giovedì 31 ottobre 2013

Vale sempre la prima impressione?





Ci sono persone che troviamo immediatamente simpatiche, altre attraenti, per altre ancora riconosciamo in loro quella sensibilità o semplicità che ce le rende immediatamente amabili, piacevoli.

E’ solo la prima impressione, possiamo fidarci?

A mio parere, nella maggioranza dei casi, la prima impressione è affidabile.

Ogni essere umano comunica in continuazione, anzi non possiamo non comunicare. Comunichiamo chi siamo da come ci vestiamo, da come abbiamo tagliato i capelli, da come abbiamo valorizzato il nostro viso; comunichiamo soprattutto con il linguaggio del corpo, con il movimento degli occhi, con le espressioni del viso, con i gesti delle mani, con il muovere le gambe.

Questa forma di comunicazione è innata in noi. La attuiamo, così come la percepiamo negli altri. In generale la comunicazione non verbale veicola le emozioni ed è prevalente sulla comunicazione verbale che, primariamente, veicola informazioni. 

Quindi se dico che il cibo che sto mangiando è particolarmente buono ma, al contempo, piego verso il basso gli angoli della bocca, il mio interlocutore percepirà una comunicazione disarmonica, paradossale. E nel dubbio darà la prevalenza alla comunicazione non verbale (il cibo non è buono, ma sto fingendo che lo sia).

Questa forma di comunicazione ambigua, paradossale, è particolarmente pericolosa soprattutto se attuata nei confronti dei bambini al di sotto dei cinque anni. Il bambino “sente” che c’è qualcosa che non va se la mamma gli parla con tono amorevole ma non lo stringe a se, non gli fa sentire calore umano.

Quindi, poiché non dipende da fattori culturali, possiamo quasi sempre fidarci della prima comunicazione non verbale, del primo linguaggio del corpo che vediamo in una persona, in definitiva della prima impressione.

Ma è una regola che non vale sempre.

Bisogna sempre lasciare un piccolo margine al timore, al dubbio, perché ci sono individui che sono abilissimi nel mostrare fin da subito un’immagine ultra positiva di loro stessi, che sanno fingere senza lasciar trapelare la minima incertezza, la minima indecisione. Fa parte di una strategia seduttiva molto più ampia, che non è possibile percepire subito. Una strategia orientata a far sottomettere un poco alla volta il suo interlocutore, una strategia subdola capace di svuotare progressivamente le sue energie, la sua capacità di ribellione, la percezione stessa dell’annientamento emotivo, dell’isolamento. E sono quelli che diventano pericolosi quando ti accorgi che cosa ti stanno facendo, come ti hanno condizionato.

Al contrario in amore, oppure ancora di più nell’amicizia sincera, la percezione spontanea di simpatia, di calore umano, di desiderio o di affetto, non muta nel tempo.