domenica 31 agosto 2014

Il coraggio e la solitudine sono gemelli



Da circa venti mesi frequento alcuni Social Network. E’ un’esperienza per me gratificante. Io sono convinto che la rete informatica che pervade il globo sia solo un nuovo strumento di comunicazione; uno strumento accessibile in questi anni per la prima volta dall’umanità.

Quando è stato inventato il Telegrafo, oppure il Telefono, le persone hanno avuto la possibilità di comunicare anche a grandi distanze. Prima non era mai stato possibile. Ai tempi dell’Impero romano si potevano mandare informazioni anche a migliaia di chilometri di distanza ma, lo scrivente ed il destinatario, non interagivano direttamente, era necessario un messaggero. Ricordiamo Filippide che corse, secondo la leggenda, da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria in battaglia.

Ma anche con il Telefono, non si poteva certo alzare la cornetta, comporre un numero a caso e cercare un dialogo con uno sconosciuto. Non era quello l’uso. Il Telefono ha permesso alle persone che avevano necessità di trasferire informazioni, di comunicare tra di loro anche a distanze considerevoli. Tutto è cambiato con la diffusione di Internet. Sono nate le “Chat”, ovvero delle stanze virtuali ove si poteva interagire con sconosciuti che erano lì per lo stesso motivo. 

Per la prima volta nella storia dell’umanità un individuo in incognito, poniamo in Alaska, avrebbe avuto la possibilità di descrivere il suo mondo, la sua quotidianità ad una casalinga in incognito in Australia. Sia in una stanza virtuale privata, sia in una stanza virtuale pubblica, con la possibilità data ad altre persone di intervenire. Ora le chat sono in disuso e tale forma di comunicazione si è evoluta nei Social Network.

Tutto questo ha realmente mutato il nostro modo di relazionarci con la comunità sociale. Ora viviamo una sorta di doppia identità: una nel mondo reale ed una nel mondo virtuale.

Tra le tante persone che puoi incontrare tramite Internet ci sono le persone che vivono in solitudine. Non sempre la solitudine è una scelta, a volte viene imposta. La comunità rifiuta una persona e la isola, quasi sempre ingiustamente. Tra le spiegazioni di questo evento ho trovato questa frase che mi è piaciuta molto: “Se hai coraggio, se ti esponi, se lotti per la verità, la giustizia e la dignità, se combatti per i tuoi diritti, allora ti ritroverai solo, abbandonato a te stesso, circondato dal deserto della viltà, dall’utilitarismo e dalla convenienza”.

Non posso sapere con precisione chi l’ha scritta ma si comprende che, più che un monito, è lo sfogo di una sofferenza reale, di una esperienza terribile di vita vissuta.

Coraggio! Non sei il solo a combattere per la verità, la giustizia e la dignità.



venerdì 29 agosto 2014

Jurij Alekseevič




Primavera anni ‘90. Sono ad Otranto per motivi di lavoro ed affettivi. Ho un appartamento a disposizione e nuove abitudini da realizzare. Una di queste è attivare una radiosveglia sintonizzata su una stazione radio che trasmetta qualcosa di interessante la mattina presto.

E’ mia abitudine svegliarmi la mattina senza saltare dal letto come una molla. Io lavorerei ben volentieri il pomeriggio e la sera, ma la mattina presto è un trauma. Così, già da qualche anno, utilizzo una radiosveglia, ovvero un dispositivo che accende ad un’ora prestabilita la radio FM. E la programmo con 15 minuti di anticipo.

Quando arrivo in questa nuova casa, per una qualche ragione che non conosco, mi accorgo che l’apparecchiatura non è in grado di sintonizzare una stazione radio in modulazione di frequenza (FM). Si sentono in realtà dei suoni, ma i pochi segnali che riceve sono di pessima qualità. Così decido di passare alla modulazione di ampiezza per cercare altre stazioni (AM). Come tutti sanno la modulazione di frequenza, in confronto alla modulazione di ampiezza, permette una resa qualitativa migliore, per cui è più diffusa l’informazione in AM, rispetto alla musica predominante in FM. Riesco comunque a sintonizzare una stazione russa in lingua italiana o, quantomeno, che trasmette in lingua italiana la mattina intorno alle 06:30.

