene colta dalla Compagnia per cercare di avere meno incombenze da realizzare rispetto a quanto pianificato l’anno prima.

E’ così che Hugberg avverte il Geologo Eyleifur, con un certo tono autoritario, che sarà solo lui a partecipare a quell’incontro. 

Di fronte a tanta determinazione Eyleifur non interviene. Anche perché non immagina che la Compagnia intenda rimettere in discussione una procedura lavorativa già stabilita nella sua interezza. Invece, sia il Capo Sezione Hugberg, sia Otur, ridefiniscono la questione della sicurezza in tutt’altro modo, con addirittura un aggravio dei costi e maggiore incertezza sulle possibilità tecniche di realizzazione.

A questo punto, i funzionari della Compagnia, vanno a cercare Eyleifur per lamentarsi di quanto recentemente è stato richiesto loro, e per la possibile realizzazione di un’attività lavorativa con modalità non perfettamente rientranti nelle ferree leggi locali. Ovviamente Eyleifur non la prende bene, rimproverando loro per aver cercato di raggirare le sue disposizioni tecniche che non avevano nulla di penalizzante. Eyleifur viene però aggredito verbalmente dal Capo Sezione Hugberg che, in un momento ove aveva perso i freni inibitori, afferma le sue vere intenzioni: “La struttura è stata affidata a me, e sono io che prenderò i meriti dell’attività per valorizzarmi”.

In altre parole, non ha importanza la sicurezza dei lavori, quello che conta è che Eyleifur non deve emergere perché, l’Ente governativo per Hugberg ed Otur, è solo un trampolino di lancio, una organizzazione da sfruttare per acquisire prestigio professionale, potere, denaro. E non deve accadere che qualcun altro possa ottenere dei risultati e visibilità, perché questo finirebbe per sminuire il loro ambito prestigio, finirebbe per fargli ombra.


Precisazione


I riferimenti a Leggi, Sentenze o altri provvedimenti che possano creare un sicuro riferimento, citati nei Post, sono riferiti alla data in cui il Post è stato pubblicato. Per chi volesse utilizzarli, è necessario controllare che siano ancora attuali e non siano stati sostituiti da provvedimenti o giurisprudenza più recente.

domenica 6 marzo 2016

Il Meteorite



Saranno state le nove di sera. Tornavo a casa con la mia ragazza. All’epoca avevo una Golf II GTD bianca con tettuccio apribile. La migliore autovettura al mondo, per me. Tanto che, il giorno che sono stato costretto a rottamarla, dopo 16 anni, l’ho portata prima all’autolavaggio. Era bellissima. Nemmeno un punto di ruggine e 450.000 km percorsi.

La superstrada, a quell’altezza, fa un’ampia curva a sinistra di circa novanta gradi, poi c’è uno svincolo con sottopasso. In quel punto si può decidere se andare verso Cesena oppure verso Roma. In pratica quel tratto di superstrada finisce ed è necessario rallentare molto.

Appena finita la curva, tolgo il piede dall’acceleratore e lascio che la macchina rallenti fino ai 50 km/h, poi c’è il sottopasso, altra curva a sinistra e poi subito a destra, e ci si immette nel tratto a quattro corsie per Roma.

In quel preciso istante abbiamo visto una roccia enorme in cielo che viaggiava da Sud verso Nord, praticamente in orizzontale. La roccia era scura, irregolare, grande come una casa, con qualche riflesso metallico. Ruotava lentamente su se stessa. Si lasciava dietro delle fiamme color verde intenso. Non era una palla di fuoco. Era una massa che, probabilmente, perdeva frammenti di ferro che si incendiavano e producevano le lingue luminose verdi. Ma viaggiava in orizzontale. 

Appena l’ho visto ho esclamato alla mia ragazza: “Guarda! Un meteorite”. La risposta fu: “See, un meteorite, figurati”. Le fidanzate sono fatte così. Non può essere solo perché lo hai detto tu.

L’avvistamento è durato almeno quindici – diciotto secondi. Andava relativamente piano ed eravamo in una valle. 

Il giorno dopo ho cercato sui giornali, ma non c’era traccia di un impatto. Nessuno ha scritto nulla in proposito nemmeno nelle settimane seguenti.


martedì 16 febbraio 2016

Come sopravvivere su un’isola deserta - Naufrago



Non vi capiterà mai di ritrovarvi naufraghi su un’isola deserta ma, se dovesse accadere, ecco alcuni suggerimenti.

La prima cosa, la più importante di tutte in assoluto, è mantenere intatta la voglia di vivere e la speranza. E’ la regola su cui si basa tutto il resto. La volontà di sopravvivere a qualunque costo dev’essere un imperativo. Ci sono stati dei casi in cui, persone che si sono trovate in difficoltà comunque risolvibili, si sono arrese psicologicamente e non ce l’hanno fatta. Invece è necessario prendere atto delle circostanze senza drammatizzare o minimizzare. 

La vita ci ha messo alla prova? Bene, ora vedrà di che pasta siamo fatti!

