domenica 13 ottobre 2013

Sul perché tipicamente i narcisisti usano il discredito




L’obbiettivo delle calunnie, dei pettegolezzi, delle dicerie maligne, del discredito in generale è principalmente quello di impedire che gli altri si immedesimino, si identifichino con la persona individuata come bersaglio della violenza.

Se avete osservato come vengono accuratamente scelti i personaggi delle pubblicità televisive, avrete sicuramente anche notato che la casalinga che usa il detersivo migliore degli altri non è un sex symbol, non la vestono come una Bond-girl, non ha le unghie laccate o i capelli acconciati all’ultima moda. La scelta dei personaggi delle pubblicità sfrutta il potere di immedesimazione.

Io che ho appena finito gli studi e sto per entrare nel mondo del lavoro, possibilmente realizzando al contempo una famiglia, mi sentirò molto più simile ad un ragazzo/a con la mia stessa età, con il mio stesso linguaggio, con la mia stessa disponibilità di tempo, con il mio stesso modo di vestire e di comunicare. Quindi sceglierò il telefonino, l’automobile, le scarpe in base alle attenzioni che pongo in colui/lei che mi assomiglia, che è più inserito di me nel mondo del lavoro, che ha già formato una famiglia, anche se da poco.

Il Potere dell’Immedesimazione è un potere utilizzabile da chiunque. Il discredito mirato, quindi, serve ad impedire che qualcuno possa utilizzare questo potere.

Il discredito però serve anche a distrarre in modo subdolo, sfuggente, così da distogliere le capacità di analisi degli interlocutori dai veri problemi, dalle reali dinamiche di potere in atto, dando loro in pasto notizie paradossali, ambigue, ridicole, incoerenti, illogiche ed emotivamente coinvolgenti.

Quando un narcisista estremo utilizza questo tipo di comunicazione sta preparando il terreno ad un attacco. E’ un primo segnale che viene sì abilmente occultato ma che, in modo intuitivo, molti di noi hanno appreso a riconoscere.

Nella manipolazione perversa l’arrampicatore, il parassita, l’egoista smisurato, negano i loro veri obiettivi, non potrebbero fare diversamente, perché divulgare le loro perfide strategie e le loro smisurate ambizioni gli farebbero perdere il consenso sociale di cui hanno estrema necessità. Quindi raccontano una realtà costellata di menzogne e mezze verità, negando il conflitto nel modo più categorico, descrivendo ambienti di lavoro e relazioni interpersonali frutto solo della loro sfrenata fantasia. Un comportamento riconducibile alla malafede.

E’ certo che, il narcisista estremo che ha stravolto l’organizzazione del lavoro per ricavarne un vantaggio personale a scapito dell’interesse dell’unità produttiva, non andrà in giro a raccontare cosa ha combinato, anzi farà in modo di curare la propria immagine per apparire serio allo stesso modo di chi ha amministrato in modo coscienzioso, da buon padre di famiglia.

Colui che riceve l’insieme dei messaggi denigratori percepisce inizialmente elementi contraddittori, avverte una condizione di disagio perché riconosce la marcata ambiguità, la strumentale falsità. Successivamente poi avviene la presa di coscienza della fallita manipolazione perversa, del rifiuto che abbiamo finalmente posto al condizionamento, della ribellione ad una condizione di moderna schiavitù mentale. E’ questo il momento in cui l’aggressore ha necessità di amplificare la diffusione di maldicenze sul nostro conto, perché ora deve ostacolare la diffusione delle informazioni e, se non può raggiungere la certezza che riuscirà ad impedirci di informare, preferirà saturare tutti i canali comunicativi con il discredito, la calunnia, le maldicenze nei nostri confronti. Il narcisista perverso deve impedire ad ogni costo che la vittima risulti credibile, attendibile nelle sue accuse.

Questa strategia viene perpetrata nel tempo perché è estremamente difficile da ostacolare. Ad esempio, se ci accusano di avere una compagna o un compagno che ci tradisce, serve a ben poco sostenere con determinazione il contrario. Anzi è molto più probabile che la perversione altrui porti tensioni all’interno della coppia. Perché, a quel punto, ogni minuzia, ogni inezia risalterà ai nostri occhi, la stessa minuzia, la stessa inezia a cui non avremmo fatto caso in passato.