Passano almeno quattro settimane dalla mia nuova attivazione ed oramai riconosco la voce dell’intrattenitrice, sempre lei, che la mattina comunica in perfetto italiano senza inflessioni dialettali. Finché un giorno sento, più o meno, questa comunicazione: “Oggi ricordiamo Jurij Alekseevič Gagarin che nel 1961 tentò di compiere un’orbita intorno alla Terra a bordo della navicella spaziale Vostok. Nonostante Jurij Gagarin sia universalmente riconosciuto come il primo uomo ad aver raggiunto lo spazio, egli non uscì mai dall’atmosfera. Aprì il portello della Vostok quando ancora era in una traiettoria di salita poco dopo il decollo, e si lanciò con il paracadute. Più avanti dichiarò che era spaventato dal calore che veniva trasmesso dall’esterno. Quando comunicarono questa notizia a Nikita Sergeevič Chruščёv egli affermò: E’ ancora vivo?!”.

Ero in bagno con il rasoio in mano e restai almeno 10 ÷ 20 secondi fermo a guardare la radiosveglia, incredulo. 

La voce di donna concluse l’esposizione con una frase che incitava a diffondere l’ideologia comunista; una frase ripetuta due volte.

Jurij Alekseevič Gagarin su tutti i libri al mondo è l’aviatore sovietico che, primo uomo a volare nello spazio, ha portato a termine con successo la sua missione in data 12.04.1961. A lui viene attribuita la frase: “Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini”.


La Costellazione del Dragone



Ritorniamo per un istante al fuoco acceso nel tremila avanti Cristo, ed alla notte stellata del post La Costellazione del Leone

Gli uomini seduti intorno al fuoco raccontano di come è possibile navigare osservando gli astri in cielo. Basta trovare uno di questi carri di fuoco, molto luminoso, che al contrario degli altri è fisso. Noi oggi chiamiamo questa stella con il termine generico Stella Polare, perché è come se indicasse un asse di rotazione della volta celeste, esattamente in verticale sopra il Polo Nord geografico, quindi sostanzialmente ferma agli occhi di un osservatore terrestre. Nel tremila avanti Cristo la Stella Polare era Thuban della Costellazione del Dragone (Draco). 

Oggi la Stella Polare è un insieme composto da tre stelle che noi chiamiamo Polaris ed è ubicato nella Costellazione dell’Orsa Minore (Ursae Minoris). 

Anche il ragionamento delle linee immaginarie non vale sempre. E’ possibile suggestionare le persone e fargli vedere cose, oggetti o relazioni che, in realtà, non esistono. Mi posso servire di linee immaginarie per la Costellazione dei Gemelli, così da poter rendere evidente uno schema e confrontarlo con gli altri conosciuti. La mia mente riprodurrà quello schema per facilitare il raffronto. Ma posso anche subire un condizionamento che mi faccia associare una relazione, un disegno, ove in realtà non c’è nulla.

Molto dipende dalla frequenza dello stimolo. Se continuamente mi verrà indicato che su Marte ci sono dei canali tramite i quali gli abitanti del pianeta trasportano l’acqua, e se la possibilità di divenire Astronomo del Regno dipende dal giudizio favorevole da parte di chi, questi canali, li ha scoperti; allora è estremamente probabile che la visione di questi canali la sostenga anch’io con convinzione. Durante il Processo alle Streghe di Salem del 1692, la gente iniziò a vedere il male in ogni fatto. Così vi fu un’escalation che portò circa 380 persone ad essere accusate ingiustamente di stregoneria.


giovedì 28 agosto 2014

Non ne sono consapevoli ma proiettano la violenza che hanno dentro





Non ne sono consapevoli ma proiettano la violenza che hanno dentro, la proiettano su gli altri e li considerano colpevoli di aggressione. Un’aggressione che li ha costretti, loro malgrado, a dover reagire per difendere ciò che hanno faticosamente costruito in termini di prestigio sociale, ed a doversi difendere da un’aggressione che percepiscono anche come “fisica”. 

