venerdì 4 maggio 2012

Emarginazione



A tutti gli altri piaceva questo, ma non certo ad Era, a Poseidone e alla vergine dagli occhi azzurri; sempre avevano in odio, come prima, Ilio sacra e Priamo e il suo popolo, per colpa di Paride, che aveva offeso le dee quando nella capanna gli vennero, e lui lodò quella che gli offrì l’affannosa lussuria”.

Omero, Iliade, XXIV, 25-30, (versione di Rosa Calzecchi Onesti, Giulio Einaudi Editore Spa, Torino)



In questo passo dell’Iliade si fa riferimento al Giudizio di Paride. Del matrimonio tra Peleo e Teti (i futuri genitori di Achille), in fondo, alla dea Eris non importava granché, ma era inaccettabile l’emarginazione subita. Tra gli invitati ai festeggiamenti lei non figurava, così decise di rovinare le nozze e vendicarsi sfruttando abilmente il narcisismo di Era, Atena (la vergine dagli occhi azzurri) ed Afrodite, gettando sulla tavola una mela d’oro con inciso “Alla più bella”. Per decidere a chi andava assegnato il prezioso pomo, viste le accese dispute emotive, venne incaricato Paride che scelse Afrodite e, contemporaneamente, si inimicò le altre due.


Tra l’ampia serie di pubblicazioni che, nel tempo, si sono succedute sulla situazione emotiva che una persona sottoposta a molestie è costretta suo malgrado a dover affrontare, ce n’è una non molto conosciuta intitolata: “Il Rifiuto Danneggia? Uno Studio realizzato con la tecnica della Risonanza Magnetica Nucleare funzionale sull’Emarginazione Sociale”, lavoro pubblicato in lingua inglese sulla prestigiosa rivista americana Science in data 10.10.2003, dalla Dr. N.I. Eisenberger e dal Dr. M.D. Lieberman, University of California Los Angeles – USA, nonché dal Dr. K.D. Williams, Macquarie University, Sydney - Australia (http://www.scn.ucla.edu/pdf/Cyberball290.pdf).

Nella pubblicazione si afferma che è stata possibile verificare sperimentalmente con la tecnica RMNf una conseguenza neurobiologica dell'emarginazione sociale: l’attivazione della corteccia cingolata anteriore, ossia proprio la zona del prosencefalo umano predisposta a ricevere ed elaborare i segnali del dolore fisico. (Rivista “Science”, 2003, volume 302, pagine 290 ÷ 292)

Per “emarginazione sociale” deve intendersi la condizione esistenziale ai margini della società e di limitato riconoscimento del proprio lavoro, delle proprie qualità umane e professionali, artistiche, della propria figura individuale, del ruolo e dell’utilità all’interno della comunità sociale d’appartenenza. In genere per portare una persona a questa condizione non è necessaria una strategia complessa in quanto la calunnia, il discredito organizzato, risultano purtroppo ampiamente sufficienti.

Parlare male di qualcuno, generare discredito sfruttando la comunicazione emotiva ("Ne ha combinata una di cui non ti posso nemmeno raccontare ..."; "Non è in fondo colpa sua, ci mette tanto impegno, ma madre natura con lei è stata parsimoniosa ..."), oppure attribuirgli gravi mancanze in realtà commesse da altri, crea un’onda che verrà cavalcata anche da chi non conosce fatti e circostanze, ma sente di poter dare il proprio personale contributo mostrandosi all’altezza della situazione. Unirsi al più forte genera sentimenti di appartenenza. 
Per la vittima è una condizione psicologicamente devastante quando diviene il risultato di una elaborata strategia di sistematiche vessazioni, spesso motivata da fattori quali l’etnocentrismo, l’invidia, la gelosia professionale, dalla necessità di eliminare un possibile concorrente dalle opportunità di carriera, oppure di allontanare un lavoratore in grado di comprendere troppo bene certe disdicevoli strategie di leadership.