sabato 19 agosto 2017

Radice quadrata di due




Antica Grecia. Discussione accesa tra persone istruite. Da una parte Ippaso da Metaponto; dall’altra Pitagora in persona:
  • Ippaso – “Cerca di non considerare il tuo orgoglio ferito. Qui non stiamo argomentando per mettere in difficoltà, deridere o screditare qualcuno. E’ per il bene comune che ricerchiamo la conoscenza …”.
  • Pitagora – “Prendi una mela, Ippaso. Tagliala nel modo che preferisci; una, due, tre volte. Otterrai sempre una frazione. Non possono esistere numeri con caratteristiche diverse. Sei solo tu ad immaginarli …”.
  • Ippaso – “Dai Pitagora, non considerare solo gli oggetti materiali, la Matematica è altra cosa …
  • Pitagora – “Portami una dimostrazione sempre valida e che sia convincente, ed io esaminerò le tue non condivisibili ragioni”.
Un contadino aveva proposto ad Ippaso da Metaponto questo quesito: “Io ho un campo da coltivare per il quale devo utilizzare 60 sacchi di semi. Il campo ha la larghezza di 1 stàdion e la lunghezza di 2 stàdion, quindi è rettangolare. Se il mio campo fosse perfettamente quadrato, ovvero la lunghezza fosse esattamente uguale alla larghezza, e la superficie fosse esattamente la stessa di quella d’adesso, quanto sarebbe lungo il lato del quadrato?”.

Utilizzando i termini matematici convenzionali in uso oggi noi potremmo dire che si tratta di un’area di 2 stàdion quadrati (uno stàdion equivale a circa 177 metri), quindi il lato vale esattamente la radice quadrata di 2 stàdion. Ma estrarre la radice quadrata di un numero significa conoscere ed aver accettato l’esistenza dei numeri irrazionali. Ed, in antica Grecia, prima di Pitagora, nessuno aveva cognizione di questa classe di numeri. 

Il termine “irrazionali” mi ha sconcertato per molti anni. Ho sempre ammirato la purezza della Matematica, è sempre stata la materia che preferivo studiare ed ero affascinato dalla bravura del mio Insegnante; come potevano esistere dei numeri irrazionali? Era un controsenso difficile da accettare. Chi aveva escogitato quel termine totalmente inadatto a dei numeri? Il mistero ha trovato una probabile soluzione solo molti anni dopo. Il termine irrazionale associato ad un numero non significa privo di ragione, in contrasto con la razionalità, ma deriva da una qualche radice che esprime proprio il concetto che non è razionale ovvero ottenibile con una frazione. 

Ippaso da Metaponto ipotizzò l’esistenza di una nuova entità matematica, una classe di numeri che non potevano essere espressi con una frazione. Ma, quando ne parlò con Pitagora le sue idee vennero decisamente contrastate. Per quante ragioni Ippaso riuscì ad escogitare a supporto delle sue convinzioni, Pitagora non volle accettare un’idea così innaturale, lontana dalla pratica quotidiana. E Pitagora non era certamente persona priva di ragione. 

Tornando ai giorni nostri, la violenza perpetrata con la strategia delle sistematiche vessazioni, psichiche e morali, attuata per motivi di lavoro, rappresenta l’equivalente dei numeri irrazionali ma nell’ambito del Diritto. E’ una violenza vera, reale, dimostrabile, ma non è generalmente accettata da chi è abituato a ragionare solo per fatti materiali. 

E’ possibile immaginare in modo astratto questa forma di violenza, come una colonna: dalla base fino a circa quattro quinti dell’altezza, la colonna raffigura il mobbing, ovvero quell’insieme di molestie morali anche gravissime che non sono però riconducibili ad un reato penale tipizzato, compreso nel Codice Penale. La parte rimanente, la più alta della colonna, ritrae veri e propri reati penali per i quali il Diritto già prevede sanzioni. 

Nessuno conosce Ippaso da Metaponto, ma aveva ragione lui.