domenica 2 giugno 2013

Psicopatici perversi


In questa esposizione intendo descrivere il tipico profilo della personalità psicopatica perversa, ovvero il soggetto che aggredisce con la strategia delle sistematiche vessazioni, psichiche e morali.
Il termine “assioma” in matematica è utilizzato ad indicare un enunciato, una proposizione che, sebbene non dimostrata, si assume come valida. In questa mia descrizione ho assunto come assioma la considerazione che il comportamento umano riflette l’identità della persona, ne consegue direttamente che il comportamento criminale di un qualunque individuo, prima, durante la realizzazione di un reato ed anche immediatamente dopo, riflette le sue caratteristiche personologiche.
Gli elementi riscontrabili ricalcano lo schema tipico delle dinamiche di potere quando la violenza viene esercitata da una personalità che viene frequentemente descritta come immersa in un quadro pervasivo di grandiosità, nella fantasia o nel comportamento, e nella necessità di ammirazione. In particolare quando un soggetto, in buona parte (anche se non necessariamente):

  • ha un senso grandioso di importanza (per esempio: esagera risultati, si aspetta di essere notato come superiore senza un’adeguata motivazione);
  • è assorbito da fantasie di illimitato successo, potere, prestigio sociale e professionale; 
  • crede di essere “speciale” e unico, e di dover frequentare e poter essere capito solo da altre persone (o Istituzioni) speciali o di classe “elevata”; 
  • richiede una certa ammirazione dai propri collaboratori; 
  • ha la sensazione che tutto gli sia dovuto, cioè la irragionevole aspettativa di trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle sue aspettative; 
  • essendo successo-dipendente, si prende il merito del lavoro e dell’impegno degli altri, scaricando la colpa dei propri errori;
  • opera sistematicamente lo sfruttamento interpersonale, cioè usa gli altri per raggiungere i propri scopi; 
  • manca di empatia, è incapace di riconoscere o identificarsi con i sentimenti e le necessità degli altri;
  • mira al “potere” per soddisfare interessi difficilmente riconducibili alla realizzazione degli scopi dell’organizzazione, così, sfruttando le risorse degli altri, da spazio ai propri obiettivi senza tener conto delle legittime prospettive altrui;
  • è invidioso degli altri e crede che gli altri lo invidino; 
  • mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi;
  • deve a tutti i costi averla vinta o sembrare dalla parte della ragione, per cui rifiuta la collaborazione per instaurare immancabilmente un clima di competizione, nel far ciò sottolinea in modo esagerato il proprio valore ed il proprio contributo, si mostra vanaglorioso e finisce per percepire i suoi colleghi o collaboratori in “bianco e nero”, come amici o nemici;
  • stabilisce per il gruppo e per l’organizzazione obiettivi esageratamente ambiziosi, quando non del tutto irraggiungibili; 
  • stima in modo poco realistico ciò che occorre ed i tempi necessari perché il lavoro sia fatto;
  • agisce per raggiungere i propri obiettivi operando senza tregua ed in modo compulsivo a spese di tutto il resto;
  • esercita una pressione esagerata sui collaboratori, portandoli allo sfinimento emotivo;
  • invece di delegare gestisce tutto nei minimi dettagli prendendo il sopravvento ed imponendo il suo personale sistema di valori e la sua personale visione del mondo, restando insensibile al costo che tutto questo comporta emotivamente per gli altri;
  • deve apparire positivo a tutti i costi, poiché eccessivamente interessato alla propria immagine pubblica, così da bramare manifestazioni di prestigio;
  • rifiuta le critiche o, comunque, reagisce ad esse con collera, anche quando sono realistiche, incolpa gli altri e non sa ammettere errori o debolezze personali.
  • è sostanzialmente incapace di introspezione psicologica e di apprendere dall’esperienza (emozionale e sociale);
  • trae piacere da comportamenti, atteggiamenti ed emozioni che non sono piacevoli per la maggior parte delle persone, e da comportamenti dannosi agli altri (comprendenti danni fisici, violenze, danni morali, impedimenti di ogni tipo al benessere altrui, ed inoltre alcune forme di crudeltà diretta o indiretta come le calunnie e le dicerie malvagie).