venerdì 10 gennaio 2014

Il campione cerca sempre di migliorare



Non l’ho mai visto di persona. Non sono mai stato a vedere un Gran Premio di Formula 1, ma è stato lo sportivo che ha accompagnato i miei sogni di ragazzo. Guidava una macchina rossa ed aveva il numero ventisette.

Aveva tredici anni più di me, lui era nato in gennaio, io in giugno, ma abbiamo sempre avuto una cosa in comune: il coraggio di andare oltre le difficoltà per migliorare il nostro lavoro, la nostra passione.

Una volta in Olanda, era il 1979, mentre lottava per la prima posizione, buca lo pneumatico della ruota posteriore sinistra. Ed anziché rallentare e portare la macchina ai box per la sostituzione del battistrada, lo vediamo proseguire praticamente su tre ruote, correndo come se non fosse cambiato nulla. Ai box ci arriva, ma con il cerchio della ruota e la sospensione distrutti. Macchina ferma. Impossibile proseguire. Ma per chi come me è davanti ad un televisore, quello diviene uno dei momenti memorabili di tutta la storia dell’automobilismo sportivo.

Pochi giorni prima, in Francia, lui era secondo a pochi giri dalla fine della gara. Un avversario lo sorpassa in rettilineo potendo contare su una macchina oggettivamente più veloce, ma alla prima curva è di nuovo davanti. Frena in ritardo e, con la macchina leggermente di traverso, riesce a recuperare quella traiettoria che impedisce all’avversario di mantenere il vantaggio. Seguono due giri dove i due fanno letteralmente a ruotate per contendersi il secondo posto, con sorpassi, uscite di strada e controsorpassi. Alla fine la macchina rossa è davanti. In realtà la gara la vince un altro, ma non interessa niente a nessuno.

E in Spagna? Quando per ottanta giri tiene dietro cinque avversari con macchine sicuramente migliori? Ottanta giri in testa e la coda dietro di lui. Piloti che, uno dietro l'altro, non riescono a superarlo per una intera gara.

In Canada, sulla pista bagnata, ha fatto una cosa letteralmente "impossibile". La rossa ha un alettone anteriore che serve per spingere il muso verso il basso e dare aderenza alle ruote. Lui urta questo alettone che si rompe solo parzialmente, mettendosi di traverso sul muso ed impedendogli la visibilità. Inizia lo spettacolo. Senza poter vedere l'orizzonte segue le tracce che lasciano le altre macchine davanti a lui e gira a velocità elevatissime. Dopo un po' l'alettone si rompe del tutto e si stacca, e lui sale sul podio a fine gara. Terzo per la classifica, primo nel cuore dei tifosi. Un mito. 

Quando si ritirava per un incidente, spegnevamo la televisione. L’interesse era finito. La gara era lui.

Perché ai miei occhi lui era immortale. Non poteva farsi male. Sarebbe potuto capitare a tutti ma non a lui.

Quella volta al Gran Premio d’Italia ce lo aveva dimostrato. Gli scoppia uno pneumatico a 280 km/h, sbatte contro un muro e distrugge la macchina. Ma salta fuori dall’abitacolo un istante dopo e non ha un graffio. 

A me piace ricordarlo così. Una persona che ha sempre dato il massimo in ogni cosa ma senza rinunciare ai suoi valori di uomo. Lo ammiravo. Non si dava mai per sconfitto.

Il 18 gennaio è il suo compleanno.