venerdì 2 maggio 2014

Gli amici che amici non sono




Quando si decide di reagire ad un tentativo di assoggettamento indebito, nello stesso istante ci si espone alle ritorsioni. Fino a quel momento il perverso ha solo lasciato intendere cosa avrebbe potuto fare a nostro danno, ma nel momento in cui gli abbiamo detto che noi non ci saremmo piegati, per lui è guerra dichiarata. Ed in guerra le informazioni sul nemico sono preziosissime.

Sun Tzu, Generale cinese del 500 a.C. ha detto: “Il generale esperto crea situazioni grazie alle quali non potrà essere battuto, e non si lascia sfuggire alcuna occasione di porre in condizioni di inferiorità il nemico – Il mezzo con cui i sovrani illuminati ed i sagaci generali agiscono, vincono e si distinguono tra le masse è la conoscenza anticipata dei fatti” (Sun Tzu – Sun Pin, L’arte della Guerra – I metodi militari, commento di Ralph D. Sawyer, Neri Pozza Editore, 2001, Vicenza).

In altre parole ci dobbiamo attendere che i nostri amici, anche coloro di cui non dubiteremmo mai, potrebbero passare informazioni sulla nostra strategia di difesa.

Lo so, fa male pensare che la realtà sia così terribile. Ma quando questi eventi si verificheranno sarà ancora peggio sentirsi traditi, abbandonati.

Si deve tenere conto che l’aggressore psicopatico non ha alcuna remora morale. Egli percepisce il conflitto interpersonale come un evento del tutto normale nella sua esistenza; gli è utile per trovare un minimo di equilibrio, per scaricare la violenza ed apparire sereno, brillante, intraprendente, altruista. Ed agisce secondo schemi dettati dalla pura razionalità. Per cui, dopo averci isolato, farà in modo di comprare o ricattare una qualche figura a noi vicina, delle poche rimaste, per ottenere quelle informazioni che gli permettano la conoscenza anticipata dei fatti.

Considerazione importante: l’aggressore farà di tutto per vanificare le nostre iniziative e compromettere le nostre alleanze prima di compiere l’azione decisiva. E spesso, l’azione decisiva, è rivolta a ciò che ci è più caro.

Quindi le informazioni su cosa intendiamo realmente fare per tutelare la nostra dignità, il nostro prestigio professionale, il nostro posto di lavoro, non devono trapelare mai. Anzi è necessario fingere una qualche grave ingenuità per convincere il nostro avversario che siamo allo sbando, che non abbiamo risorse, né morali né economiche. Ci deve credere totalmente incapaci e noi faremo in modo, nel tempo, di rafforzare le sue convinzioni. Perché non è importante vincere una singola battaglia; l’importante è vincere la guerra.

Allo stesso tempo dobbiamo nascondere e rendere inattaccabili le persone e le cose a cui teniamo di più. Ed una delle tattiche più efficaci è quella di offrire un falso bersaglio.

Raccontiamo che il progetto a cui teniamo di più sta per essere completato. Raccontiamo che la cosa che più ci sta a cuore è la nostra carriera professionale e che, della famiglia, in fondo, non ci interessa nulla, perché abbiamo anche un'amante. 

Oppure: raccontiamo che soffriamo terribilmente la solitudine, che passiamo le ore davanti al televisore, che non abbiamo affetti, che più nessuno ci saluta. Raccontiamo che ci siamo rivolti a decine di associazioni ma, comprensibilmente, ci hanno messo alla porta, allontanato. E’ esattamente quello che il nemico si aspetta di sentire. E’ esattamente il vicolo cieco dove ci sta spingendo, ma che noi non imboccheremo mai.