domenica 15 dicembre 2013

Per i talenti, inginocchiarsi davanti ai potenti non serve



Ambiente di lavoro di fantasia. Immaginiamo un grande Istituto bancario in un Paese del Nord Europa. All’interno della struttura vi è una sezione che si occupa del credito alle aziende che operano nel mercato del turismo. Tale sezione è composta da trentacinque specialisti organizzati in modo fin troppo gerarchico: un Dirigente, quattro Capo Area e trenta Operatori del credito. Immaginiamo che Hans sia il Dirigente.

Ventidue anni di lavoro alle spalle ma mai un momento di eccellenza, Hans ha raggiunto una posizione di leadership arrampicandosi letteralmente sugli specchi. 

Non era uno studente brillante, anzi raggiungeva a malapena la sufficienza nelle materie tecniche ed in matematica, ha trovato all’Università un ambiente fortemente politicizzato che lo ha protetto. In pratica la sua smisurata ambizione non è mai stata supportata da vere qualità, quindi, quando ha potuto, ha barato per poter fare carriera, chiedendo protezione in cambio di favori ed abnegazione agli interessi nascosti di chi poteva favorirlo. 

Oggi Hans dirige questo settore strategico ma lui stesso percepisce di dover nascondere la sua sostanziale incompetenza.

Per poter blindare l’incarico prestigioso che gli è stato affidato ha deciso di valorizzare i quattro Capi Area scegliendo le persone più inaffidabili e mediocri dell’ufficio. Si è assicurato un supporto forte alla sua posizione di potere offrendo ricompense economiche, futuri incarichi prestigiosi, una formazione migliore, e quando non ha potuto utilizzare le lusinghe ha fatto intravedere di cosa è capace se vuole fare del male, suscitando paura. Contemporaneamente Hans ha costantemente mortificato le persone più volenterose e capaci che avrebbero potuto affermarsi, creando loro difficoltà ed intralci di ogni tipo, demoralizzandoli.

Hans è una persona mediocre, un arrampicatore sociale sempre attento a controllare il suo territorio, il suo regno immaginario. Egli solo deve emergere, deve poter raccogliere onorificenze. E quando, inevitabilmente, finisce per confrontare le sue capacità con una persona dotata di intuito, creativa, intraprendente, sicura di se, i suoi limiti diventano insopportabili. Così arriva a proiettare sull’altro tutte le percezioni negative che, invece, nascono da lui stesso. E viene dominato dall’invidia, dall’acredine.

Questo è quello che accade quando Aurora entra a far parte del gruppo. Intelligente, brillante, sempre sorridente, preparata, al contrario di Hans mette sempre le persone a loro agio ed è collaborativa. Così il Dirigente decide di cambiare tattica e cerca di sfruttare le capacità di Aurora per valorizzare se stesso. Per arrivare a ciò la invita a cena in un lussuoso ristorante in centro città, ove afferma di aver notato in lei la stoffa della persona vincente. Quindi si offre di valorizzarla se solo lei accetterà di modificare per qualche tempo il suo modo di fare, al fine di devolvere il suo lavoro a favore della carriera del Dirigente, che firmerà lui solo le sue relazioni.

In sostanza ad Aurora viene detto: riconosco che sei persona con enormi potenzialità, ma sono disposto a lasciare che ti affermi in questo ambiente solo se ciò porterà anche a me dei vantaggi, ed accetti queste condizioni.

Aurora è davanti ad un bivio, che fare?

Per i talenti, inginocchiarsi davanti ai potenti non serve, perché inizialmente Hans favorirà il raggiungimento dei risultati di Aurora ma, a lavoro concluso, si prenderà tutti i suoi meriti, e sarà lui che presenterà i traguardi raggiunti alla conferenza annuale, dove non mancherà di criticare aspramente la sua valida collaboratrice.