Le personalità Paranoiche sovente non riconoscono il peso del proprio comportamento nella genesi del conflitto interpersonale che, frequentemente, li vede coinvolti. 

La personalità Paranoide è una personalità estremamente narcisistica. Aggredisce prima di essere aggredita, perché “percepisce” il pericolo, la trama a suo discapito, il raggiro, l’inganno, l’imbroglio organizzato contro di lei per sottrargli potere.


Se il dirigente è un Borderline



La personalità Borderline è basata sulla convivenza di due complessi opposti: il complesso di superiorità ed il complesso di inferiorità. 

Esisto due configurazioni possibili, nella prima la persona mostra palesemente il complesso di superiorità ed il complesso di inferiorità è tenuto nascosto; nella seconda configurazione il complesso di superiorità è nascosto ed il complesso di inferiorità è palese. 

La personalità Borderline è una personalità di fondo narcisistica. Passa continuamente da una condizione di tristezza ad una di collera. Tra le caratteristiche peculiari vi è la trasformazione veloce dal ruolo di supplice e bisognoso di aiuto, al ruolo di legittimo vendicatore di un maltrattamento precedentemente ricevuto. Talvolta teme l’abbandono, reale o immaginario, in un modo disperato, pertanto cerca di opporvisi con ogni mezzo.

Una volta individuata la personalità Borderline in un dirigente di una qualche unità produttiva non è difficile, per una persona senza scrupoli, manipolare e sottomettere la sua volontà così da orientare le decisioni del dirigente a suo favore e, magari, anche a scapito dei possibili rivali per la carriera.


lunedì 25 agosto 2014

Lo psicopatico usa la paura



La paura è un’emozione autentica che ci protegge. La paura è riferita ad un evento futuro, un evento non ancora accaduto. Non si può avere paura per un evento passato. Si può essere tristi o felici per un evento passato, ma non si può avere paura per ciò che è già accaduto.

Al massimo si può avere paura per le conseguenze future di un evento passato. Ma la paura è sempre rivolta a quanto dovrà accadere.

La personalità psicopatica perversa usa la paura estrema per condizionare le persone. Crea un legame. 

E se la vittima è uno realmente capace di non lasciarsi impressionare, lo psicopatico farà in modo di terrorizzare le persone che gli sono vicino, i familiari, il resto della comunità sociale.


Bella senz'anima



… E adesso siediti / su quella seggiola,
stavolta ascoltami / senza interrompere,
è tanto tempo che / volevo dirtelo.

Vivere insieme a te / è stato inutile,
tutto senza allegria / senza una lacrima,
niente da aggiungere / né da dividere.

Nella tua trappola / ci son caduto anch'io,
avanti il prossimo / gli lascio il posto mio,
povero diavolo / che pena mi fa.

E quando a letto lui / ti chiederà di più,
glielo concederai / perché tu fai così,
come sai fingere / se ti fa comodo.


E adesso so chi sei / e non ci soffro più,
e se verrai di là / te lo dimostrerò,
e questa volta tu / te lo ricorderai.

E adesso spogliati / come sai fare tu,
ma non illuderti / io non ci casco più,
tu mi rimpiangerai / bella senz'anima.

Riccardo Cocciante



domenica 24 agosto 2014

Statistiche sul Blog tematico



Questo è il Post numero 100 e vorrei presentare alcuni risultati, così come sono abituato a fare. 

Il Blog tematico “Guerra Psicologica” è nato nel Maggio 2012 subito dopo che la Suprema Corte di Cassazione, sezione III penale, con la Sentenza n. 23230 del 2012 aveva stabilito che un Blog non può essere considerato una testata giornalistica né un prodotto editoriale, ai sensi della Legge n. 62 del 07.03.2001, quindi non vi era obbligo di registrazione in Tribunale. 

Nel primo anno sono state consultate meno di 1.000 pagine, con una frequenza di rimbalzo stabile del 8,20 %. La frequenza di rimbalzo indica la percentuale delle persone che sono uscite dal Blog entro il tempo di 10 secondi; in altre parole indica la percentuale di persone che non si aspettava di trovare i contenuti che ho postato oppure che, per una qualsiasi ragione, non ha gradito lo spazio web.

