Nella Violenza perpetrata con la strategia delle sistematiche vessazioni, psichiche e morali, attuata per motivi di lavoro, lo psicopatico utilizza ad arte gli agenti provocatori. Non è una regola ma, nella stragrande maggioranza dei casi, è così.
Gli agenti provocatori sono soggetti impiegati da una figura che preferisce non agire direttamente; operano per procurare un qualche vantaggio tattico al mandante, spingendo la vittima a reagire violentemente oppure a commettere un errore. Più in generale il loro tipico scopo è quello di provocare discredito a scapito della vittima, sovente spingendola in modo subdolo a danneggiarsi da sola.
Poiché non possiamo sapere quali sono le reali intenzioni di chi abbiamo di fronte, se sospettiamo che sia un agente provocatore comportiamoci di conseguenza.
L’imperativo è: non reagire!
Non solo non ti concedo il vantaggio tattico di farmi vedere che discuto con una moltitudine di persone, che sbatto le porte, che lancio gli oggetti in aria, mentre tu psicopatico sei ammirato e benvoluto qualunque cosa fai; ma ti dimostro anche la mia forza d’animo. Perché io e te sappiamo che sono, o potrebbero essere, agenti provocatori, ma io farò fallire il tuo piano e tu non potrai farci nulla.
L’assedio di Troia non è finito grazie alla forza di Aiace, oppure grazie alla bravura di Achille nell’uso delle armi, oppure ancora alla determinazione di Agamennone; l’assedio di Troia si è concluso grazie all’astuzia di Ulisse.