sabato 23 maggio 2015

Movimentate riunioni di servizio



C’è un luogo, nello spazio e nel tempo, ove la personalità autoritaria, il narcisista patologico, lo psicopatico perverso, da il meglio di se: la riunione di servizio.

La riunione di servizio è, in generale, il momento ove una piccola comunità lavorativa affronta dei temi in modo approfondito, così da evidenziare criticità o innovazioni, al fine di avvalersi della possibilità di ottenere decisioni operative maggiormente efficaci, sfruttando la partecipazione del numero più grande possibile di persone in grado di portare il loro contributo di preparazione, creatività ed esperienza.

Io ho una preparazione in Astrofisica e, a soli 22 anni, sono appena arrivato in questo gruppo di lavoro che costruisce macchine per imballaggi industriali; potrò contribuire in base alla mia freschezza mentale, in base al fatto che non sono legato a consuetudini, a schemi mentali sbagliati quanto ripetitivi. Lui invece ha fatto sempre l’Elettricista, da quanto aveva 14 anni; potrà contribuire in base alla sua preziosa esperienza pratica. L’altro ancora ha un Diploma di Meccanico ed ha fatto continuamente corsi di aggiornamento sulle macchine industriali; è la persona che ha la maggiore competenza tecnica teorica e, per questo, il suo contributo sarà altrettanto prezioso.

Funziona così.

Questa è, però, quella realtà che si racconta nei convegni e seminari, nei corsi di formazione. Nei fatti accade sempre altro.

La riunione di servizio è, soprattutto, il momento in cui gli individui mostrano l’appartenenza ad una determinata fascia gerarchica aziendale. A volte, nelle sale ove avvengono le riunioni, ci sono più porte di accesso, alcune delle quali ad uso esclusivo del personale dirigente. 

In generale, il vero argomento in discussione, è il “potere”.

Farò un solo esempio, perché l’argomento è estremamente vasto, e non è possibile in poche righe analizzare tutte le dinamiche possibili.

Supponiamo che siamo stati coinvolti in una nuova attività nel reparto produzione e che abbiamo scoperto delle importanti mancanze nella qualità del prodotto, tali da poterne vanificare la possibile affermazione sul mercato, quella costosa affermazione che l’ufficio commerciale ha pianificato con cura e professionalità. E’ troppo semplice pensare che, esponendo con semplicità le carenze e gli errori nella riunione di servizio, verranno immediatamente prese delle iniziative per l’eliminazione dei difetti ed il conseguente miglioramento della qualità del prodotto. Talvolta, chi ha un ruolo di responsabilità nell’evento, percepisce tale esposizione come un attacco ingiusto alle proprie capacità, finalizzato a toglierli potere.

Tipicamente, in questi casi, il soggetto che si sente aggredito reagisce negando anche l’evidenza; poiché è intollerante alle critiche utilizzerà la dialettica per non permettere alla persona coscienziosa di parlare. Questi soggetti che puntano solo alla valorizzazione della propria persona, anche se questo dovesse portare alla distruzione commerciale dell’unità produttiva, sono sovente manipolativi nei confronti degli altri, cercano di coinvolgerli rappresentando loro una ben diversa realtà, mentendo spudoratamente senza alcuna esitazione né rimorso. 

Nella quasi totalità dei casi, è la persona razionale, coscienziosa e coraggiosa, che finisce per essere colpevolizzata per aver presentato evidenze ritenute inesistenti, quando non denigrate o ridicolizzate. 

Purtroppo non viviamo in un mondo giusto. Anche se siamo portati a credere che, prima o poi la verità verrà fuori ed i malvagi verranno riconosciuti per ciò che sono, nei fatti ciò raramente avviene. Perché il narcisista patologico, il bugiardo sistematico, continueranno la loro opera di mistificazione ed inganno.

Solo un manager avveduto, un grande datore di lavoro, un responsabile di progetto capace possono riconoscere le strategie di potere che bloccano lo sviluppo e fermare in tempo questi disastri annunciati. E’ per questo che, costoro, andrebbero retribuiti bene; perché la loro professionalità tutela i posti di lavoro, il futuro dei lavoratori, la continuità dell’azienda, dell’impresa.


sabato 9 maggio 2015

L’accusa tipica: Hai un carattere rigido! - Seconda parte




Nel precedente post abbiamo visto come, se sei una campionessa di pattinaggio artistico, inevitabilmente finisci per divenire estremamente precisa nei tuoi movimenti. Potrebbe non essere una caratteristica innata della persona, ma diviene una necessità per ottenere risultati. E la stessa precisione sei costretta a pretenderla con decisione dall’atleta che pattina sul ghiaccio insieme a te e ti solleva in certe figure.

E’ la funzione, la mansione che lo richiede. Non si capisce come potrebbe essere diversamente. Per cui non è la persona ad essere realmente rigida, ma è il ruolo che lo impone.

Facciamo altri esempi. Prendiamo in esame un carattere particolarmente deciso, inflessibile, orgoglioso, che non si lascia influenzare, che non cede alle lusinghe perché ha dei valori. 

Anche qui è necessario fare delle precisazioni. Ci sono individui che costruiscono intorno a loro una sorta di barriera; fanno sapere a tutti che la loro decisione, giusta o sbagliata che sia, resterà inamovibile. Poi ci sono persone che sono anche disposte a cambiare le loro convinzioni profonde, ma prima attendono la dimostrazione di questa nuova tesi. Entrambi, ad un’analisi superficiale, appaiono rigidi, irremovibili, determinati, ma il primo ha costruito la propria rigidità per difendere una struttura di personalità fondamentalmente fragile, se non masochista. Il secondo, al contrario, difende le proprie idee, i propri valori, perché li ritiene profondamente giusti per lui e per il resto della comunità sociale.