Nel secondo anno la frequenza di rimbalzo è diminuita progressivamente. Ad oggi, dopo due anni abbondanti, la frequenza di rimbalzo è del 1,98 %. 

Per quanto riguarda le pagine visitate, attualmente la media è di 2.400 pagine visitate ogni mese, con un picco avvenuto nel secondo anno di 6.800 pagine visitate in un mese. 

Ad oggi la percentuale di nuovi visitatori è del 61,3 %. Questo implicitamente significa che il 38,7 % delle persone che hanno letto almeno un Post, sono poi tornate a leggerne almeno un secondo. E, di questo, sono molto contento. 

Attualmente il Blog ha superato le 35.000 pagine visitate, di cui circa 22.000 da utenti che hanno avuto accesso dal territorio nazionale. Per le visite internazionali, dagli Stati Uniti (USA) sono state viste 8.246 pagine, dalla Federazione Russa sono state viste 3.352 pagine, poi in ordine Germania, Francia, Regno Unito e Canada. 

Il tempo medio di permanenza nel Blog è di 01 minuti e 19 secondi. 

venerdì 22 agosto 2014

Le provocazioni inumane del narcisista patologico



In certi ambienti di lavoro le provocazioni, le accuse ingiuste, le maldicenze sono la realtà quotidiana che le persone coerenti, sincere, oneste devono subire. 

L’aggressione emotiva più detestabile è il dover sopportare di essere accusati di colpe per fatti gravi commessi da altri. E’ una tecnica oramai consolidata. Chi lavora con superficialità accetta consapevolmente di poter recare un danno a qualcuno, perché esaminare con cura il proprio operato o agire responsabilmente comporta un impegno maggiore. Per poterlo fare prima si organizza per trovare una persona a cui, eventualmente, addossare le proprie mancanze, le proprie responsabilità. Se poi questa persona è un possibile concorrente alla progressione di carriera, tanto meglio.

Sovente però, la persona candidata a divenire il capro espiatorio, l’essere che dovrà raccogliere su di se tutti i mali dell’organizzazione, ha un’alta considerazione di se, lavora con precisione e secondo principi etici riconosciuti. Agli occhi del narcisista patologico è una situazione che va cambiata. Perché il resto dei componenti della comunità deve percepire “giusta” l’aggressione. 

Può anche sembrare strano ma è lo stesso narcisista patologico a demolire la credibilità e la professionalità della figura-bersaglio sottoponendolo a continue provocazioni volte a denigrarlo. Se è sposato: sua moglie è una poco di buono che lo ha tradito anche nel viaggio di nozze. Se non è sposato: è impotente e le donne lo deridono. Se è divorziato: anche la sua compagna non sopportava più le sue ossessioni e le sue lamentele da bambino a cui hanno rubato la cioccolata. 

Ovviamente è possibile sparlare e provocare su qualunque argomento. La strategia funziona perché, chi denigra esercita una forma di “potere” e questo, in un certo qual modo, affascina gli uditori. William Shakespeare lo ha ampiamente dimostrato nel Riccardo III. 

La provocazione si concretizza quando, alla vittima, viene fatto intuire con mezze parole l’argomento utilizzato per metterlo in ridicolo. Solo che la vittima non può provarlo, e prendere una qualche iniziativa gli si ritorcerebbe inevitabilmente contro. E’ l’aggressione di un gruppo contro un singolo a cui sono state tolte le armi.

Io penso che il modo migliore di comportarsi in tali circostanze è non lasciarsi coinvolgere emotivamente, ma agire con razionalità. Qualunque provocazione venga realizzata. Nel momento in cui questo fatto si verifica gli aggressori sono certamente in una posizione di forza. Quindi è imperativo non reagire, non cadere nella trappola. Minimizzare i danni. Diversamente sarebbe un suicidio. E’ esattamente quello che vogliono. 
Inoltre mostrare loro che la nostra autostima, il nostro amor proprio, non sono così facilmente scalfibili, susciterà una certa apprensione, dimostrerà che abbiamo la forza per tenergli testa e sfruttare il momento opportuno per restituire a Cesare quello che è di Cesare.