E’ bene fin da subito considerare che, come esseri viventi, abbiamo necessità di alcune cose che definiamo “bisogni primari”. Sono bisogni primari quelli fisiologici come il sonno; il cibo per eliminare la fame; l’acqua per eliminare la sete; il comfort termico per eliminare il troppo freddo o il troppo caldo; l’integrità fisica ottenuta ad esempio con indumenti in grado di proteggere dalle radiazioni solari, dalle abrasioni, dagli insetti. Questa preoccupazione condiziona le prime iniziative. E’ quindi necessario esaminare con attenzione le attuali condizioni psicofisiche: Abbiamo fratture? Ferite? Respiriamo normalmente? Abbiamo la febbre? In questo esempio ipotizziamo che siamo approdati senza lesioni fisiche né malattie, per semplicità. 

In questa fase organizzativa, raccogliere tutto il materiale e le eventuali attrezzature che sono arrivate con noi a seguito del naufragio. E’ necessario esaminare tutto quanto è stato possibile recuperare per un possibile impiego. Dobbiamo mettere al sicuro tali materiali, anche se pochissimi o apparentemente inutilizzabili, quindi è necessario realizzare un rifugio di fortuna come riparo e per poterci dormire. Un rifugio di fortuna lo si può realizzare con la vegetazione del luogo o trovando un anfratto poco profondo se esistono rocce. Attenzione ad eventuali animali che potrebbero aver avuto istintivamente la stessa idea.

Anche per soddisfare la fame e la sete è necessario ingegnarsi. Il mare in genere offre la possibilità di catturare quotidianamente del cibo che dovrà essere cotto. Costruire un arco e delle frecce non dovrebbe essere troppo difficile. Per l’acqua, la si può ottenere dalla pioggia o da una eventuale sorgente interna all’isola; la si può anche ricavare dall’umidità dell’aria sfruttando la condensa. 

Per semplicità supponiamo di aver provveduto a soddisfare i bisogni primari per cui, anche se siamo sconvolti ed impossibilitati a comunicare, ora abbiamo tempo per pensare a recuperare la situazione. Non sarà una cosa breve da realizzare per cui partiamo già con l’idea che è del tutto inutile fissare scadenze temporali.

Cosa sappiamo dell’isola? La sua posizione geografica qual è? La temperatura dell’acqua del mare cambia nei mesi? Il vento tira sempre nella stessa direzione? Il vento ha un’intensità costante? Esistono stagioni secche ed altre piovose? Le stelle che vediamo di notte sono quelle del nostro emisfero? Dov’è il Nord e dov’è l’Ovest geografico? In quale fase lunare siamo? Esistono correnti marine in grado di spingere un oggetto galleggiante al largo? Quanto è alto il dislivello di marea? Quanto dura il dì e quanto dura la notte? Quanto ci mette a calare il buio dopo il tramonto e quanto rapidamente diviene giorno? Se creo un condotto tipo quello di scarico di un lavandino domestico, da che parte ruota il vortice d’acqua? …

Raccogliere informazioni è il modo migliore per adattarsi alla situazione e creare la strategia per una soluzione al problema. Perché raccogliere informazioni significa aver reagito al trauma iniziale, significa aver accettato la nuova realtà, per quanto sconveniente. Raccogliere informazioni permette di trovare il punto debole ed il punto forte di ogni dinamica; la successiva analisi ci darà la traccia che ci serve per una iniziativa mirata.

In caso di mobbing, valgono gli stessi suggerimenti.




martedì 9 febbraio 2016

Le parole fanno più male delle botte



Non è accettabile che una ragazza arrivi a togliersi la vita perché vittima di aggressioni emotive. Gli adolescenti non hanno difese contro il bullismo. Gli adulti spesso non capiscono la gravità dei fatti. E la nostra società non è strutturata per tutelare le vittime di questa forma di violenza.

Questo stato di cose va cambiato. Perché non è più accettabile che si eserciti violenza e che, le vittime, debbano anche sopportare passivamente perché denunciare non servirebbe a nulla.

I bulli devono sapere che le loro strategie sono perfettamente identificabili e che c’è la volontà di impedirgli con decisione di portare avanti le loro azioni aggressive.

venerdì 5 febbraio 2016

Attacchi ai dipendenti pubblici





Uno dei modi che conosco per capire quanto equilibrio vi sia in un Paese, è quello di osservare le parate militari e le uniformi dei comandanti.

Nell’ambito degli appartenenti alle forze armate esistono dei gesti codificati, rituali. Ad esempio il classico saluto militare. Oppure elementi codificati, come il colore dei fregi, le dimensioni ed il numero delle medaglie, il colore dei bottoni e delle mostrine delle divise. 

Il saluto militare utilizzato un po’ in tutto il mondo, consiste nel sollevare la mano destra all’altezza della fronte, con la mano tesa ed il palmo leggermente rivolto verso il viso. Il gomito deve restare molto largo ed il gesto dev’essere rapido ed energico. Pochi sanno che deriva da un gesto rituale dei Cavalieri. Infatti, nel Medio Evo, in Europa, gli elmi vennero modificati e venne aggiunta la “celata”, ovvero un piccolo schermo mobile con feritoie che andava a coprire e proteggere gli occhi.

