giovedì 17 ottobre 2013

Parassiti sociali nei luoghi di lavoro



Ripartiamo da questo fondamentale concetto: durante la guerra, una delle prime cose che è necessario fare è individuare chi realmente è a capo dello schieramento nemico

Non è affatto semplice perché nella violenza perpetrata con la strategia delle sistematiche vessazioni, psichiche e morali, il burattinaio si nasconde e lascia che agiscano altri. 
Ci sono delle personalità che, per la loro stessa natura, tendono ad operare al di fuori delle regole di civile convivenza. Se possibile è necessario studiare ed analizzare il loro comportamento, perché tutto ciò ci potrebbe permettere di comprendere chi tira realmente i fili della vicenda. 

Una di queste personalità da tenere sotto controllo possiamo chiamarla il “Free Rider”.

La logica del Free Rider (scroccatore, parassita) è quella del comportamento illecito in cui l’estremo egoismo spinge l’individuo a ricercare sempre il massimo vantaggio, con conseguente azzeramento dei costi. Un comportamento puramente razionale volto alla massimizzazione dei benefici e finalizzato alla sola realizzazione dei suoi illegittimi interessi personali.

Immaginiamo, ad esempio, che in una piccola comunità ricreativa quale un Circolo delle bocce, i soci decidano di raccogliere denaro per far installare un impianto di ventilazione e condizionamento; il Free Rider sarà quel soggetto che non parteciperà economicamente alla colletta, perché sa benissimo che, dopo, potrà comunque beneficiare dell’innovazione senza sostenerne i costi.
Dall’esempio emerge che il comportamento tipico del Free Rider è basato su una logica opportunista. Lui non realizza nulla per sua iniziativa, sfrutta le strutture e le opportunità che altri hanno creato. Non si espone, non rischia in proprio, agisce da organismo parassita, un vero parassita sociale.

Le caratteristiche del “Mediatore criminale” descritte in un precedente post, e del “Free Rider” possono essere rappresentate dallo smisurato desiderio di affermazione nella comunità sociale. Sono soggetti che non hanno progetti professionali, disegni politici di innovazione, non propongono percorsi sociali ed economici innovativi, in grado di ammodernare e migliorare la società tutta, anzi sovente sono degli acerrimi conservatori. Poiché sono riusciti a raggiungere una posizione ove poter esercitare dinamiche di potere, per loro ogni cambiamento nasconde un’insidia, la possibilità che la nuova configurazione possa penalizzarli, favorendo qualcun altro. Per questo motivo tipicamente esercitano un ipercontrollo sulle persone e sulle situazioni.

Allo stesso tempo, com’è intuitivo, queste stesse persone disprezzano le utopie, i progetti avveniristici, l’integrazione sociale di culture diverse, gli sviluppi tecnologici, la comunicazione creativa finalizzata allo scambio produttivo di informazioni. Ostentano spregiudicatezza. 

Un’altra strategia di affermazione dei Free Riders consiste nell’insediarsi in organizzazioni prive di una loro storia documentata. In questo modo lo sfruttamento delle risorse a fini personali è più facile perché, tramite una studiata destorificazione degli eventi, è possibile riscrivere, rimaneggiare le origini, le tradizioni, le consuetudini, le esperienze maturate dal gruppo di lavoro. Per ottenere questo risultato è contemporaneamente necessario liberarsi dei collaboratori più esperti, quelli con più anni di servizio, isolare gli oppositori, mortificare gli antagonisti, inserire forze nuove non in grado di percepire il condizionamento, così da poter essere opportunamente manipolate anche contro i collaboratori più lavorativamente preparati, esperti.

Il Free Rider è sostanzialmente un manipolatore, da una rappresentazione di sé indipendentemente dagli eventi e dalle persone presenti, cerca di imporla per come lui percepisce la realtà, così riesce a sfruttare i rapporti sociali per autoconvincersi. Le relazioni che realizza, quando viene promosso in una posizione di potere, sono di tipo manipolativo. Sono relazioni incentrate sul fine, nemmeno tanto nascosto, di poter dominare gli altri, averli in pugno.