E’ quando non si aspettano nessuna iniziativa che sono più vulnerabili. Come Alessandro Magno sapeva bene, nell’attacco, il fattore sorpresa è tutto.



mercoledì 20 agosto 2014

Il tempo di lavoro passivo



Tecnica in uso da parte dei dirigenti che intendono sfruttare la possibilità di non dover dimostrare risultati concreti ai propri superiori.

Funziona in questo modo. 

In alcuni ambienti di lavoro l’attività può essere ridotta anche al solo venti percento di quella ottimale. Questo perché in diversi campi, quali l’insegnamento, l’arte, l’architettura, la gestione di una organizzazione, l’impegno non comporta un qualche risultato evidente. Ci sono lavori che comportano ruoli, mansioni, che puoi esercitare in due modi diametralmente opposti, operando con intensa passione o con il più assoluto menefreghismo, e tanto dall’esterno nessuno vedrà la differenza. I risultati o non sono misurabili oggettivamente, oppure sono risultati che si vedranno a lungo termine.

In generale noi immaginiamo un lavoro un po’ come una qualche attività che comporterà soddisfazione alla nostra utenza, al nostro interlocutore. Se ho un negozio di abbigliamento e faccio bene il mio lavoro, il cliente dovrebbe essere contento di aver fatto acquisti da me. Allo stesso modo mi aspetto riconoscimento se sono un medico che è appena uscito da una sala operatoria, se sono un vigile del fuoco, se faccio il falegname oppure il produttore di vini. E’ una visione però parziale.

Ci sono persone che, se fanno bene il loro lavoro, non avranno nessuna soddisfazione dal loro diretto interlocutore. 

Pensiamo ad un Magistrato che deve svolgere indagini, che deve interrogare una persona ritenuta colpevole di un delitto, che deve chiederne il rinvio a giudizio e poi la condanna. La sua attività non è “premiante” nei confronti dell’utenza. Ma il suo lavoro è quello. E’ un lavoro di pubblica utilità. Deve gestire un potere che gli è stato delegato. Allo stesso modo ci sono diverse altre professioni che hanno questa caratteristica. 

Ora mettiamo insieme questi due aspetti: un lavoro il cui risultato non sia oggettivamente misurabile o, quantomeno, non lo sia a breve termine ed un lavoro non emotivamente premiante per chi opera nel migliore dei modi. Solo un idealista convinto darà il meglio di se in questa difficile situazione. Ma c’è un modo per fermare anche gli idealisti: aumentare il tempo di lavoro passivo a scapito di quello attivo.

Un dirigente che abbia solo da perdere se i propri collaboratori decidessero di svolgere le proprie mansioni nel migliore dei modi, potrà sempre imporre un regolamento interno estremamente complesso, fatto di protocolli rigidi, di continue richieste di autorizzazione, di burocrazia esasperante, di indisponibilità economica anche per le più piccole esigenze, di ossessive registrazioni delle attività per statistiche che nessuno realizzerà mai. Questo perché la giornata lavorativa la si può dividere in due macro attività: il tempo dedicato al lavoro passivo ed il tempo dedicato al lavoro attivo.

Se sono un Architetto, il tempo di lavoro attivo è quello in cui opero su un progetto, il tempo in cui mi documento per cercare nuovi materiali, il tempo impiegato ad abbozzare un disegno ove organizzo lo spazio. Se sono un Coltivatore, il tempo di lavoro attivo è quello in cui opero gli innesti, oppure quando seleziono le coltivazioni per la semina. Se sono un Insegnante è quello passato con i ragazzi. Tutto quello che ha a che fare con registri, moduli di permesso, autorizzazioni, schede carburanti, moduli di rimborso, registrazioni presenze, riunioni, verifiche, audit, protocolli di qualità, sono tempo di lavoro passivo.

