La nostra storia ufficiale non racconta quanto è realmente accaduto in un lontano passato. La storia la scrivono i vincitori. La storia, una certa storia, fa comodo alle figure in quel momento al potere. Se il potere cambia, lo si accusa di aver manipolato la storia, e la si manipola una volta ancora per adattarla alle mutate esigenze.
Torniamo indietro nel tempo fin quando, trentamila anni fa, vivevamo nelle grotte o nelle palafitte.
Sono stati ritrovati oggetti appuntiti in luoghi ove vivevano popolazioni primitive. Immediatamente sono stati classificati come armi che gli uomini di allora utilizzavano per cacciare animali molto più grandi e veloci di loro. Oggetti precursori degli attuali coltelli o pugnali. E’ credibile? E se fossero stati utensili che le donne utilizzavano per estrarre le radici commestibili delle piante? Si toglie qualcosa all’idea dell’uomo forte e si restituisce dignità alle donne.
Chi ha inventato la medicina? Le donne. Noi ricordiamo i nomi di medici importanti perché la notorietà è stata per secoli loro monopolio, ma la medicina l’hanno inventata le mamme.
Le donne hanno sempre avuto la necessità di far crescere sani o guarire i figli. Non sapevano che cosa generava la malattia, non avevano idea dell’esistenza dei virus, dei microbi. Ma le donne sapevano che certi rimedi, realizzati con le erbe raccolte, con i petali dei fiori, con le foglie, con il miele, con l’acqua, funzionavano. Chissà perché, ma funzionavano. E se nessuna conosceva un rimedio per un qualche sintomo, sperimentavano, provavano, si adoperavano come potevano.
Ora siamo nel tremila avanti Cristo. Immaginiamo una notte stellata. Gli uomini seduti intorno al fuoco che raccontano di come è possibile navigare osservando gli astri in cielo. Basta trovare uno di questi carri di fuoco, molto luminoso, che al contrario degli altri è fisso. Non è difficile individuarlo, perché è sempre vicino ad altre sei luci disposte in un certo modo.
A me piace immaginare che, da questa semplice nozione, siano nate le costellazioni. Per opera delle donne ovviamente. Perché la nostra mente umana cerca naturalmente di ricondurre ad oggetti definiti, che conosciamo già, ogni immagine che ci appare davanti gli occhi. La costellazione dei Gemelli (Gemini) racchiude un insieme di stelle che, se immaginate su un unico piano ed unite con delle linee fantastiche, descrivono realmente due figure stilizzate. E perché non chiamarle “Castore” e “Polluce” come i figli di Leda?
Leda è la bellissima Regina di Sparta, moglie di Re Tindaro. Zeus si innamora perdutamente di lei ma sa bene che Leda, se tenterà di sedurla, lo respingerà per restare fedele al suo uomo. Così Zeus si trasforma in cigno ed approfitta di lei mentre giace in acqua addormentata. Leda, la stessa notte, rimane incinta anche di suo marito e, così, nascono due gemelli. Uno, Polluce, figlio di un Dio; l’altro, Castore, figlio di un Re. Impossibile dimenticarsi di una storia simile.
Quella del Leone è una grande costellazione che comprende numerose stelle. In passato il numero degli astri era ancora maggiore e la testa del leone comprendeva anche alcune stelle della Lince (Lynx) e del Cancro (Cancer), oltre alla Chioma di Berenice (Coma Berenices). Il nome Leone deriva da una delle fatiche di Ercole, chiamato a combattere contro un essere mostruoso, un Leone che nessuna arma dell’uomo riesce a fermare. Ovviamente Ercole riesce a sconfiggere il Leone, ma deve ricorre alla sua astuzia ed alla sua inumana forza fisica.
Probabilmente la costellazione del Leone (Leo) deve il suo nome al fatto che, in Egitto, in prossimità del Solstizio estivo, ovvero del giorno con la maggior prevalenza del dì sulla notte, il Sole sorgeva avendo sullo sfondo proprio tale costellazione. In più accadeva, proprio in quel mese, che il grande fiume straripasse, rendendo fertili ampie zone di territorio, ed i leoni si avvicinavano alle città poste sulle sponde del corso d’acqua.
Ancora oggi il Leone è un simbolo che richiama l’abbondanza di acqua. In molte fontane l’acqua viene fatta sgorgare tra le fauci socchiuse di un Leone.
Perché queste figure irreali sono divenute popolari e sono arrivate fino a noi? Perché i navigatori ricordavano le stelle in insiemi con un preciso significato: un’immagine mitologica. Erano più facili da ricordare e riconoscere. La mente umana cerca di ricondurre ciò che vede a ciò che conosce. E rifiuta istintivamente ciò che non comprende. E’ un nostro limite. Siamo fatti così.
Questo ci permette di comprendere perché esiste una forma di violenza subdola che trova difficilmente spazio nelle aule di giustizia. Perché le informazioni sono poche, spesso non arrivano agli organi di governo. A volte sono informazioni contraddittorie, articolate in modo disorganico, senza una traccia comune razionale. Altre volte sono mescolate a storie di condizionamenti a cui è impossibile credere. Per cui la mente di alcuni componenti della comunità sociale non riconosce lo schema, vede solo dei puntini luminosi senza significato, e rifiuta di credere ai propri occhi, alle proprie orecchie, perché realmente non comprende.
Post Scriptum
Leda era bellissima. Elena era bellissima. Evidentemente a Sparta c’erano le donne più belle del mondo.