Può capitare, durante la propria carriera, di arrivare a porsi questa domanda: sono il migliore nella mia professione, nel mio ambiente di lavoro, ma non solo non ottengo il giusto riconoscimento dell’impegno che dedico alla mia mansione, ma subisco anche sabotaggi da parte di chi mi dovrebbe sostenere; perché?
A questa domanda sono associabili decine di possibili risposte. Le ragioni per cui questo può accadere sono tantissime. Ne analizzeremo una in particolare.
Supponiamo che Catharina sia la diretta collaboratrice di Hannele, e che Hannele sia una dirigente intermedia in una struttura pubblica per l’impiego con sede a Stockholm (Svezia). Catharina è una persona estremamente professionale ed ottiene ottimi risultati nel suo lavoro. Non è sposata, quindi dedica molto impegno nello svolgere la sua attività; è sempre aggiornata ed affronta le difficoltà, le novità, con lo spirito “perché no?”. Catharina ha altri dodici colleghi e colleghe di pari livello; ognuno ha un suo modo di svolgere la professione, ma nessuno si avvicina anche lontanamente alle sue qualità.
Hannele, invece, è un dirigente mediocre. Non particolarmente adatta a motivare le persone, tende a governare con comportamento autoritario. Ovviamente si prende i meriti dei risultati raggiunti dal suo gruppo, ma nasconde la verità.
Il buon andamento della struttura diretta da Hannele non è dovuto al suo modo di esercitare una leadership, ma dalle capacità, dall’entusiasmo e dalla passione di Catharina. Hannele ne è perfettamente consapevole ma non può accettare e rendere noto questo stato di cose perché, diversamente, si verrebbe a sapere anche della sua sostanziale incapacità di dirigere un’attività tanto delicata. Infatti, gli altri suoi collaboratori, dopo un periodo di tempo relativamente breve, hanno tirato i remi in barca e svolgono solo il minimo indispensabile, sovente commettendo errori ai quali sono poi costretti a rimediare.
Quindi, a fine anno, quando Hannele deve valutare in forma scritta le performance degli impiegati a lei affidati, non riconosce a Catharina quanto merita ma la denigra sistematicamente. Quanto toglie a Catharina, Hannele lo ridistribuisce spalmandolo sugli altri. In questo modo l’attività del gruppo risulterà sostanzialmente positiva ma, abilmente, l’incapacità dirigenziale verrà occultata.
Così Catharina verrà anche accusata di non impegnarsi a sufficienza, di essere persona egoista, solo desiderosa di mettersi in evidenza. E lei, probabilmente, continuerà a domandarsi perché, pur garantendo la migliore prestazione professionale, i migliori risultati, debba regolarmente sopportare questa ingiustizia.