Al dirigente che vuole appiattire e demoralizzare i collaboratori, perché ha un interesse personale che è esattamente l’opposto di quello ufficialmente dichiarato, basta solo complicare il tutto. Il tempo di lavoro passivo si dilaterà a dismisura e lui potrà recitare la parte del brillante organizzatore.


domenica 17 agosto 2014

La Costellazione del Leone




La nostra storia ufficiale non racconta quanto è realmente accaduto in un lontano passato. La storia la scrivono i vincitori. La storia, una certa storia, fa comodo alle figure in quel momento al potere. Se il potere cambia, lo si accusa di aver manipolato la storia, e la si manipola una volta ancora per adattarla alle mutate esigenze.


Torniamo indietro nel tempo fin quando, trentamila anni fa, vivevamo nelle grotte o nelle palafitte.

Sono stati ritrovati oggetti appuntiti in luoghi ove vivevano popolazioni primitive. Immediatamente sono stati classificati come armi che gli uomini di allora utilizzavano per cacciare animali molto più grandi e veloci di loro. Oggetti precursori degli attuali coltelli o pugnali. E’ credibile? E se fossero stati utensili che le donne utilizzavano per estrarre le radici commestibili delle piante? Si toglie qualcosa all’idea dell’uomo forte e si restituisce dignità alle donne.

Chi ha inventato la medicina? Le donne. Noi ricordiamo i nomi di medici importanti perché la notorietà è stata per secoli loro monopolio, ma la medicina l’hanno inventata le mamme.

Le donne hanno sempre avuto la necessità di far crescere sani o guarire i figli. Non sapevano che cosa generava la malattia, non avevano idea dell’esistenza dei virus, dei microbi. Ma le donne sapevano che certi rimedi, realizzati con le erbe raccolte, con i petali dei fiori, con le foglie, con il miele, con l’acqua, funzionavano. Chissà perché, ma funzionavano. E se nessuna conosceva un rimedio per un qualche sintomo, sperimentavano, provavano, si adoperavano come potevano.

Ora siamo nel tremila avanti Cristo. Immaginiamo una notte stellata. Gli uomini seduti intorno al fuoco che raccontano di come è possibile navigare osservando gli astri in cielo. Basta trovare uno di questi carri di fuoco, molto luminoso, che al contrario degli altri è fisso. Non è difficile individuarlo, perché è sempre vicino ad altre sei luci disposte in un certo modo. 

A me piace immaginare che, da questa semplice nozione, siano nate le costellazioni. Per opera delle donne ovviamente. Perché la nostra mente umana cerca naturalmente di ricondurre ad oggetti definiti, che conosciamo già, ogni immagine che ci appare davanti gli occhi. La costellazione dei Gemelli (Gemini) racchiude un insieme di stelle che, se immaginate su un unico piano ed unite con delle linee fantastiche, descrivono realmente due figure stilizzate. E perché non chiamarle “Castore” e “Polluce” come i figli di Leda?

Leda è la bellissima Regina di Sparta, moglie di Re Tindaro. Zeus si innamora perdutamente di lei ma sa bene che Leda, se tenterà di sedurla, lo respingerà per restare fedele al suo uomo. Così Zeus si trasforma in cigno ed approfitta di lei mentre giace in acqua addormentata. Leda, la stessa notte, rimane incinta anche di suo marito e, così, nascono due gemelli. Uno, Polluce, figlio di un Dio; l’altro, Castore, figlio di un Re. Impossibile dimenticarsi di una storia simile.

Quella del Leone è una grande costellazione che comprende numerose stelle. In passato il numero degli astri era ancora maggiore e la testa del leone comprendeva anche alcune stelle della Lince (Lynx) e del Cancro (Cancer), oltre alla Chioma di Berenice (Coma Berenices). Il nome Leone deriva da una delle fatiche di Ercole, chiamato a combattere contro un essere mostruoso, un Leone che nessuna arma dell’uomo riesce a fermare. Ovviamente Ercole riesce a sconfiggere il Leone, ma deve ricorre alla sua astuzia ed alla sua inumana forza fisica.

Probabilmente la costellazione del Leone (Leo) deve il suo nome al fatto che, in Egitto, in prossimità del Solstizio estivo, ovvero del giorno con la maggior prevalenza del dì sulla notte, il Sole sorgeva avendo sullo sfondo proprio tale costellazione. In più accadeva, proprio in quel mese, che il grande fiume straripasse, rendendo fertili ampie zone di territorio, ed i leoni si avvicinavano alle città poste sulle sponde del corso d’acqua.

