sabato 12 ottobre 2013

Perché utilizzare una Consulenza Tecnica





Nel Codice di Procedura Penale la Consulenza Tecnica e la Perizia sono considerate a tutti gli effetti mezzi di prova. 

E’ bene fin da subito fare una netta distinzione: la Consulenza Tecnica è richiesta dalle parti, mentre la Perizia è richiesta dal Giudice. 

Quando la persona offesa dal reato, oppure il Pubblico ministero, o anche l’Imputato, per poter sostenere le proprie ragioni hanno necessità di una valutazione tecnica, scientifica oppure artistica dei fatti accertati, possono ricorrere ad un Consulente, specialista nella materia. Allo stesso modo il Giudice, per eventualmente approfondire l’argomento trattato o per una eventuale valutazione ulteriore, può richiedere una Perizia ad un Perito da lui nominato, sempre specialista nella materia.

Al Consulente Tecnico, oppure al Perito, viene chiesto di valutare gli elementi di prova già acquisiti. Queste figure non hanno i poteri della polizia giudiziaria, quindi tecnicamente non svolgono indagini, ma descrivono l’evento sulla base della loro particolare competenza in materia, indicando conclusioni che, talvolta, possono essere controintuitive, oppure evidenziare elementi di reato in fatti che sembravano irrilevanti.

Se si decide di affrontare la battaglia tramite una denuncia alla Magistratura è bene richiedere la Consulenza Tecnica perché, l’accertamento della responsabilità penale, quando si deve affrontare la violenza perpetrata con la strategia delle sistematiche vessazioni, psichiche e morali, attuate per motivi di lavoro, richiede notoriamente il possesso di cognizioni tecniche, esperienza ed abilità metodologiche che, come non possono essere presunte nella persona del Giudice, così possono non essere proprie del Pubblico Ministero. La finalità nascosta della violenza perpetrata con la strategia delle sistematiche vessazioni è l’indebolimento delle difese psicologiche della vittima designata, quindi la manipolazione della sua volontà, così da privarla della sua identità culturale e sociale, per poi isolarla dalla comunità professionale e dalla collettività, il tutto tramite più azioni ed omissioni, talvolta singolarmente insignificanti, ma nell’insieme estremamente pregiudizievoli. Quindi la vittima di questa forma di violenza, di iniziativa dovrebbe preferibilmente richiedere quantomeno una Valutazione Medico Legale, in base a quanto indicato dalla Corte Costituzionale con la Sentenza n. 33 del 11.02.1999 che riporta: “La consulenza extraperitale è suscettibile di assumere pieno valore probatorio non diversamente da una testimonianza e che pertanto il Giudice non è vincolato a nominare un Perito qualora le conclusioni fornite dai consulenti di parte gli appaiano oggettivamente fondate, esaustive e basate su argomenti convincenti”.

E’ necessario dedicare molta attenzione a questa iniziativa, perché sovente nelle aule di giustizia è difficile ricreare il clima di ostilità che, al contrario, viene abilmente e subdolamente organizzato nel contesto lavorativo. Cosicché le aggressioni subite, ripetute ad un Giudice in un contesto totalmente diverso, in un clima ove la vittima viene colpevolizzata in modo strumentale, possano rendere effettivamente l’idea della gravità della violenza.