La malafede è l’agire consapevolmente senza lealtà, senza sincerità, oppure sostenere qualcosa per danneggiare la credibilità o un diritto altrui.
Chi non ha mai dovuto sopportare la malafede di un qualche collega di lavoro? E’ esperienza comune, che abbiamo fatto tutti, nostro enorme malgrado. Chi agisce in malafede, però, è come se firmasse la propria malefatta. E’ una indicazione precisa, difficile da ignorare. Colui che agisce in malafede altera per se stesso la propria percezione, prima ancora che per gli altri. Alterando la realtà per non farla percepire alla comunità, in concreto inganna direttamente la sua stessa persona.
Se un individuo racconta un evento totalmente falso, mai accaduto, l’episodio narrato presuppone implicitamente una verità diversa. Nella malafede accade invece che è la realtà stessa che viene negata, nascosta, stravolta, deformata.
Per meglio illustrare questo concetto possiamo fare un esempio di fantasia.
Paolo lavora presso un laboratorio di analisi dei materiali in una media azienda. Paolo nel suo lavoro è molto preciso, ordinato, attento ai particolari, esegue con molta cura le lavorazioni poiché utilizza anche metalli preziosi per delle applicazioni determinate. Ovviamente il datore di lavoro ha interesse a contenere gli sprechi, per cui talvolta invita Paolo a prestare attenzione alle procedure. Un giorno però accade che Paolo viene accusato da un collega, in presenza di un suo superiore gerarchico, di aver sottratto all’azienda una significativa quantità di oro. L’accusa è totalmente falsa, infondata, per cui la strategia di difesa scelta dal lavoratore è la confutazione diretta: “l’ipotesi non è vera, queste sono le prove!”. La verità è diversa da come è stata presentata.
Chi agisce in malafede non si comporta così ingenuamente, perché agisce in modo da non lasciare la possibilità all’altro di difendersi.
Nella malafede chi aggredisce deforma la realtà senza falsificarla totalmente. Paolo verrebbe accusato di essere troppo ambizioso, di voler operare sempre con l’intento di primeggiare, di mettersi in evidenza, così da appagare un particolare desiderio interiore non propriamente sano. Le capacità professionali che il lavoratore utilizza per operare al meglio delle sue possibilità, divengono difetti.
“Non siamo noi che lavoriamo con superficialità, è lui che vuole sempre dimostrare di essere il più bravo!”
Quando gli impulsi per denigrare i lavoratori più preparati o coscienziosi partono da un dirigente, in genere le iniziative in malafede sono ancora più violente. Questo perché il dirigente, sovente, si rivolge all’esterno, alla comunità sociale, per esaltare se stesso e denigrare i propri collaboratori. E se ci fate caso, più il lavoratore è preparato, preciso, disponibile, e maggiore saranno le iniziative in malafede che il narcisista intraprenderà per mortificarlo e valorizzare la propria persona. Ed anche in questo caso l’utilizzo della malafede presuppone l’impossibilità della persona aggredita di difendersi.
Spesso la vittima non sospetta nemmeno che sono state attuate a suo danno iniziative comportanti la malafede. Ed essendo già difficile difendersi quando si conosce l’argomento utilizzato nell’aggressione, quando non si sospetta nulla la malafede agisce in modo devastante.