Il primo non può cedere, perché crollerebbe insieme all’impalcatura che ha realizzato e finirebbe per accettare una indecorosa sottomissione, la perdita di una libertà solo immaginata. Il secondo si rifiuta di cedere, perché un combattente non si arrende alla prima difficoltà e non rinuncia alla sua vera libertà.

Entrambi hanno un comportamento fortemente controllato. In buona parte per non offrire la giugulare agli approfittatori. 

Perché rappresentano un problema per la personalità psicopatica? 

Perché lo psicopatico manipolatore non ammette di poter fallire nelle sue iniziative. Quindi, quando ottiene un rifiuto, un abbandono, un allontanamento, egli subisce una ferita narcisistica che lo spinge a provare un odio profondo nei confronti dell’altro. Per lo psicopatico perverso non è accettabile che esista un modo diverso di vedere la realtà; tutto deve ruotare intorno a lui, non sono ammesse alternative o perdite di potere.

Oltre a ciò, lo psicopatico non arriva a comprendere le differenze tra queste due personalità. Per lui, chi non accetta la sottomissione indebita, è uno che si contrappone e basta. Un incapace. Uno che non sa fare i propri interessi, che non sa cogliere l’occasione per la scalata sociale. Un perdente. E lo classifica rigido, perché non prende nemmeno in considerazione la possibilità che sia lui la banderuola, quello che si orienta a secondo di come tira il vento.


domenica 3 maggio 2015

L’accusa tipica: Hai un carattere rigido! - Prima parte




Quando si è vittime della guerra perpetrata con la strategia delle sistematiche vessazioni, psichiche e morali, attuata per motivi di lavoro, ci si sente tipicamente accusare di avere un carattere rigido.


Ovviamente lo psicopatico non ha nemmeno idea di cosa si intenda per “carattere rigido”, ma la sua accusa serve ad incolpare la vittima per distogliere da se l’attenzione e per giustificare implicitamente ogni sua iniziativa. E’ esattamente la stessa accusa tipica che gli stupratori usano per giustificare la violenza esercitata: E’ stata lei a provocare – Era consenziente.

Ma chi ha realmente un carattere rigido?
Facciamo alcune ipotesi di lavoro.

Non tutte le attività professionali sono uguali. Ci sono lavori in cui la componente di creatività è estremamente ampia. Immaginiamo un artista, un regista di teatro, un poeta, una scrittrice, una persona che si occupa di addobbi floreali, un cuoco, un architetto; è intuitivo considerare le loro professioni esercitabili con una importante quota di libertà di iniziativa, di libertà di espressione, di inventiva.

E’ bene fare subito una distinzione: per quanto posso immaginare non esiste una professione totalmente priva di vincoli, di regole che devono essere necessariamente rispettate.

Se sei un artista devi considerare comunque che il marmo che scolpisci non è un materiale ideale; ha delle caratteristiche di resistenza che impongono delle regole, altrimenti l’opera va in frantumi. Un regista di teatro deve comunque rispettare delle regole di comunicazione, deve rispettare il testo dell’autore, deve rispettare i tempi, deve saper organizzare la rappresentazione. Il cuoco può creare tutti i piatti che la sua fantasia gli suggerisce, ma deve comunque disporre di cibi freschi o correttamente conservati, altrimenti l’alimento potrà anche avere un buon sapore, ma rischierebbe di essere nocivo. L’architetto può organizzare lo spazio come vuole, ma non può ignorare le leggi della fisica.

Poi ci sono lavori che, per forza di cose, impongono una professionalità che si esprime in gran parte con la precisione, la fermezza, la decisione nel prendere iniziative, la severità.

Se sei giudice di gara, non puoi applicare le regole condivise con due pesi e due misure, perché non metteresti i concorrenti nelle medesime condizioni. Allo stesso modo se sei un giudice in tribunale devi applicare la legge in modo uguale per tutti. Se sei pilota d’aereo non puoi ignorare le frasi codificate e le procedure rigide che vigono in tutti gli aeroporti del mondo; l’incidente di Tenerife ha dimostrato quanto è importante per la sicurezza una frase pronunciata in un modo leggermente diverso da quello atteso. E la stessa cosa vale anche per una quantità straordinariamente grande di professioni, ad esempio per chi svolge una professione sanitaria, per chi insegna matematica, per le forze dell’ordine, per chi fa ricerca ad alto livello oppure chi impiega esplosivi.

Se per un artista, o un architetto, la flessibilità di pensiero è una qualità a cui ricorrere, la stessa caratteristica potrebbe essere di nessuna utilità per chi deve seguire una procedura codificata. Per cui certi comportamenti inflessibili non sono necessariamente negativi, anzi, talvolta sono proprio una caratteristica positiva. Ci mancherebbe altro che mi venga contestata una contravvenzione per una violazione che, ad altri, viene tralasciata.

Quello che infastidisce il narcisista manipolatore è la fermezza di chi non piega la schiena, di chi rifiuta l’assoggettamento indebito, di chi non si lascia condizionare. E, poiché lui è estremamente flessibile per poter cogliere ogni opportunità a suo vantaggio, non comprende le posizioni di principio.