In precedenza gli elmi realizzavano una protezione parziale del volto. Poi, per diminuire la superficie del viso esposta, gli elmi vennero realizzati con minuscole feritoie a croce in prossimità della bocca e degli occhi del Cavaliere. Poiché divenne impossibile riconoscere la persona che si aveva di fronte, tra i Cavalieri si diffuse l’usanza di sollevare l’elmo sopra la testa, impegnando le due mani, per permettere il riconoscimento del viso e, di fatto, dichiarare la propria appartenenza. Sollevare l’elmo sopra la testa significava anche compiere un gesto rassicurante, perché le mani restavano ben in vista e lontano dalle armi. Ma con l’introduzione della celata, che era mobile e si poteva sollevare con un gesto più semplice, l’apertura per gli occhi ritornò a dimensioni maggiori. L’usanza, quindi, cambiò. Non era più necessario sollevare l’intero elmo per farsi riconoscere, ma divenne abitudine sollevare solo la protezione che celava gli occhi, con il gesto della mano destra. Eliminati gli elmi, il gesto è rimasto e si mima ancora come segno di saluto e di rispetto. Per anni noi italiani abbiamo mantenuto questo saluto militare solo quando si indossi un qualche copricapo, mentre altri eserciti lo utilizzavano anche a capo scoperto (tradendone, di fatto, l’origine).

Anche indossare una medaglia sulla divisa ha un significato codificato: la persona che hai di fronte è una persona di valore. 

Esistono medaglie per chi si è distinto in battaglia, per chi ha compiuto un gesto eroico, esistono medaglie per ricordare la partecipazione ad una particolare impresa militare. In ogni caso la medaglia distingue, crea uno status, comunica rispetto, simboleggia il raggiungimento di una posizione di privilegio. 

Ma un eccesso di medaglie significa anche un’altra cosa: in quel Paese, in quella organizzazione militare, si eccede con i titoli onorifici. E questo può significare solo che si è in presenza di un regime totalitario ove, le medaglie, qualunque forma o colore abbiano, vengono elargite in abbondanza per gratificare oltremodo i ruoli di potere. Per tenerli buoni. Per non dargli motivo di ribellione. Non può essere diversamente.

In altre parole, se in un Paese che non combatte guerre da oltre un secolo, i vertici militari hanno medaglie grandi come tappi del barattolo del miele, che tappezzano l’intera giacca e parte dei pantaloni della divisa, c’è qualcosa che non va. Cosa avrà mai fatto un Generale per meritare tanta riconoscenza? Non sarà troppo facile arrivare a conquistarne una? 

Questa tecnica, talvolta, la ritroviamo negli uffici della pubblica amministrazione ma con forme diverse. Nei regimi totalitari, a chi accetta senza resistenze il condizionamento vengono affidati incarichi prestigiosi, visibilità esterna, carriere fulminee, ruoli di potere, direttivi, onorificenze e gratificazioni economiche, diplomi. In genere non vengono premiati i migliori, i più professionali, le persone più equilibrate, i talenti naturali. In genere vengono valorizzati i mediocri, coloro che non avrebbero avuto nessuna possibilità di raggiungere una posizione di prestigio professionale in un sistema realmente meritocratico. 

E, tutto ciò, ha una sua logica, anche se perversa.

Infatti, valorizzare un individuo mediocre significa assicurarsi la sua eterna riconoscenza; diversamente avrebbe tutto da perdere egli stesso. Ma significa, al contempo, non subire pericolosi confronti con persone realmente capaci alle quali vengono tarpate le ali. E’ un po’ come il colore grigio che, a seconda di come lo abbini, con colori chiari o scuri, sembra talvolta nero e talvolta bianco. Così, circondarsi di incapaci coperti di medaglie, mette al sicuro il potere del despota. 

Ma le persone senza medaglia restano comunque un potenziale pericolo. Esiste una soluzione migliore? Certo che esiste. Consiste nell’eliminarli con decisione dall’organizzazione.

Per conquistare e controllare un Paese non è necessario invaderlo con i carri armati, è sufficiente controllare in modo totale la sua pubblica amministrazione. Poiché non è moralmente accettabile eliminare dal contesto chi rifiuta il condizionamento, e poiché è opportuno mantenere e non perdere il consenso sociale, allora si avvia una compagna di discredito e demonizzazione. Essere un dipendente pubblico deve divenire sinonimo di nullafacente, querulomane, approfittatore, parassita, ignorante, incapace. Il sentimento di disprezzo che ne seguirà nella comunità sociale giustificherà l’emanazione di urgenti provvedimenti di razionalizzazione delle risorse ed allontanamento dei fannulloni.

A quel punto basterà additare il “nemico” per poi allontanarlo senza perdere il consenso sociale. E quelli con le medaglie grandi come tappi del barattolo del miele non faranno nulla per impedire il dominio, perché a loro va bene così.