Ancora oggi il Leone è un simbolo che richiama l’abbondanza di acqua. In molte fontane l’acqua viene fatta sgorgare tra le fauci socchiuse di un Leone.

Perché queste figure irreali sono divenute popolari e sono arrivate fino a noi? Perché i navigatori ricordavano le stelle in insiemi con un preciso significato: un’immagine mitologica. Erano più facili da ricordare e riconoscere. La mente umana cerca di ricondurre ciò che vede a ciò che conosce. E rifiuta istintivamente ciò che non comprende. E’ un nostro limite. Siamo fatti così.

Questo ci permette di comprendere perché esiste una forma di violenza subdola che trova difficilmente spazio nelle aule di giustizia. Perché le informazioni sono poche, spesso non arrivano agli organi di governo. A volte sono informazioni contraddittorie, articolate in modo disorganico, senza una traccia comune razionale. Altre volte sono mescolate a storie di condizionamenti a cui è impossibile credere. Per cui la mente di alcuni componenti della comunità sociale non riconosce lo schema, vede solo dei puntini luminosi senza significato, e rifiuta di credere ai propri occhi, alle proprie orecchie, perché realmente non comprende.



Post Scriptum
Leda era bellissima. Elena era bellissima. Evidentemente a Sparta c’erano le donne più belle del mondo.


lunedì 4 agosto 2014

Lo Stalking di Gruppo



Con il termine “Stalking” intendo, in questo scritto, quell’insieme di comportamenti molesti o propriamente persecutori, ripetuti ed intrusivi, come intimidazioni, atteggiamenti sistematicamente disturbanti oppure irriverenti, arroganti, attenzioni indesiderate, tenuti in genere da una singola persona nei confronti della vittima, ma che può anche riguardare l’azione lesiva di un gruppo organizzato. In questo secondo caso indicherò l’iniziativa più propriamente con il termine “Stalking di Gruppo”.
Mentre il “Mobbing” è, per definizione, ristretto al contesto lavorativo, lo stalking interessa la quasi totalità dell’esistenza del soggetto individuato come bersaglio.

In Italia esercitare atti persecutori è reato.

Codice Penale - Articolo 612-bis - Atti persecutori.
“Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.
La pena è aumentata se il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona che sia stata legata da relazione affettiva alla persona offesa.
La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità di cui all'articolo 3 della Legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero con armi o da persona travisata.
Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. Si procede tuttavia d’ufficio se il fatto è commesso nei confronti di un minore o di una persona con disabilità di cui all'articolo 3 della Legge 5 febbraio 1992, n. 104, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio”.

Si configura il reato di Atti persecutori quando si tengono in maniera ripetitiva comportamenti invadenti, di intromissione, con una indebita pretesa di governo delle situazioni, quando si provoca qualcuno costantemente con una comunicazione insistente fatta di telefonate, messaggi, oppure con il generare situazioni insidiose. Ovviamente si tratta di un insieme aperto, in quanto non sono classificabili tutte le possibili azioni moleste.

Una delle tecniche utilizzate per compiere atti persecutori consiste nell’ipersensibilizzazione della vittima ad uno stimolo codificato. Significa associare una qualche esperienza traumatica ad un gesto, ad un comportamento, ad una espressione del viso, ad una frase ripetuta in modo da ossessionare con un atto quantomeno sgradevole se non irritante la persona individuata come bersaglio. Spesso questa comunicazione è comprensibile solo alle persone coinvolte.

Poiché l’obiettivo è portare all’esasperazione, talvolta vengono irretite persone ignare in grado di continuare l’aggressione anche quando il vero Stalker è impossibilitato ad agire. Altre volte i collaboratori vengono convinti ad agire così facendo leva su emozioni come la collera, abilmente indotta con una rappresentazione falsa della realtà; oppure semplicemente corrompendo con lo scambio di favori o pagando. In questo caso si tratta di Stalking di Gruppo. Talvolta l’intera comunità sociale viene spinta ad odiare ed aggredire una persona con tecniche di suggestione.